Sono stati i cambiamenti climatici, non gli esseri umani, a estinguere la megafauna tropicale australiana
Scoperte specie estinte finora sconosciute: mega-rettili, un "leone" marsupiale e il vombato e il canguro più grandi del mondo
[22 Maggio 2020]
Lo studio “Extinction of eastern Sahul megafauna coincides with sustained environmental deterioration”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori paleontologi australiani, illustra la scoperta di altre specie della megafauna australiana estinta che vissero fino a 40.000 anni fa nell’Australia settentrionale tropicale e spiega anche il motivo della loro scomparsa.
I ricercatori, guidati da Scott Hocknull del Queensland Museum e della School of BioSciences dell’università di Melbourne, ha concluso che, una volta tanto, l’estinzione della megafauna nell’Australia settentrionale non è colpa degli esseri umani ma di un cambiamento ambientale estremo.
Lo studio delinea come una graduale diminuzione delle precipitazioni e della portata dei corsi d’acqua sempre più intensi e un aumento degli incendi abbiano portato a un cambiamento della vegetazione, una serie di modifiche ambientali che hanno portato all’estinzione di almeno 13 specie megafauna di grandi dimensioni, tra cui 4 rettili megapredatori, un “leone” marsupiale e il vombato e il canguro più grandi del mondo.
Questi eccezionali fossili sono stati scoperti a chiamata South Walker Creek, un’area vicino a Mackay dove un tempo vivevano almeno 16 specie di megafauna.
Tim Pietsch dell’Australian Rivers Institute (ARI) della Griffith University, che insieme al professore emerito Jon Olley, anch’egli dell’ARI, ha contribuito alla datazione dei fossili, spiega che «Lo abbiamo fatto datando i sedimenti sopra, dentro e sotto il fossile utilizzando l’Optically Stimulated Luminescence, che determina l’ultima volta che il quarzo nel terreno è stato esposto alla luce. Se il sito non è stato disturbato, il terreno intorno al fossile ha la stessa età del fossile stesso. Abbiamo scoperto che l’età dei fossili variava da circa 60.000 a 40.000 anni, il che significa che queste bestie giganti hanno coesistito nel continente australiano con gli umani per decine di migliaia di anni».
La datazione ha dimostrato che il sito di South Walker Creek era il più recente dei siti di questo tipo nel nord dell’Australia e che è stato l’habitat di una vasta gamma di megafauna tra cui diverse specie finora sconosciute alla scienza e che devono ancora essere formalmente descritte.
Hocknull sottolinea che «A South Walker Creek Le specie di megafauna erano unicamente tropicali, dominate da enormi rettili carnivori e da mega-erbivori che si estinsero circa 40.000 anni fa, ben dopo che gli esseri umani arrivarono sulla terraferma australiana».
Una delle scoperte più importanti è stata quella del canguro più grande del mondo, alto 2,5 metri e con un peso stimato di 274 kg. Hocknull fa notare che «Mentre il resto del mondo aveva carnivori giganti come le tigri dai denti a sciabola, orsi e iene, i predatori australiani erano per lo più rettili giganti, tra cui un coccodrillo di acqua dolce estinto lungo circa 7 metri. C’erano anche due lucertole giganti tra cui una lucertola lunga 6 metri chiamata Megalania e un’altra lucertola gigante, di dimensioni simili a quelle del drago di Komodo.”
Un altro degli autori dello studio, Julien Louys dell’ARI, che ha partecipato allo scavo del sito, recuperando diversi fossili di megafauna, conferma che «Sebbene gli esseri umani in quel momento fossero nel continente, non ci sono prove locali della loro presenza in questa scena del crimine di 40.000 anni fa. Dato che gli umani non avevano alcuna interazione con questi animali particolari, non avrebbero potuto contribuire alla loro estinzione».
Louys ha messo a frutto la sua esperienza con gli ecosistemi della megafauna in Africa e nel sud-est asiatico per aiutare a studiare gli impatti dei cambiamenti ambientali sull’ecologia di queste grandi comunità di mammiferi estinte in Australia e spiega che «Abbiamo scoperto che la loro estinzione ha coinciso con un grave deterioramento climatico e ambientale, sia a livello locale che regionale, compreso un aumento degli incendi, una riduzione delle praterie e una perdita di acqua dolce. Tutti insieme, questi cambiamenti sostenuti erano semplicemente troppo per poter essere affrontati dai più grandi animali australiani».
Hocknull. conclude: «L’Australia è stata la patria di questi magnifici giganti, eppure in un istante geologico se ne sono andati per sempre. In questo c’è un messaggio per tutti noi».