Strage di delfini rosa e tucuxi in Amazzonia
Stato di emergenza in Amazonas per una drammatica siccità. Acqua del lago Tefé a 39° C
[5 Ottobre 2023]
A causa della grave siccità che ha colpito l’Amazzonia, più di 130 boto (Inia geoffrensis), i delfini rosa dell’Amazzonia, e tucuxi (Sotalia fluviatilis), un’altra specie di delfino d’acqua dolce, sono stati trovati morti nel lago Tefé, a poco più di 500 chilometri da Manaus, capitale dello Stato dell’Amazonas.
L’Instituto Chico Mendes de Conservação da Biodiversidade (ICMBio) ha mobilitato team di veterinari e dipendenti del Centro de Mamíferos Aquáticos (CMA) e della Divisão de Emergência Ambiental e istituzioni partner, per indagare sulla morte dei delfini a Tefé e salvare i animali spiaggiati e conferma che «Finora le cause non sono state confermate, ma ci sono indicazioni che il caldo e la storica siccità dei fiumi stiano causando la morte di pesci e mammiferi nella regione. Sono stati adottati protocolli sanitari per lo smaltimento delle carcasse. L’ICMBio continua a rafforzare le azioni per identificare le cause e, quindi, adottare misure per proteggere la specie».
Anche se la causa della tragedia è ancora in fase di analisi, quello che i ricercatori sanno è che c’è stato un forte e continuo calo del livello dell’acqua e che la temperatura del lago Tefé ha superato i 39º C, più di 10 gradi sopra la media di questo periodo dell’anno. Ma gli specialisti ritengono che ci debba essere qualcosa di più, come la possibilità della presenza di qualche tossina nei corsi d’acqua, e cercano di trovare risposte a domande che per ora gli sfuggono. Ad esempio, perché i delfini non sono riusciti a fuggire in altre zone meno calde?
Nella regione vivono 900 botos e circa 500 tucuxi, entrambi compresi nella Lista Rossa IUCN come specie a rischio estinzione e che si riproducono molto lentamente. Quindi, se morie come queste si ripetessero potrebbero raggiungere un punto di non ritorno.
Miriam Marmontel, ricercatrice dell’Instututo Mamirauá, sottolinea che
«E’ qualcosa senza precedenti, non si è mai verificata una morte di delfini come questa legata alla temperatura».
Tra le istituzioni che lavorano a questa emergenza ci sono o l’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama), la Rede de Encalhe de Mamíferos Aquáticos da Região Norte (Remanor), la Defesa Civil, il governo dello stato dell’Amazonas, e l’Instituto de Desenvolvimento Sustentável Mamirauá e il Wwf Brasil, E queste due ultime associazioni spiegano in un comunicato congunto che «Quest’anno la stagione secca in Amazonas è più dura. Più di un centinaio di delfini rosa e tucuxi sono stati trovati morti nel lago di Tefé (AM) e nelle zone vicine da sabato 23. La situazione tende a peggiorare poiché siamo all’inizio della stagione secca e arrivano sempre nuove notizie di animali morti. Oltre ai delfini e ai pesci che soffronoper la mancanza di ossigeno e finiscono per morire, la situazione colpisce direttamente i pescatori e coloro che sopravvivono grazie alle dinamiche del fiume».
A Tefé, il Grupo de Pesquisa em Mamíferos Aquáticos Amazônicos dell’Instituto Mamirauá corre contra o tempo sta lottando contro il tempo per salvare botos e tucuxis che sono rimasti imprigionati in pozze poco profonde di acqua calda per trasferirli in altri luoghi che mantengono ancora l’acqua e la profondità minima per mantenere in vita questi cetacei. Team e volontari con esperienza nel salvataggio della fauna selvatica si stanno unendo all’azione di emergenza, ma il difficile accesso alla città di Tefé fa sì che che l’azione sia più lenta del previsto.
André Coelho dell’Instituto Mamirauá spiega che «Il primo tentativo è stato quello di rimuovere i corpi degli animali morti dall’acqua, ma con il gran numero di animali morti questo è diventato impossibile. Trasferire delfini vivi in altri fiumi non è sicuro, poiché oltre alla qualità dell’acqua è necessario verificare se sono presenti tossine o virus. Stiamo mobilitando partner per la raccolta e l’analisi e altre istituzioni che hanno esperienza nel salvataggio degli animali».
Il tradizionale periodo di siccità, che raggiunge il suo picco a ottobre, sta già colpendo 59 comuni con una riduzione del livello dell’acqua nei loro fiumi, incidendo sulla navigabilità e di conseguenza su problemi logistici e insicurezza per la raccolta e il consumo del pesce. Si prevede che la situazione peggiorerà nei prossimi 15 giorni a causa della grave siccità che colpirà altre aree della regione centrale di Solimões, provocando la morte di ancora più morti di delfini rosa e tucuxi nelle aree in cui non sono disponibili squadre di soccorso. Insituto Mamirauá e il Wwf Brasil avvertono che «Questo fa sì che l’evento assuma proporzioni ancora più grandi e di maggior impatto in uno dei luoghi con la più alta densità e abbondanza di delfini di fiume del Sud America».
