Per colpa dell’inquinamento luminoso stiamo perdendo Nemo (VIDEO)
La riproduzione dei pesci pagliaccio e di altre specie minacciata dalla luce artificiale notturna
[12 Luglio 2019]
Il cartoon Disney “Alla ricerca di Nemo” potrebbe avere un sequel molto triste: secondo il nuovo studio “Artificial light at night causes reproductive failure in clownfish”, pubblicato su Biology Letters da un team di ricercatori australiani delle università di Melbourne e Flinders, la luce artificiale che inquina le barriere coralline potrebbe rendere i coloratissimi pesci incapaci di riprodursi.
Lo studio si è occupato degli impatti della luce artificiale notuurna (artificial light at night – Alan) sulle barriere coralline e ha scoperto che, «Anche a livelli relativamente bassi, nasconde i segnali naturali che fanno schiudere le uova di pesce pagliaccio dopo il tramonto».
La principale autrice dello studio, Emily Forbet, della School of BioSciences dell’università di Melbourne e del College of Science and Engineering della Flinders University, sottolinea che «Le uova testate che sono state incubate in presenza di luce artificiale hanno avuto un tasso di successo pari a zero, con la conseguenza che la progenie non è sopravvissuta. L’impressionante scoperta è che l’inquinamento luminoso artificiale può avere un effetto devastante sul successo riproduttivo dei pesci della barriera corallina. Quando era presente l’Alan, non si sono schiuse le uova, ma quando la luce è stata rimossa durante il periodo di recupero, le uova esposte all’Alamn si sono schiuse come quelle normali, quindi la presenza di luce interferisce chiaramente con uno stimolo ambientale che interferisce con la schiusa nel pesce pagliaccio. I risultati indicano che quantità crescenti di luce hanno il potenziale di ridurre significativamente l’idoneità riproduttiva dei pesci della barriera che si insediano in un habitat vicino alla lineea costiera».
Il trea della Fobert ha monitorato 10 coppie riproduttive di pesci pagliaccio che sono state esposti a una luce a LED che imitava le luci commercialmente disponibili e ampiamente utilizzate vicino alle barriere coralline. In Australia (e non solo), le coste vicino alle barriere coralline di notte sono inondate dalla luce artificiale e continuano ad aumentare gli edifici residenziali, le passeggiate lungomare, i porti e i cantieri navali che utilizzano luci a LED che penetrano in profondità nell’acqua del mare.
Tra gli hotspot turistici dell’inquinamento luminoso i ricercatori australiani segnalano gli alloggi galleggianti sopra le barriere coralline: «Alcuni di questi fantasiosi bungalow sull’acqua hanno persino pavimenti in vetro con luci che illuminano direttamente le scogliere sottostanti, così gli ospiti possono vedere i pesci di notte».
La Fobert fa notare che «Questi effetti si estendono probabilmente ad altri pesci della barriera corallina, poiché molti condividono comportamenti riproduttivi simili, incluso il tperiodo di schiusa durante la prima serata».
Un altro autore dello studio, Stephen Swearer della School of BioSciences dell’università di Melbourne, conferma: «Il pesce pagliaccio, insieme a molte altre specie di pesci che depongono le loro uova adesive sulle barriere coralline, sono a rischio perché le larve di solito si schiudono poche ore dopo il tramonto. La presenza di Alan potrebbe compromettere i loro naturali ritmi riproduttivi».
L’altra autrice dello studio, Karen Burke da Silva, del College of Science and Engineering, della Flinders University e fondatrice del Saving Nemo Conservation Fund, conclude: «Una una migliore comprensione dell’impatto dell’Alan sulle barriere coralline può aiutare a sviluppare soluzioni per gli ecosistemi stressati. La luce artificiale notturna sta diventando una grande preoccupazione tra gli ecologisti perché la luce si sta diffondendo a livello globale e gli impatti sugli organismi possono essere gravi, ma poche ricerche sono state condotte riguardo all’Alan nell’ambiente marino».