Tre orsi morti in Abruzzo in una vasca per l’acqua incustodita. C’erano già annegati altri due orsi
Gli ambientalisti: sanzioni per i responsabili, maggiori poteri al Parco e un impegno straordinario del ministero per salvare l’Orso
[16 Novembre 2018]
Quando succedono fatti come questo, quando tre animali che rappresentano la forza e la bellezza che stanno lottando per salvarsi dall’estinzione cadono vittima dell’incuria umana, viene davvero da piangere di rabbia: il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise ha comunicato che «Il personale del Parco, coadiuvato dai Carabinieri forestali, ha recuperato 3 orsi in una vasca per la raccolta dell’acqua in località “le fossette” tra i Comuni di Balsorano e Villavallelonga, nella Zona di Protezione esterna del Parco.
Si tratta di una femmina di circa 10 anni, con 2 cuccioli dell’anno, un maschio e una femmina, che sono presumibilmente annegati cadendo nella vasca per la raccolta delle acque dalla quale non sono riusciti a risalire. La segnalazione della presenza di animali nella vasca è giunta al servizio di sorveglianza nel tardo pomeriggio di ieri da parte di un escursionista di Balsorano e questa mattina all’alba il personale del Parco ha raggiunto la località, verificando che, purtroppo, si trattava di orsi.
Per il recupero dei plantigradi è stato necessario l’intervento di un elicottero messo a disposizione dai Carabinieri forestali, in quanto la località si trova in alta quota ed è raggiungibile solo a piedi. Le carcasse sono state trasportate a Pescasseroli e saranno sottoposte ad esame necroscopico per accertare o escludere che non ci siano altre cause di morte. Nel frattempo, il servizio di sorveglianza, in raccordo con la Procura di Avezzano, ha adottato tutti gli atti di polizia giudiziaria in relazione alla morte degli orsi.
La vasca, nella quale erano già morti altri 2 orsi nel 2010, si trova su una proprietà privata e gli interventi di messa in sicurezza realizzati dai proprietari, con il supporto del Corpo Forestale dello Stato nel 2012, non erano più adeguati a garantire la sicurezza di uomini e animali. Su segnalazione dell’Associazione Salviamo l’orso il servizio di sorveglianza del Parco ha provveduto a verificare la situazione e l’Ente, pur trattandosi di una proprietà privata fuori dai confini del Parco, nelle scorse settimane ha intimato ai proprietari di realizzare adeguate misure di protezione per garantire l’incolumità di persone e animali, fornendo anche la consulenza tecnica per una soluzione efficace e definitiva del problema. Purtroppo, a tutt’oggi, non è stato realizzato alcun intervento».
Secondo il presidente del Parco, Antonio Carrara, «Siamo di fronte a una perdita gravissima per l’esigua popolazione di orsi marsicani –che rischia di vanificare i tanti sforzi compiuti quotidianamente per ridurre la mortalità e per avere un numero di femmine riproduttive più alto. L’episodio ripropone la necessità di interventi più incisi per garantire la conservazione dell’orso marsicano, soprattutto fuori dal territorio del Parco, dove l’autorità e la funzione dell’Ente sono normativamente meno incisivi ed efficaci».
Legambiente dice che «Sconvolge la notizia dell’accaduto perché viene vanificato il lavoro di tanti anni di conservazione della specie, ma indigna il fatto che nella stessa vasca nel 2010 vennero trovati morti una mamma di orso e il suo cucciolo. Anche allora la modalità del rinvenimento e le causa della morte furono simili a quelle di ieri, come sono identiche le responsabilità’ degli dei proprietari del fondo, sempre gli stessi, che non hanno custodito in maniera adeguata e resa sicura un’area che si sapeva frequentata dagli orsi. Anche l’Ente parco aveva più volte richiamato i proprietari dell’area ad ottemperare alle misure richieste per rendere più sicura la vasca di raccolta dell’acqua. Tutti richiami inascoltati, com’è stato un errore nel 2010 non denunciate alle autorità giudiziarie i proprietari della terra. Allora abbiamo chiesto perché non si fosse proceduto contro chi, a nostro avviso, aveva una responsabilità oggettiva di quanto accaduto e ci aspettiamo che i vertici attuali dell’Ente parco non commettano lo stesso errore e procedano con una doverosa denuncia penale per accertare le responsabilità, ed io questo caso Legambiente sarà a fianco dell’Ente nell’azione giudiziaria».
Secondo il Cigno Verde, «Quanto accaduto, inoltre, segnala un’altra urgenza e cioè la necessità di assegnare al Parco ulteriori poteri e risorse per intervenire in maniera più efficacemente nella Zona di perimetrazione esterna al Parco, la zona dove negli anni sono stati rinvenuti molti orsi deceduti, sono stati più frequenti gli incedenti e dove sono presenti molti fattori di rischio per la tutela della specie. Una prima azione che l’Ente parco potrebbe mettere in atto, d’intesa con il Ministero e le Regioni, è proprio il censimento delle strutture e infrastrutture pericolose presenti nella Zona di perimetrazione esterna, e una volta censite queste strutture, come l’inutile vasca di raccolta dell’acqua teatro dell’incidente, il parco o il Ministero devono poter intervenire per mettere in sicurezza o eliminare il pericolo. Spesso si chiedono sforzi straordinari alle aree protette per tutelare questa specie a rischio di estinzione, ma in casi come questi occorre dare al Parco poteri speciali e risorse supplementari per risolvere i problemi, ridurre i rischi ed eliminare i detrattori ambientali presenti nel territorio».
