Trump svende ai petrolieri le terre sacre dell’Arctic National Wildlife Refuge. Il popolo Gwich’in promette battaglia
A rischio, caribou, orsi polari e il più vasto territorio selvaggio dell’America. Ma la prima gara per le concessioni è stato un flop
[8 Gennaio 2021]
Mentre con il suo discorso incendiario attizzava l’attacco dei suoi fan al Parlamento, Donald Trump dava l’Ok alla primo bando per le concessioni per estrarre gas e petrolio nella pianura costiera dell’Arctic National Wildlife Refuge, che il popolo Gwich’in chiamano «Il luogo sacro dove inizia la vita».
Come spiega il Natural Resources Defense Council (NRDC) «Nei giorni del suo declino, l’Amministrazione Trump ha cercato disperatamente di svendere vaste distese dell’incontaminato Arctic National Wildlife Refuge dell’Alaska per devastanti trivellazioni di petrolio e gas prima che il presidente eletto Joe Biden entrasse in carica. Ha invitato le compagnie petrolifere ad affittare specifici appezzamenti di terreno nell’Arctic Refuge per le gtrivellazioni. Questa è un’enorme intrusione nelle terre sacre dei Gwich’in e di altri popoli indigeni. Ed è un attacco spudorato al nostro clima e alla fauna selvatica in pericolo di Arctic Refuge».
Con i suoi 78.000 km2, l’Arctic National Wildlife Refuge è considerato l’ultima grande regione selvaggia d’America. E’ un’area di fondamentale importanza per molte specie, compresi gli orsi polari le cui femmine nei mesi invernali ci costruiscono tane in cui partorire. Con l’innalzamento delle temperature e l’assottigliamento del ghiaccio marino, questi orsi hanno iniziato a costruire le loro tane sulla terraferma e nell’ASrctic REfuge c’è la più grande concentrazioni di queste tane dell’Alaska..
La pianura costiera è fondamentale per la sopravvivenza del popolo Gwich’in, che per la sua sicurezza alimentare e il suo stile di vita dipende dalla mandria di caribù Porcupine – una delle più grandi al mondo con circa 200.000 animali – che vi migra per partorire piccoli. Secondo Sierra Club, «Affrettandosi a vendere queste terre sacre all’industria del petrolio e del gas, l’amministrazione Trump ha ignorato i diritti umani dei Gwich’in».
Infatti, la scorsa estate il Gwich’in Steering Committee, insieme a una dozzina di gruppi indigeni e ambientalisti, ha intentato una causa contro il piano di locazione illegale del Dipartimento degli interni. Il presidente eletto Joe Biden si è impegnato a proteggere il rifugio artico dalle trivellazioni. Ma Trump sta evidentemente cercando di metterlo di frongte al fatto compiuto.
Bernadette Demientieff, direttrice esecutiva del Gwich’in Steering Committee Comitato ha sottolineato che «Il popolo Gwich’in ha difeso le nostre terre sacre per migliaia di anni e non ci fermeremo adesso. Nella sua corsa a vendere le nostre terre all’industria dei combustibili fossili, l’amministrazione Trump si è impegnata in un processo di corruzione e ha mancato di rispetto e ha mandato via gli indigeni. Continueremo a combattere contro questa vendita illegale in tribunale e chiediamo al presidente eletto Biden di agire immediatamente per proteggere le nostre terre da trivellazioni distruttive una volta per tutte. Questo procedimento è stato eseguito in modo sciatto e molto imbarazzante. Soprattutto per gli indigeni dell’Alaska e del Canada. Ascoltare le corporations e ignorare le tribù mostra che mettono il profitto prima delle persone. Nessuna somma di denaro vale la pena di perdere la nostra identità e il nostro modo di vivere. Questa lotta è tutt’altro che finita».
Kristen Monsell, avvocato senior del Center for Biological Diversity, aggiunge: «L’amministrazione Trump sta andando avanti senza fare le analisi attente, e richieste legalmente, degli impatti che questa attività avrà sull’ambiente o sul popolo Gwich’in che fanno affidamento su questa terra da millenni. Ecco perché li abbiamo portati in tribunale. Non possiamo lasciare che Trump trasformi questo territorio straordinario in un giacimento petrolifero».
