Rarità ecologica: la doppia penalizzazione per mammiferi terrestri e uccelli

Le specie con pochi individui svolgono un ruolo ecologico unico ma ignorato per il funzionamento degli ecosistemi

[9 Ottobre 2020]

Lo studio “Global distribution and conservation status of ecologically rare mammal and bird species”, pubblicato su Nature communications da un team di ricercatori francesi e statunitensi, comincia sfatando una convinzione molto popolare e cioè che una specie costituita da pochi individui non possa svolgere un ruolo ecologico unico ed essenziale per il funzionamento degli ecosistemi. Altri studi recenti hanno messo in discussione questa ipotesi ed evidenziato che la nozione di rarità non riguarda solo l’abbondanza o l’estensione geografica delle specie, ma anche l’originalità dei loro ruoli ecologici. «Essendo queste specie con funzioni uniche insostituibili – dicono i ricercatori – è ora essenziale comprenderne le caratteristiche ecologiche, mappare la loro distribuzione e valutare la loro vulnerabilità alle minacce attuali e future».

Infatti, studiando due database che riuniscono tutti i mammiferi terrestri (4.654 specie) e uccelli (9.287 specie) i del mondo, gli scienziati guidati da  CNRS, Fondation pour la recherche sur la biodiversité (FRB), università di Grenoble Alpes e di e Montpellier, hanno dimostrato che «Sebbene queste specie siano presenti in tutti i continenti, sono già più minacciate dagli esseri umani rispetto alle specie ecologicamente comuni e saranno più colpite dai futuri cambiamenti climatici. Una vera doppia penalità!»

Lo studio dimostra quindi che nei programmi di conservazione, «sta diventando necessario tenere conto della scarsità ecologica».

Per determinare la rarità ecologica, gli scienziati hanno combinato le informazioni disponibili sulla rarità geografica e la rarità funzionale delle specie animali e spiegano che «Una specie è considerata come ecologicamente rara se è sia rara ecologicamente che originale funzionalmente. In ecologia il “ruolo” ecologico delle specie nei loro ecosistemi è spesso dedotto indirettamente da delle caratteristiche funzionali (la taglia, il regime alimentare, il modo di vita, ecc.)».

I ricercatori hanno ipotizzato che più una specie ha caratteristiche funzionali originali, più ha un ruolo ecologico unico – e quindi insostituibile –  negli ecosistemi.

In questo studio sono stati presi in esame la massa corporea, il regime alimentare (frugivoro, insettivoro, detritivoro, ecc.), il luogo dove vivono le specie (al suolo, negli alberi, ecc.) e il tipo di attività (notturna o diurna).  Al CNRS sottolineano che «Per I mammiferi, le specie ecologicamente rare hanno masse corporee importanti, sono soprattutto notturne, si nutrono essenzialmente di frutti e/o di invertebrati (i pipistrelli, alcune scimmie o i lemuri, per esempio). Gli uccelli ecologicamente rari sono essenzialmente frugivori, nettarivori  (come i colibrì) e pescivori (come certi uccelli marini)».

Gli scienziati francesi e i loro partner hanno mappato il numero di specie ecologicamente rare in aree geografiche di 50 km per 50 km in tutto il mondo, dimostrando che «La rarità ecologica dei mammiferi è concentrata nei tropici e nell’emisfero meridionale, con picchi nelle isole indonesiane, in Madagascar e in Costa Rica. Si tratta principalmente di specie notturne e frugivore (ad esempio pipistrelli o lemuri) o insettivori (come alcuni piccoli roditori). Le specie di uccelli ecologicamente rare si trovano principalmente nelle regioni montuose tropicali e subtropicali, in particolare in Nuova Guinea, Indonesia, Ande e America centrale. Sono principalmente specie frugivore o nettarivore (come i colibrì). In entrambi i casi, la rarità ecologica è fortemente sovra-rappresentata sulle isole».

I ricercatori hanno anche classificato queste specie in base al loro status nella Lista Rossa Iucn, scoprendo che  le specie ecologicamente rare erano sovrarappresentate nelle categorie a rischio di estinzione dell’Iucn, sia per i mammiferi (71%) che per gli uccelli (44,2%) rispetto alle specie ecologicamente comuni (2% e 0,5%, rispettivamente). Per ogni specie, sono state valutate l’esposizione all’impatto antropico, allo sviluppo umano (HDI) e ai conflitti armati, confermando che gli ultimi due fattori influenzano fortemente le politiche di conservazione. I ricercatori hanno anche scoperto che i mammiferi e gli uccelli ecologicamente rari sono più colpiti delle specie comuni.

Le specie ecologicamente rare sono presenti in tutti i Paesi, indipendentemente dal loro indice di sviluppo o dal numero di conflitti. Per esempio, le Filippine hanno un indice IDH basso e un numero di conflitti elevato e sono considerate un hotspot della rarità ecologica con 19 specie di mammiferi e  et 15 di uccelli autoctoni ed ecologicamente rari, proprio come l’Australia che, al contrario ha un IDH elevato, un basso numero di conflitti e ospita 10 specie di mammiferi e di uccelli ecologicamente rare.

Per quanto riguarda l’influenza del cambiamento climatico, gli scienziati hanno dimostrato, che «Gli uccelli ecologicamente rari saranno i più colpiti e che molti di loro rischiano l’estinzione entro 40 anni».

Al CNRS concludono: «Questa “profilazione” di specie ecologicamente rare dimostra che la loro conservazione, anche nelle aree attualmente protette, non è sufficiente. La conservazione delle specie è ancora troppo spesso basata sulla loro identità e stato demografico. Tuttavia, tenere conto dell’originalità dei loro ruoli ecologici è essenziale e dovrebbe anche guidare le azioni di conservazione. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma nelle politiche di conservazione che ora deve essere implementato per preservare queste specie che sono essenziali per il corretto funzionamento degli ecosistemi».