70 anni di analisi di dati sul rischio di estinzione dei predatori oceanici
Tonni, pesci spada e squali come sentinelle della salute globale degli oceani
Le catture accidentali di squali sono il problema principale al centro della gestione della pesca del tonno e del pesce spada
[18 Novembre 2022]
Recenti studi sulla biodiversità mostrano una perdita senza precedenti di specie, ecosistemi e diversità genetica sulla terraferma, ma non è ancora nota la misura in cui questi modelli sono diffusi negli oceani. C’è quindi un urgente bisogno, oltre che un impegno globale, di sviluppare indicatori di sorveglianza per monitorare la salute degli ecosistemi marini e il possibile rischio di estinzione delle loro specie.
Lo studio “Seventy years of tunas, billfishes, and sharks as sentinels of global ocean health”, pubblicato su Science da un team di ricercatori dell’AZTI zentro teknologikoak della Basque Research & Technology Alliance (BRTA), in collaborazione con la Simon Fraser University (SFU) e l’International Seafood Sustainability Foundation (ISSF), presenta un indicatore globale che misura lo stato della biodiversità marina sulla base dei cambiamenti nel rischio di estinzione registrati in 70 anni nei pesci predatori oceanici e che cerca di colmare l il gap di valutazione dello stato di salute degli oceani e la loro biodiversità.
Secondo i ricercatori «I risultati offrono qualche speranza dopo la ricostruzione globale di specie commercialmente importanti di tonno e pesce spada, ma rivelano un problema nella gestione degli squali catturati incidentalmente dalle stesse attività di pesca, mostrando l’urgenza di attuare azioni per prevenirne la crescente rischio di estinzione».
Il team di ricerca internazionale ha sviluppato un indice della lista rossa IUCN dei pesci predatori oceanici e spiega che «E’ un indicatore che misura la salute della biodiversità marina più lontana dalle zone costiere monitorando e analizzando i cambiamenti annuali negli ultimi 70 anni nel rischio di estinzione di tonni oceanici, pesci spada e squali».
Maria José Juan Jordá, coordinatrice di questo lavoro per l’AZTI ed esperta nella gestione della pesca del tonno. Aggiunge che «Il nostro indice della Lista Rossa mostra le tendenze nel rischio di estinzione dei pesci predatori oceanici, le sentinelle della salute globale degli oceani. Questo indicatore globale fornisce agli organismi coinvolti nella gestione delle risorse marine uno strumento molto utile con una solida base scientifica per continuare a fare progressi nella lotta contro la perdita di biodiversità negli ecosistemi marini».
Per sviluppare questo indicatore globale dei cambiamenti nel rischio di estinzione, gli esperti hanno analizzato i dati storici registrati dagli enti regionali di gestione della pesca su 52 popolazioni di 18 diverse specie di tonni, pesci spada e squali. I risultati hanno rivelato che «Le catture accidentali di squali sono il problema principale al centro della gestione della pesca del tonno e del pesce spada».
La Jordá fa notare che «Mentre le specie bersaglio come tonni e pesci spada sono sempre più gestite a livelli sostenibili, le specie di squali prese come catture accessorie dalle stesse attività di pesca continuano a diminuire a causa di azioni di gestione insufficienti. A meno che queste non vengano implementate con urgenza, il loro rischio di estinzione continuerà ad aumentare».
Inoltre, lo studio AZTI, SFU e ISSF collega per la prima volta i cambiamenti annuali globali del rischio di estinzione con i cambiamenti della mortalità per pesca negli ultimi 70 anni. La Jordá conferma: «I dati dimostrano che la traiettoria globale dei cambiamenti nel rischio di estinzione nei pesci predatori oceanici è altamente sensibile e risponde direttamente alla mortalità per pesca. Quando si effettuano questi confronti alla stessa scala, dimostriamo anche un forte allineamento tra l’attuale status della Lista Rossa e lo stato dello sfruttamento della pesca di tonni, pesci spada e squali derivato dalle valutazioni più recenti, e troviamo che le discrepanze tra entrambi i sistemi di valutazione possono essere capite e spiegate».
Sebbene gli autori dello studio non propongano di utilizzare l’Indice della Lista Rossa dei pesci predatori oceanici per gestire le popolazioni ittiche, dicono che «Il forte allineamento tra le valutazioni della Lista Rossa e le valutazioni della pesca, rimuove qualsiasi barriera tecnica all’uso del Red List Index da parte dei responsabili politici per monitorare gli obiettivi e gli impegni globali fissati dalla Convention on biological diversity e dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) per arrestare e invertire la perdita di biodiversità marina».
La metodologia utilizzata per stimare l’indice globale della Lista rossa dei pesci predatori oceanici potrebbe essere applicata anche ad altri pesci marini, il che amplierebbe la rappresentazione delle specie marine nella Lista rossa Iucn delle specie minacciate per monitorare i cambiamenti in modo più efficiente nella biodiversità marina.
La Jordá conclude: «La pesca eccessiva rimane la principale minaccia per la biodiversità marina oceanica. Forniamo ai responsabili politici e decisionali per la gestione e conservazione delle risorse marine un solido insieme collegato di indicatori dello stato di pressione, con continuità nel tempo, per tenere traccia dei cambiamenti nel rischio di estinzione dei pesci predatori oceanici, valutare lo stato della biodiversità e avviare piani di recupero».