Nuova Zelanda: la Corte suprema dice no alle miniere sottomarine
Le associazioni: «Ora non c'è nulla che si frapponga tra il governo e il divieto di estrazione dei fondali marini»
[4 Ottobre 2021]
Secondo Kiwis Against Seabed Mining KASM, dopo la sentenza della Corte Suprema contro un’autorizzazione all’estrazione dei fondali marini, «Non c’è nulla che impedisca al governo di vietare l’industria sperimentale dalle acque della Nuova Zelanda». Infatti, la Corte Suprema neozelandese ha confermato la decisione della Corte d’Appello, che aveva confermato l’annullamento da parte dell’Alta Corte del via libera del via libera dato dall’Environmental Protection Agency (EPA) del 2017 alla compagnia mineraria Trans Tasman Resources per scavare 50 milioni di tonnellate all’anno – per 35 anni – di fondale marino del South Taranaki, con l’obiettivo di produrre 5 milioni di tonnellate di minerale di ferro e scaricando i restanti 45 milioni di tonnellate di scorie nell’oceano. La Corte Suprema neozelandese ha stabilito che «L’estrazione dei fondali marini che causa danni materiali all’ambiente non può essere approvata dalla legge neozelandese.
La presidente del KASM, Cindy Baxter. Ha sottolineato che «Ora non c’è assolutamente nulla che si frapponga tra il governo e il divieto di estrazione dei fondali marini. La più alta corte del Paese ha escluso l’estrazione distruttiva dei fondali marini ad Aotearoa – Nuova Zelanda. L’estrazione dei fondali marini è annegata nell’acqua: è tempo di un divieto, non dobbiamo perdere altro tempo su queste lunghe e costose lavorazioni. Stiamo sulle spalle delle comunità costiere che vivono lungo tutta la costa occidentale dell’Isola del Nord, gli iwi e gli hapū, i surfisti che amano le loro pause per fare surf, i pescatori e le semplici persone che amano l’oceano con cui abbiamo combattuto al fianco per quasi un decennio. Questa è una vittoria enorme per tutte queste persone, per Aotearoa e per le balenottere azzurre, per l piccolo pinguino blu e per la vasta gamma di creature che vivono ne Bight. Dopo un decennio di stress e costi incalcolabili per migliaia di persone che hanno difeso il nostro prezioso ambiente marino, il governo deve ora tracciare una linea sulla sabbia».
Phil McCabe, del KASM e Pacific Liaison per la Deep Sea Conservation Coalition, ha fatto notare che «Questa decisione ha anche spianato la strada al governo della Nuova Zelanda per assumere ora un ruolo di leadership per una moratoria globale sull’estrazione dei fondali marini. La Nuova Zelanda ha ora esaminato l’estrazione dei fondali marini più di qualsiasi altro paese del pianeta. Con l’attuale ondata di interesse globale per l’estrazione dei fondali marini e la spinta in tempo reale per aprire vaste aree del profondo fondale del Pacifico all’estrazione distruttiva dei fondali marini, la Nuova Zelanda ha ora l’obbligo morale di allontanare il mondo da questo potenziale disastro ecologico e resistere per una moratoria sull’estrazione mineraria in acque internazionali».