Nel Tamigi sono scomparse le cozze depresse

Aumentano le cozze aliene invasive. Ma alcune specie autoctone resistono

[1 Dicembre 2022]

Lo studio “Declines in freshwater mussel density, size and productivity in the River Thames over the past half century”, pubblicato sul Journal of Animal Ecology da Isobel Ollard e David Aldridge dell’Aquatic Ecology Group dell’università di Cambridge ha misurato la variazione, tra il 1964 e il 2020, delle dimensioni e del numero di tutte le specie di cozze in un tratto del Tamigi vicino a Reading e i risultati sono stati sorprendenti: «Non solo le popolazioni autoctone erano diminuite drasticamente, ma le cozze rimaste erano molto più piccole per la loro età, riflettendo una crescita più lenta».

Per assicurarsi che il censimento fosse una replica esatta dell’originale, la Ollard ha contattato Christina Negus, che aveva svolto il suo censimento mentre era ricercatrice presso all’università di Reading negli anni ‘60. La Negus, ormai in pensione, ha condiviso i dettagli dei metodi e delle attrezzature che aveva usato. Il suo studio, pubblicato nel 1966, continua ad essere ampiamente citato come prova del grande contributo che i mitili danno al funzionamento degli ecosistemi fluviali.

Gli autori del nuovo studio ricordano che «Le cozze sono importanti negli ecosistemi di acqua dolce perché filtrano l’acqua e rimuovono le alghe. In quanto filtratori, sono esposte a tutto ciò che si trova nell’acqua e questo le rende un prezioso indicatore della salute dell’ecosistema. I gusci di cozze forniscono anche luoghi in cui possono vivere altre specie acquatiche».

La Ollard conferma: «Le cozze sono un ottimo indicatore della salute dell’ecosistema fluviale. E’ probabile che un calo così massiccio della biomassa di mitili nel fiume abbia anche un effetto a catena su altre specie, riducendo la biodiversità complessiva. La cozza fluviale depressa (Pseudanodonta complanata) era piuttosto diffusa nel Tamigi, ma questo censimento non ne ha trovato nemmeno una, il che solleva anche preoccupazioni per la sopravvivenza di questa specie»,

E lo studio ha anche registrato nuovi arrivi: la cozza zebra (Dreissena polymorpha), invasiva e non autoctona, e la vongola asiatica (Corbicula fluminea)  che non erano presenti nel censimento del 1964 ora popolano il Tamigi in numero elevato. I ricercatori dicono che «Le specie invasive probabilmente hanno fatto l’autostop sulle barche mentre risalivano il Tamigi e si sono stabilite nel fiume».

Per Aldridge, «Questo drastico calo delle popolazioni di mitili autoctoni è molto preoccupante e non siamo sicuri su cosa lo stia causando. Sebbene questo possa sembrare un piccolo studio piuttosto provinciale di un singolo sito in un singolo fiume nel Regno Unito, in realtà fornisce un importante segnale di avvertimento sulle acque dolci del mondo».

Le specie invasive potrebbero essere alla base del declino delle popolazioni di cozze autoctone: è noto che le cozze zebra soffocano a morte le specie autoctone. Ma gli scienziati dicono che «E’ necessario più lavoro per essere sicuri. Altre cause potrebbero essere i cambiamenti nell’utilizzo del suolo lungo il fiume o i cambiamenti nelle popolazioni ittiche da cui dipendono le cozze come parte del loro ciclo di vita».

Il censimento ha trovato molti gusci vuoti di cozza fluviale depressa, il che conferma che in passato la  Pseudanodonta complanata  viveva in quel tratto di Tamigi. La cozza di fiume depressa è una delle specie di cozze più a rischio di estinzione nel Regno Unito.

L’indagine ha rilevato che, invece, la popolazione di cozze Anodonta anatina è calata di solo l’1,1% rispetto ai livelli del 1964, mentre la cozza Unio pictorum è diminuita del 3,2%.

Gli scienziati ritengono che «Il ridotto tasso di crescita delle cozze possa riflettere il ritorno del fiume a uno stato più “naturale”. Dal 1964, i livelli di nitrati e fosfati nell’acqua del fiume sono diminuiti grazie a una regolamentazione più rigorosa del trattamento delle acque reflue. Una riduzione di questi nutrienti ridurrebbe la crescita delle alghe, limitando il cibo a disposizione delle cozze».

Le specie di cozze di acqua dolce sono minacciate a livello globale e la Ollard e Aldridge concludono: «Indagini regolari, come questa, sulla popolazione di specie chiave sono essenziali per monitorare la salute dei fiumi e indirizzarne la gestione».