Riceviamo e pubblichiamo

Presunto attacco da parte di uno squalo a Castellaneta Marina, i biologi sono «molto perplessi»

«Nei nostri mari l’ultimo episodio simile avvenne nel 1991 a Santa Margherita Ligure, dove una donna stesa a prendere il sole su una tavola venne scaraventata in acqua da uno squalo bianco»

[9 Maggio 2022]

La notizia che il 5 maggio scorso una coppia di persone, che pagaiava sui loro kajak, sarebbe stata avvicinata e aggredita da un grande squalo a pochi metri dalla riva, ha destato non poco clamore.

I biologi che studiano gli squali, sono però molto perplessi e dubbiosi sulle modalità descritte, per due motivi:

1) il comportamento aggressivo dell’animale

2) la specie che avrebbe sferrato questo attacco, indicata come uno squalo toro (Carcharias taurus)

I ricercatori del progetto LIFE Elife, finanziato dall’Unione Europea e dedicato alla conservazione di squali e razze, sottolineano che nella vicenda di Castellaneta Marina (Taranto), desta perplessità la specie indicata come responsabile dell’attacco.

Lo squalo toro, infatti, è una specie usualmente tanto innocua, quanto ormai rara nel Mediterraneo e in genere vive vicino al fondo alla ricerca di pesci e cefalopodi di cui si nutre. Non è mai stato registrato un attacco di squalo toro ad esseri umani.

Inoltre, la taglia media di questi animali si aggira intorno ai 2,3 metri; di conseguenza un esemplare di 3 metri, che peserebbe più di 150 kg, come descritto, rappresenterebbe un caso raro.

Nei nostri mari, l’ultimo episodio simile avvenne nel 1991 a Santa Margherita Ligure, dove una donna stesa a prendere il sole su una tavola, venne scaraventata in acqua da uno squalo bianco. La donna non si rese conto di quanto stesse accadendo e rimase totalmente illesa, mentre sulla tavola restò l’impronta del morso e alcuni denti dello squalo. Grazie ai reperti, i ricercatori identificarono la specie con indubbia precisione, dando anche una stima della grandezza del pesce.

Si trattò, in quel caso, di un giovane squalo bianco di circa 2,5 metri e venne ipotizzata anche la dinamica dell’attacco in modo molto verosimile, basandosi sulle conoscenze scientifiche: probabilmente non vi fu alcun comportamento aggressivo da parte dell’animale, ma solo la curiosità tipica dei giovani. In poche parole un morso per assaggiare la tavola, percepita dallo squalo come oggetto inusuale.

Questa ipotesi è avvalorata anche da altri analoghi eventi accaduti in altre zone del mondo, con conseguenze nulle o minime per gli essere umani.

Gli esperti precisano che nel mondo gli squali causano meno di 10 vittime ogni anno.

Sempre descritti come mostri sanguinari, questi animali possiedono un valore unico, in quanto sono predatori all’apice della catena alimentare, paragonabili al leone nella savana. Costituiscono elementi insostituibili degli ecosistemi marini e la loro scomparsa comporterebbe gravi squilibri nell’ecosistema con serie, e non sempre prevedibili, conseguenze.

Molte specie rischiano l’estinzione a causa delle attività antropiche, come pesca, inquinamento e distruzione dell’habitat. Ogni anno nel mondo vengono pescati 100 milioni di esemplari.  Nel Mediterraneo vivono 48 specie di squalo e ben 22 di queste (il 46%), sono in pericolo.

Per contribuire alla conservazione delle diverse specie di squalo nel bacino del Mar Mediterraneo, il progetto internazionale Elife, cofinanziato dall’ Unione Europea attraverso lo strumento finanziario LIFE, mira a coinvolgere i pescatori mediante l’utilizzo di attrezzi da pesca a basso impatto e la diffusione di buone pratiche.

Oltre a questo obiettivo principale, il progetto LIFE Elife si pone anche un importante scopo divulgativo: contribuire a diffondere una maggiore consapevolezza e conoscenza nel largo pubblico e nei giovani rispetto al problema della conservazione degli elasmobranchi.

Elife ha infine lo scopo scientifico di aumentare e rendere sistematica la raccolta di dati sullo stato di conservazione delle specie interessate anche attraverso la marcatura e l’applicazione di segnalatori satellitari agli esemplari catturati e rilasciati, affidata alla Stazione Zoologica Anton Dohrn.

Il progetto LIFE ELIFE coinvolge dieci partner in Italia, Grecia e Cipro: la Stazione Zoologica Anton Dohrn, coordinatore del progetto, l’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie (Lampedusa e Linosa) e quella di Tavolara-Punta Coda Cavallo (Sardegna), Costa Edutainment, con particolare riferimento agli Acquari di Genova e Cattolica, il Consorzio Mediterraneo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Legambiente Onlus, il Marine & Environmental Research (MER) Lab, Algowatt e l’Università degli Studi di Padova.

Le specie prioritarie considerate a rischio o fortemente minacciate inserite nel progetto sono: lo spinarolo (Squalus acanthias), lo squalo smeriglio (Lamna nasus), lo squalo volpe (Alopias spp), lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus) interessato anche da fenomeni di pesca illegale all’interno dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, lo squalo elefante (Cethorinus maximus) e lo squalo zigrino (Dalatias licha). Altre specie vulnerabili che potranno essere oggetto delle azioni di conservazione di LIFE Elife sono il palombo (Mustelus spp), la verdesca (Prionace glauca) e lo squalo mako (Isurus oxyrinchus).

Tutte le informazioni e le iniziative del progetto sono disponibili su www.ELIFEproject.eu.

di progetto LIFE Elife