Sconosciuti nella notte: scoperti due nuovi mammiferi nelle foreste montane del Kenya?
Un irace arboricolo e un galago delle colline di Taita potrebbe appartenere a specie precedentemente sconosciute alla scienza
[24 Dicembre 2020]
Si sa molto poco sulla biodiversità e l’ecologia degli iraci arboricoli (Dendrohyrax sp.), animali che sembrano grosse cavie ma sono lontani parenti degli elefanti, attivi soprattutto di notte nelle chiome degli alberi delle foreste tropicali dell’Africa e noti per i loro richiami che superano i 100 decibel, ma i richiami come un “urlo strozzato” che sono stati registrati nelle foreste montani di Taita, in Kenya non erano mai stati descritti da nessun’altra parte.
Basandosi sulle vocalizzazioni degli animali notturni nelle colline di Taita, lo studio “Vocalization Analyses of Nocturnal Arboreal Mammals of the Taita Hills, Kenya”, recentemente pubblicato su Discovery da un team di ricercatori finlandesi, britannici e keniani, rivela che probabilmente quelle urla strozzate appartengono a una specie e a un taxon finora sconosciuti alla scienza.
I ricercatori spiegano che «Il richiamo dell’irace arboreo può continuare per più di 12 minuti ed è composto da diverse sillabe che vengono combinate e ripetute in vari modi».
La principale autrice dello studio, Hanna Rosti dell’università di Helsinki e del Luonnontieteellinen keskusmuseo Luomus, che ha passato tre mesi nelle foreste di Taita, seguendo i mammiferi notturni e registrando le loro vocalizzazioni, sottolinea che «Gli animali che cantano sono probabilmente maschi che cercano di attirare le femmine disposte ad accoppiarsi».
Inoltre, lo studio conferma che il galago nano di montagna di Taita, che era stato segnalato per la prima volta nel 2002, ma del quale non era stata più trovata traccia per quasi 18 anni potrebbe essere una specie distinta.
I ricercatori fanno notare che «I nostri dati confermano che la sottospecie di galago maggiore dalle orecchie piccole che vive nelle colline di Taita è Otolemur garnettii lasiotis . I richiami dell’inafferrabile galago nano delle colline di Taita ricordano da vicino quelli della galago nano della costa del Kenya ( Paragalago cocos ). Pertanto, la popolazione delle colline Taita appartiene probabilmente a questa specie. I galago nani delle colline di Taita sono geograficamente isolati da altre popolazioni di galago nani e vivono nella foresta pluviale montana, che è un habitat insolito per P. cocos . Curiosamente, due sottopopolazioni di galago nane che vivono in zone boschive separate nelle colline di Taita, Ngangao e Mbololo, hanno richiami di contatto chiaramente diversi. I Paragalagos nella foresta di Mbololo possono rappresentare una popolazione di P. cocoscon con un repertorio di richiami derivati o, in alternativa, possono effettivamente essere galagos nani di montagna ( P. orinus ). Quindi, le differenze nell’habitat, nel comportamento e nella struttura dei richiami di contatto suggeriscono che potrebbero esserci due diverse specie di Paragalago nelle foreste montane delle colline di Taita».
Un’ipotesi già avanzata dallo studio “Taita Mountain dwarf galago is extant in the Taita Hills of Kenya”, pubblicato a febbraio su su Oryx da un team della stazione di ricerca Taita dell’Università di Helsinki guidato dalla Rosti che aveva scoperto che queste minuscole proscimmie che pesano dai 100 ai 180 grammi sopravvivono ancora nelle foreste montane relativamente fresche a un’altitudine di 1.400 – 1.950 metri e che, come tutte le specie di galago nani, vivono in piccoli gruppi familiari e comunicano utilizzando diversi tipi di richiami. Dato che tutte le specie di galago nani sembrano simili, vengono riconosciute dai loro richiami distinti da specie a specie.
Trovare questi piccoli animali notturni è difficile, visto che sono notturni e vivono sulle chiome di alberi alti anche 50 metri, per questo vengono individuati con una luce rossa non visibile a loro.
La Rosti fa notare che «La foresta tropicale è magicamente bella di notte, ma si è fortunati a scorgere anche solo di sfuggita le minuscole creature. I galago nani fanno salti agili da un albero all’altro e si nutrono di falene, cicale e altri insetti. Li ho visti cacciare sopra le formiche safari che vivono a terra, dove ovviamente approfittano degli insetti in fuga dalle voraci formiche».
Ora il nuovo studio pubblicato su Discovery evidenzia che «I risultati suggeriscono che le due popolazioni di galago nano presenti nelle colline di Taita possono appartenere a specie diverse. I richiami degli animali della popolazione più piccola sono molto simili a quelli del galago nano della costa del Kenya, una specie che in precedenza si pensava vivesse solo nelle foreste costiere a bassa quota. I richiami peculiari della seconda popolazione non possono ancora essere collegati con certezza a nessuna specie conosciuta».
Un altro autore dello studio, Henry Pihlström del Molecular and Integrative Biosciences Research Programme dell’università di Helsinki, che ha esaminato la complessa tassonomia degli iraci e dei galaghi arborei, ricorda che «La tassonomia di molti mammiferi notturni rimane poco conosciuta e molte popolazioni non sono state ancora studiate.
Sfortunatamente, il “nuovo” galago sembra essere sull’orlo dell’estinzione. Un altro autore di entrambi gli studi, Jouko Rikkinen dell’università di Helsinki, che studia il biota delle colline Taita dal 2009, avverte che «Il futuro dei galaghi nani di montagna Taita e di altre specie animali e vegetali endemiche dipende dal futuro delle foreste montane autoctone delle colline Taita. Lo stato di conservazione delle foreste deve essere rafforzato e la loro area dovrebbe essere ampliata piantando alberi autoctoni nelle aree distrutte da tagli e incendi. Questo proteggerà gli habitat dei galago e garantirà che le foreste montane continuino a fornire molti servizi ecosistemici vitali».
Molti animali e piante delle foreste montane africane si sono evoluti isolatamente e il numero di specie endemiche è notevolmente alto. Le colline di Taita appartengono all’Eastern Arc Mountains, che sono un hot spot della biodiversità globale.
Uno degli autori di entrambi gli studi, Petri Pellikka, direttore della stazione di ricerca di Taita, conclude «La biodiversità delle colline di Taita non smetterà mai di sorprendermi. Le montagne rappresentano un laboratorio vivente, con grandi possibilità di ricerche innovative e nuove scoperte affascinanti».