Resistenza agli antibiotici, Fao: una sfida internazionale per uomini, animali e agricoltura

La resistenza antimicrobica è più forte tra gli animali degli allevamenti intensivi

[12 Febbraio 2016]

La resistenza agli antibiotici ( Antimicrobial resistance – AMR) è «Una minaccia mergente che pesa sulla salute pubblica e necessita di uno sforzo coordinato a livello mondiale per lottare contro i rischi che rappresenta per la sicurezza alimentare», lo ha detto la direttrice generale aggiunta della Fao, Maria Helena Semedo, intervenendo al summit dei ministri europei della salute e dell’agricoltura tenutosi recentemente a Amsterdam su iniziativa della presidenza di turno olandese dell’Unione europea.

La resistenza agli antibiotici è la capacità di alcuni organismi, spesso dei batteri, ma anche funghi e parassiti, di adattarsi ai medicinali prodotti per eliminarli. Un utilizzo che non si limita agli esseri umani e alle specie animali: per esempio, l’Oxitetraciclina, un antibiotico comune, viene utilizzato per gli aranci come sostituto dei pesticidi. L’utilizzo eccessivo ed abusivo degli antibiotici e di altri agenti antimicrobici favorisce la crescente resistenza dei microbi che causano infezioni e malattie a questi farmaci che dovrebbero combatterli, minacciando così di vanificare un secolo di progressi in materia di salute umana e animale.

La Semedo ha detto ai ministri europei: «Dobbiamo contribuire alla salvaguardia dei medicinali in grado di salvare delle vite. A parte le considerazioni relative alla salute umana, l’emergenza dei microbi resistenti agli antibiotici e ad altri prodotti farmaceutici mette a rischio non solo la salute animale ma anche, per via delle conseguenze, i mezzi di sussistenza rurali e la sicurezza alimentare. La AMR è una minaccia mondiale che, in un mondo sempre più interconnesso, non può essere risolta unicamente in Europa».
Nel 2015, la Conferenza della Fao aveva chiesto un’azione urgente a livello internazionale e dei singoli Paesi per rispondere alla minaccia crescente dei patogeni resistenti ai medicinali nelle filiere della produzione alimentare terrestri ed acquatiche e fa notare che «Mentre la resistenza si sviluppa nel quadro dell’adattamento naturale, è esacerbata dall’utilizzo inappropriato dei prodotti farmaceutici. Notiamo ance che la prevalenza della resistenza antimicrobica nel settore agricolo è generalmente più forte tra le specie animali allevate nei sistemi di produzione intensiva».

Ma le sfide maggiori sono rappresentate dalla gestione delle malattie, dal cambiamento climatico, dall’urbanizzazione e dall’intensificazione della produzione alimentare per rispondere ai bisogni di una popolazione mondiale in crescita, che raggiungerà i 10 miliardi di persone entro il 2050.

La Semedo. ha evidenziato che «Devono essere trovate delle soluzioni per l’AMR. Come possiamo eliminare la fame o migliorare la sostenibilità quando non possiamo curare gli animali malati? Come possiamo ridurre la povertà quando i medicinali somministrati ai lavoratori agricoli malati e alle loro famiglie non fanno più effetto?»

Per contribuire alla lotta contro la RAM e realizzare I suoi obiettivi strategici fondamentali – fame e povertà rurale, agricoltura sostenibile e mezzi di sussistenza più resilienti – la Fao si è impegnata su diversi fronti: lavora in stretta collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità e la World Organization for Animal Healt (che hanno partecipato alla Conferenza di Amsterdam) e anche a livello mondiale attraverso le direttive della salubrità alimentare del Codex Alimentarius e dei sui programmi sul campo mirati in decine di Paesi in 4 continenti.

La Semedo  si è complimentata per l’interesse dell’Unione europea per la RAM e con l’Olanda per essere riuscita a ridurre negli ultimi anni di circa il 60% la quantità di medicinali utilizzati negli allevamenti, ma ha fatto notare che «Per noi la vera sfida è quella di  trasferire questi sforzi  nei Paesi poveri che ne hanno bisogno. I rischi legati alla resistenza agli antimicrobici sembrano particolarmente elevati nei Paesi in cui la legislazione, la vigilanza , la prevenzione e il controllo sono deboli o inadeguati».

Sono la globalizzazione delle merci e la velocità degli spostamenti che favoriscono la resistenza agli antibiotici: «Un organismo RAM in un Paese potrebbe ritrovarsi in qualche ora in un altro Paese – dice la Fao –  Quindi, tutti i Paesi possono trarre dei vantaggi dall’investimento nella sensibilizzazione sulla RAM, dal rafforzamento dei loro sistemi si salute pubblica e veterinaria e dal miglioramento dell’igiene lungo la catena produttiva, per assicurare la sicurezza alimentare nei mercati».

Anche se la Fao favorisce la regolamentazione, le misure di controllo dei medicinali e la riduzione del loro utilizzo, «è cosciente che numerosi piccoli contadini ed allevatori rurali sono spesso messi di fronte a scelte economiche difficili quando i medicinali contraffatti circolano sempre più liberamente».  Grandi miglioramenti in materia di igiene, prevenzione delle malattie, vigilanza veterinaria, e diagnostiche precise e accessibili, così come un’alimentazione di qualità per migliorare la salute degli animali da allevamento e dei pesci sono fattori essenziali per ridurre l’utilizzo eccessivo di antibiotici.

7 malattie umane su 10 scoperte di recente sono di origine animale e la Semedo ha concluso ricordando «il ruolo centrale delle pratiche agricole e delle filiere alimentari per contenere la RAM, rafforzando allo stesso tempo l’impegno della Fao rispetto all’approccio “Una sola salute”, che comprende il benessere degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente. La Fao occupa una posizione ideale che le permette di contribuire agli sforzi internazionali per far fronte alla RAM».