La gara ha avuto una risposta tiepida da parte degli offerenti, portando solo 14,4 milioni di dollari di entrate, ben lontano dal miliardo di dollari che promettevano i repubblicani nel 2017 con il disegno di legge fiscale che ha aperto l’Arctic National Wildlife Refuge alle trivellazioni.
Una coalizione formata da oltre 20 organizzazioni indigene, per i diritti umani e per l’ambiente ha commentato: «L’amministrazione Trump ha portato a termine questa vendita di locazione nel mezzo di una pandemia globale e di una recessione economica, in assenza di qualsiasi prova reale che estrarre il petrolio dell’Arctic Refuge avrebbe fornito significativi ritorni federali. Non sorprende che la gara abbia generato entrate federali significativamente inferiori al miliardo di dollari promesso dai sostenitori delle trivellazioni, con conseguente svendita di alcune delle aree selvagge più preziose ed ecologicamente significative rimaste nel Nord America. La vendita di contratti di locazione sulla pianura costiera è una continuazione del disprezzo di questa amministrazione per i diritti umani, la scienza climatica e il procedimento pubblico. Questo è stato un procedimento imperfetto fin dall’inizio che ha alterato o ignorato i dati scientifici sull’impatto delle perforazioni sul territorio e sulla fauna selvatica in pericolo, e non è riuscito a consultare adeguatamente tutte le comunità native dell’Alaska in prima linea, in particolare gli indigeni Gwich’in dell’Alaska e contrari all’estrazione di petrolio. I popoli Gwich’in e Iñupiat sono stati i custodi dell’Artico dell’Alaska per millenni e la vendita della pianura costiera per il profitto delle corporations non tiene conto dell’eredità di quella gestione. Gli indigeni artici stanno già subendo gli impatti climatici più drammatici in una regione che si riscalda tre volte più del resto del pianeta, e svendere la pianura costiera mette ulteriormente a rischio il nostro clima e le persone, la terra e la fauna selvatica dell’Artico. La trivellazione petrolifera artica aumenterà ulteriormente le emissioni di carbonio e danneggerà le comunità che già subiscono il peso del cambiamento climatico. Qualsiasi compagnia che partecipi all’odierno processo fasullo odierno dovrà affrontare ora la realtà di un presidente Biden che ha fatto della protezione permanente per l’Arctic Refuge una priorità assoluta. E’ importante che la sua amministrazione intervenga fin dal primo giorno e utilizzi tutti gli strumenti a sua disposizione per fermare l’industrializzazione di questo iconico tesoro nazionale».
E gli ambientalisti promettono che le compagnie petrolifere che hanno partecipato alla gara indetta in extremis da Trump aziende dovranno affrontare una dura battaglia per poter davvero usufruire delle licenze di trivellazione nella pianura costiera e che «Più di due dozzine di banche in tutto il mondo, comprese tutte le principali banche americane, hanno escluso il finanziamento per nuove trivellazioni nell’Artico, questo programma di leasing è attualmente contestato in tribunale e il presidente eletto Joe Biden si è impegnato a proteggere l’Arctic Refuge dalle trivellazioni».
Il direttore esecutivo del Sierra Club, Michael Brune, ha concluso: «Donald Trump sta chiudendo i suoi ultimi giorni in carica proprio come ha trascorso gli ultimi quattro anni: vendere le nostre comunità e terreni pubblici ai suoi amici delle corporations. Il popolo americano ha decisamente rifiutato Trump, e le aziende che hanno partecipato alla gara di oggi saranno svergognate per sempre come complici del disastroso land grabbing di Trump. La trivellazione nella pianura costiera dell’Arctic Refuge danneggerebbe irreversibilmente le comunità laboriose che ne dipendono. Il presidente eletto Biden deve agire immediatamente per rimediare ai danni arrecati da questa nefasta amministrazione e mettere in atto protezioni permanenti per l’Arctic Refuge».