Parco del Gran Paradiso: Bioaquae per salvaguardare gli ecosistemi alpini
Buoni risultati dall’avvio dell’eradicazione del salmerino di fonte da 4 laghi
[7 Novembre 2013]
Nel Parco nazionale del Gran Paradiso è ormai autunno inoltrato e si è quindi conclusa la prima stagione sul campo del progetto Life+ Bioaquae, promosso dall’Ente Parco per la salvaguardia dei laghi alpini dell’area protetta.
Il Parco tira il bilancio del lavoro fatto fino ad ora: «I primi soddisfacenti risultati del lavoro danno una buona prospettiva sul futuro ripristino degli ecosistemi lacustri di alta quota».
Una delle tre azioni previste da Bioaquae era è l’eradicazione del salmerino di fonte (Salvelinus fontinalis), una specie invasiva nordamericana introdotta nel Parco, un predatore che ha fortemente compromesso la biodiversità dei laghi alpini. L’ente Parco spiega che «I ricercatori hanno posizionato decine di reti da pesca in ognuno dei quattro laghi interessati dall’azione di conservazione ed in più di tre mesi di pesca ininterrotta sono stati catturati circa 8.000 pesci». Una parte dei pesci invasivi catturati sono stati regalati a ricoveri per anziani presenti nelle valli del Parco, gli altri salmerini sono stati stoccati per nutrire le lontre che saranno ospitate nel Centro per la conservazione dei corsi d’acqua in Valsavarenche.
«I risultati raggiunti dalle operazioni di eradicazione indicano che il lavoro ed i metodi di cattura adoperati funzionano bene e proseguiranno anche nei prossimi anni – sottolineano al Parco – Grazie a queste operazioni si notano già alcuni timidi ma importanti segnali di ripristino degli ecosistemi. Al lago Dres in valle Orco volano decine di libellule e alcune Daphnie (un minuscolo crostaceo) nuotano già nella zona pelagica; al lago Nero in Valsavarenche sono stati trovati per la prima volta alcuni ditiscidi (dei piccoli coleotteri nuotatori) e al lago Djouan, nella stessa valle, le rane sono tornate abbondanti e alcuni tricotteri (piccoli insetti) sono riusciti a sopravvivere».
Nei laghi d’alta quota originariamente privi di fauna ittica, l’introduzione di salmonidi alloctoni induce profonde modificazione degenerative negli ecosistemi attraverso una forte pressione predatoria sui taxa acquatici più vulnerabili e spesso causa l’estinzione locale delle sue prede. Le modificazioni ecologiche indotte dalla presenza di pesci alloctoni nei laghi sono state quantificate nel corso di uno studio comparativo pluriennale (2006-2011) che ha evidenziato una profonda degenerazione degli ecosistemi, danneggiando numerose specie zooplanctoniche (tra cui la rara Daphnia middendorffiana) e numerosi taxa di artropodi acquatici (con la scomparsa di coleotteri, tricotteri, plecotteri, idracari, e in generale di tutti gli invertebrati non fossori a vita benthonica e nectonica) e Rana temporaria (inserita nell’allegato V della direttiva 92/43/CEE).
L’eradicazione della specie invasiva quindi ha dato subito buoni frutti, ma all’Ente Parco non si nascondono le difficoltà: «Il progetto è ancora giovane, la durata prevista è di cinque anni, ma il ritorno di alcuni degli abitanti naturali dei laghi alpini è un segnale importante che dà entusiasmo e conferma l’importanza di questa azione. Nel lungo inverno alpino le reti rimarranno sotto la superficie gelata dei laghi proseguendo il loro lento lavoro di cattura mentre i ricercatori si occuperanno delle analisi in laboratorio dei campioni raccolti. Nella primavera 2014 ripartirà la stagione di eradicazione, dalla quale si spera avremo ulteriori conferme dell’efficacia di questa azione».
Le altre azioni di Bioaquae prevedono interventi di conservazione a favore della trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) in tre corsi d’acqua nell’area protetta ed il miglioramento della qualità degli habitat acquatici d’alta quota, con l’applicazione di tecniche più eco-compatibili rispetto a quanto già previsto per legge, nel trattamento degli scarichi di strutture come rifugi ed alpeggi.