Anche il Wwf evidenzia che « Si potrebbe pensare ad un tragico incidente, se non fosse che nella stessa vasca, 8 anni fa, era morta un’altra femmina con un cucciolo. Fa rabbia pensare che in questi anni non si sia operato per mettere in sicurezza in maniera duratura questa struttura, una trappola mortale per gli animali selvatici e potenzialmente anche per gli umani, in particolare bambini. Perdere una femmina in età riproduttiva, con due cuccioli, è una tragica perdita per l’esigua popolazione di orso marsicano, unica al mondo, stimata in soli 50-55 individui. Il 6% della popolazione scomparso in un solo drammatico episodio, perché non abbiamo imparato dagli errori del passato. Chi avrebbe dovuto controllare? L’orso marsicano sta scomparendo anche (o soprattutto) per l’inaccettabile incuria di molte istituzioni ed enti verso una delle più grandi ricchezze naturalistiche italiane, limitando gli sforzi di chi invece si batte ogni giorno per la loro conservazione. Il Wwf verificherà la possibilità della costituzione parte civile contro i responsabili di questa tragedia, ma ci vorranno anni di sforzi per compensare questo danno».
Stefano Orlandini, di Salviamo L’orso, punta il dito contro i proprietari del fondo, il Pnalm e i Carabinieri forestali «5 orsi , di cui 4 femmine , sono annegati in 8 anni nella stessa vasca in territorio di Villavallelonga sulla Serralunga, in un fondo che i proprietari, eredi di quel galantuomo di Emilio Sipari, affittano ad alcuni allevatori della zona. Nel 2010 un’orsa ed il suo piccolo vi erano caduti dentro probabilmente in questo stesso periodo dell’anno (l’autopsia aveva messo in evidenza resti di corniolo nei loro stomaci ) ma erano stati ritrovati solo a fine inverno, nel Giugno del 2010. Alcuni di noi, che poi avrebbero dato vita alla nostra associazione, ricordano ancora i proclami dei vertici del Parco e del Corpo Forestale di allora sulla necessità di un censimento di questi vasconi montani, strutture quasi sempre abusive e pericolose per uomini e bestie, da mettere in sicurezza al più presto. Ebbene ci vollero 2 anni per dotare la vasca di una recinzione evidentemente insufficiente visto che circa 6 mesi fa ci fu segnalato che non esisteva più, segnalazione ,che passammo immediatamente a chi di dovere, come ammette oggi l’Ente parco nel suo comunicato. Dopo vari e vani tentativi dello stesso di imporre ai proprietari del fondo la messa in sicurezza del manufatto proprio la settimana scorsa la nostra associazione resasi conto che la soluzione al problema avrebbe richiesto tempi geologici come sempre accade quando enti ed amministrazioni pubbliche sono chiamati ad intervenire , aveva deciso di procedere autonomamente ai lavori …..poi oggi la notizia che non avremmo mai voluto ricevere».
Orlandini accusa: «Come potranno mai giustificare il loro comportamento i proprietari del fondo che ricavano reddito dal suo affitto ma non spendono qualche centinaio di euro per evitare che anche delle persone possano rischiare la vita? Quale giustificazione può accampare il Comando regionale dei Carabinieri Forestali a cui è demandato il controllo del territorio boschivo montano? Quante volte in un anno i Carabinieri Forestali effettuano un sopralluogo sulla Serralunga? Se non ci fosse stato il solito escursionista avremmo ritrovato le carcasse la prossima estate come nel caso del 2010 e sempre grazie ad un escursionista o ad un pastore, uno di quei pastori che probabilmente hanno divelto la recinzione installata nel 2012 perché scomoda per i propri animali. Ma la Serralunga è forse far west …territorio non soggetto alla legge? Il Comune di Villavallelonga non aveva forse l’obbligo anch’esso di richiedere la messa in sicurezza del vascone o in alternativa il suo smantellamento? L’Ente Parco manda i suoi tecnici e i guardiaparco a fare monitoraggio in quell’area regolarmente per cui una volta rilevato il pericolo posto dalla vasca avrebbe dovuto provvedere immediatamente, salvo poi denunciare i proprietari e rivalersi su di loro o questo è chiedere troppo a coloro che hanno l’onere e l’onore di lavorare per la conservazione dell’orso più raro al mondo?
Il rappresentante di Salviamo l’Orso conclude: «La nostra rabbia è grande perché perdite assolutamente ingiustificabili come queste, causate da pigrizie ed inefficienze imperdonabili, vanificano l’impegno e il duro lavoro di tante persone perbene».