Mariana Paschoalini Frias, specialista in Conservazione del Wwf Brasil, ricorda che «Gli studi che abbiamo effettuato sui delfini dell’Amazzonia indicano che subiscono numerose pressioni, come l’impatto delle centrali idroelettriche, la contaminazione da mercurio, il conflitto con gli esseri umani (pescatori e abitanti delle rive dei fiumi) soprattutto nelle attività di pesca, considerata una delle più gravi minacce attuali. Ora, questi piccoli delfini d’acqua dolce sono colpiti più direttamente dalla questione climatica. Abbiamo bisogno di un’efficace azione di protezione immediata, ma a lungo termine sono necessarie ulteriori ricerche per sapere come sono e come saranno influenzati dai costanti cambiamenti climatici e dalla riduzione dei corpi idrici».
Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), i rischi legati alla mancanza d’acqua tendono a peggiorare con i cambiamenti climatici, mentre il cambiamento climatico di origine antropica ha contribuito alla gravità dell’impatto della siccità in molte regioni del pianeta. Si stima che i rischi legati all’acqua aumentino con ogni grado di riscaldamento globale. Per l’IPCC, tra il 1970 e il 2019, il 7% di tutti i disastri nel mondo sono stati legati alla siccità, contribuendo al 34% dei decessi legati ai disastri. Ma – fanno notare gli ambientalisti brasiliani – al di là delle vite perse, si può dire che l’acqua è la principale vittima del cambiamento climatico. In soli tre decenni», Secondo Mapbiomas, il Brasile ha già perso l’equivalente di 10 città di São Paulo in superficie d’acqua. Nell’ultimo decennio, i 9 Paesi con foresta amazzonica nel loro territorio hanno perso 1 milione di ettari di superficie acquatica, l’equivalente di 6 città di São Paulo in termini di superficie acquatica.
il governatore dell’ Amazonas Wilson Lima ha decretato lo stato di emergenza nello Stato più grande del Brasile (occupa un’area poco più grande di quella del Perù) che è già gravemente colpito dalla deforestazione, dall’estrazione illegale e da altri crimini ambientali. Anche molti comuni dell’area hanno dichiarato lo stato di emergenza e il governo statale si è detto preoccupato la siccità possa incidere sulla distribuzione di acqua e cibo per circa 500.000 persone. Il governo federale brasiliano ha annunciato un piano di emergenza da 20 milioni di dollari per alleviare le difficoltà dei residenti, che comprende, tra le altre cose, l’invio di aiuti di emergenza, come kit di prima necessità e acqua, e l’intensificazione delle operazioni antincendio.
E non sono solo i delfini a preoccupare gli specialisti, le immagini di tonnellate di pesci morti che galleggiano nell’acqua generano grande disagio e la Marmontel avverte che «Se l’acqua non è adatta agli animali, non lo è nemmeno alle persone».
Il danno ambientale è evidente. Gli specialisti parlano di «Una situazione critica e insolita, visibile nei grandi fiumi come il Rio Negro, il Solimoes o il Madeira, fondamentali, tra l’altro, per i trasporti intercomunitari». Secondo il Serviço Geológico do Brasil, la portata del Rio Negro diminuisce fino a 20 centimetri al giorno, mentre il corso del Rio delle Amazzoni è più basso di 6 metri rispetto alla norma.
Insituto Mamirauá e il Wwf Brasil ribadiscono che «Il prezzo pagato dall’emergenza climatica è alto. L’acqua è un elemento strategico: oltre alla sopravvivenza, è direttamente associata alla matrice energetica e all’agricoltura, da cui deriva quasi la metà delle esportazioni brasiliane. Coltivare l’acqua è la soluzione per una vita economicamente ed ecologicamente più sicura e questo implica il confronto diretto con il cambiamento climatico».
Le due organizzazioni concludono: «La natura lancia un avvertimento. L’emergenza climatica aggravata dal fenomeno dell’El Niño indica che avremo uno scenario drammatico se continuiamo al ritmo attuale di riscaldamento del pianeta. L’IPCC ha già avvertito che, anche negli scenari migliori, potremmo superare gli 1,5° C di temperatura nel prossimo decennio. Eventi come la riduzione dei fiumi, la mancanza di pioggia, le inondazioni e le ondate di caldo come quelle che hanno colpito recentemente il Brasile centro-meridionale, potrebbero rappresentare la normalità stagionali. C’è poco tempo se vogliamo invertire la curva di riscaldamento e mantenere le temperature a livelli di sicurezza e garantire la quantità e la qualità delle risorse naturali. Questa lotta prevede, in via prioritaria, l’eliminazione della deforestazione e la riduzione dell’uso di combustibili fossili».