Scarsi effetti dell’azione Ue per arrestare il declino degli impollinatori selvatici. La PAC è parte del problema, non della soluzione
La Corte dei conti europea: la normativa Ue sui pesticidi è una delle principali cause della perdita di impollinatori
[9 Luglio 2020]
Gli impollinatori, come api, vespe, sirfidi, farfalle, falene e coleotteri contribuiscono in maniera significativa all’aumento della quantità e della qualità degli alimenti a noi disponibili. Negli ultimi decenni, tuttavia, la quantità e la diversità degli impollinatori selvatici sono diminuite, principalmente a causa dell’agricoltura intensiva e dell’uso dei pesticidi. La Commissione europea ha predisposto un quadro di misure per affrontare il problema, basato in gran parte sull’iniziativa a favore degli impollinatori del 2018 e sulla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020. Ha inoltre introdotto, nelle politiche e nella normativa UE esistenti, misure potenzialmente in grado di avere effetti sugli impollinatori selvatici. La Corte ha valutato l’efficacia di tale azione. Ma secondo la nuova relazione speciale 15/2020 “La protezione degli impollinatori selvatici nell’UE: le iniziative della Commissione non hanno dato i frutti sperati” della Corte dei conti europea, «Le misure adottate dall’Ue non hanno garantito la protezione degli impollinatori selvatici. La strategia sulla biodiversità fino al 2020 si è dimostrata ampiamente inefficace nel prevenirne il declino. Inoltre, le principali politiche dell’Ue, tra cui la politica agricola comune, non contemplano criteri specifici per la protezione degli impollinatori selvatici».
La Corte sostiene che «Per di più, la normativa Ue in materia di pesticidi rappresenta una delle principali cause della perdita di tali specie animali».
Samo Jereb, responsabile della relazione per la Corte dei conti europea, ha ricordato che «Gli impollinatori rivestono un ruolo essenziale nella riproduzione delle piante e nelle funzioni ecosistemiche, e la loro diminuzione dovrebbe essere interpretata come una grave minaccia al nostro ambiente, all’agricoltura e ad un approvvigionamento alimentare di qualità. Le iniziative finora intraprese dall’Ue per proteggere gli impollinatori selvatici si sono purtroppo rivelate non abbastanza incisive da produrre i frutti sperati».
La Corte ha infatti rilevato che «Il quadro ad hoc predisposto dall’Ue in materia non contribuisce realmente a proteggere gli impollinatori selvatici. Sebbene la strategia dell’Ue sulla biodiversità fino al 2020 non prevedesse alcuna singola azione specificamente destinata ad invertire il declino degli impollinatori selvatici, quattro degli obiettivi da essa stabiliti potrebbero indirettamente favorire tali specie animali. Tuttavia, dalla revisione intermedia della strategia realizzata dalla Commissione, è emerso che per tre di tali obiettivi, i progressi erano stati insufficienti o nulli. La revisione ha inoltre individuato proprio nell’impollinazione uno degli elementi più degradati negli ecosistemi dell’Ue».
Inoltre, la Corte ha constatato che «L’iniziativa a favore degli impollinatori non ha condotto a modifiche significative delle principali politiche» e ha fatto notare che «Altre politiche dell’Ue che promuovono la biodiversità non contemplano requisiti specifici per la protezione degli impollinatori selvatici. La Commissione non si è avvalsa delle opzioni disponibili in termini di misure di conservazione della biodiversità previste da altri programmi, quali la direttiva Habitat, la rete Natura 2000 e il programma LIFE».
Quanto alla PAC, la Corte ritiene inoltre che «Sia parte del problema, non parte della soluzione. In una recente relazione, la Corte è giunta alla conclusione che gli obblighi di inverdimento e lo strumento di condizionalità previsti nel quadro della PAC non sono stati efficaci nell’arrestare il declino della biodiversità nei terreni agricoli».
Per finire, la Corte sottolinea inoltre che «L’attuale normativa in materia di pesticidi non è in grado di offrire misure adeguate per la protezione degli impollinatori selvatici. La normativa attualmente in vigore prevede misure di protezione per le api mellifere, ma le valutazioni dei rischi si basano ancora su orientamenti obsoleti e poco in linea con i requisiti normativi e le più recenti conoscenze scientifiche. A tale riguardo, il quadro dell’Ue in materia ha consentito agli Stati membri di continuare ad utilizzare pesticidi ritenuti responsabili di ingenti perdite di api mellifere. A titolo di esempio, tra il 2013 e il 2019 sono state concesse 206 autorizzazioni di emergenza per tre neonicotinoidi (imidacloprid, tiametoxam e clothianidin), sebbene il loro uso sia soggetto a restrizioni dal 2013 e l’impiego all’area aperta sia severamente vietato dal 2018. In un’altra relazione pubblicata quest’anno, la Corte ha constatato che le pratiche di difesa integrata potrebbero contribuire a ridurre il ricorso ai neonicotinoidi, ma l’UE ha compiuto scarsi progressi nell’assicurarne il rispetto».
Dato che l’European Green Deal europeo sarà in cima all’agenda dell’Ue nei decenni a venire, la Corte raccomanda alla Commissione europea di: «Valutare la necessità di predisporre misure specifiche per gli impollinatori selvatici nelle azioni e nelle misure di follow-up previste per il 2021 relative alla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030; integrare meglio azioni volte a proteggere gli impollinatori selvatici negli strumenti strategici dell’UE relativi alla conservazione della biodiversità e all’agricoltura; Migliorare la protezione degli impollinatori selvatici nel processo di valutazione dei rischi legati ai pesticidi».