Wwf a Draghi: dichiarare l’identità ambientale del Pnrr e garantire i progetti per clima e biodiversità
Attuare la Direttiva Ue per proteggere il 30% delle aree terrestri e marine
[7 Aprile 2021]
Rivolgendosi al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, il Wwf gli ha ricordato che «Ci aspettiamo che il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza dichiari chiaramente la propria carta di identità ambientale». L’associazione ambientalista chiede al premier del govcerno di (quasi) unità nazionale che «Nella versione definitiva del PNRR, che l’Italia si appresta ad inviare entro aprile alla Commissione Europea, il Governo indichi non solo come vuole raggiungere il target di almeno il 37% di azioni per il clima e per la biodiversità (più un 3% di singoli investimenti), ma descriva chiaramente il contenuto dei progetti e la qualità delle misure messe in campo per conseguire gli obiettivi ambientali della transizione ecologica in campo energetico, industriale, agricolo, dei trasporti e per riqualificare il nostro patrimonio naturale».
Draghi domani incontrerà le Regioni i Comuni e le Province e il Wwf gli fa notare come «La proposta di Piano del 12 gennaio non presenti obiettivi ambientali dichiarati, come chiesto dall’Europa sin dall’inizio e poi stabilito nelle Linee Guida della Commissione Europea sui PNRR degli Stati Membri del 22 gennaio scorso e il Regolamento europeo sul Dispositivo di Ripresa e Resilienza (RRF) del 12 febbraio scorso». La richiesta del Panda è coerente con quanto indicato nelle loro relazioni dalle Commissioni parlamentari della Camera e del Senato.
Il Wwf sottolinea che «Le Linee Guida chiedono ai Paesi della Ue, tra cui l’Italia, un impegno che va oltre al target quantitativo in tutti i campi di intervento, in modo da evitare rigorosamente qualsiasi danno significativo (do no significative harm) sull’ambiente e da perseguire gli obiettivi europei per favorire la transizione ecologica grazie a: la riduzione del 55% delle emissioni climalteranti al 2030 e al conseguimento della neutralità climatica al 2050; la riduzione dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua; la corretta gestione dei rifiuti e delle acque; la protezione e la riqualificazione degli ecosistemi e della biodiversità (la Strategia Europea per la Biodiversità chiede di proteggere almeno il 30% delle aree terrestri e il 30% delle aree marine dell’Ue, e integrare i corridoi ecologici in una vera rete naturale trans-europea). E il Regolamento europeo, descrivendo i contenuti del Piano, è chiarissimo nel chiedere che il Piano sia “debitamente motivato e giustificato e contenga “una spiegazione qualitativa del modo in cui le misure previste nel PNRR contribuiscano alla transizione verde, compresa la biodiversità” (articolo 18, paragrafo 4, lettera e). Solo un Piano, che contenga misure che contribuiscano efficacemente alla transizione verde e le riforme correlate, potrà passare il vaglio della Commissione Europea (articolo 19, paragrafo 3, lettera e) e Allegato V) tenendo conto di coefficienti di calcolo coerenti con gli obiettivi per il clima e la biodiversità che su 179 campi di intervento ne indicano 64 che hanno un valore aggiunto green riconosciuto».
E, tornando alle Commissioni parlamentari, gli ambientalisti evidenziano che «Nel valutare la proposta di Piano e di Resilienza che indicano al Governo quanto chiesto e ricordato dal Wwf. Nelle Relazioni generali dei Pareri resi dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati e dalle Commissioni Bilancio e Politiche dell’Unione del Senato della Repubblica sulla proposta di Piano del 12 gennaio (che riassumono nella sostanza quanto indicato da tutte le Commissioni parlamentari interessate) viene segnalato al Governo che nel PNRR dovrebbero essere indicati espressamente gli obiettivi qualitativi e quantitativi misurabili (target) per ciascuna missione e per ciascuna componente (Camera dei Deputati) e, ancora, debba essere indicato come il Piano nazionale preveda di raggiungere la quota di almeno il 37% delle risorse provenienti dallo RRF da destinare alla transizione verde. In particolare, sarà necessaria una ricognizione delle risorse destinate al clima, previste dalle altre Missioni, oltre alla Missione 2 (Senato della Repubblica)».
Nei suoi documenti inviati in Parlamento il 25 gennaio e consegnati al presidente del Consiglio il 10 febbraio, il Wwf rammentava che «La Missione 2 del PNRR dedicata alla “Rivoluzione Verde e alla Transizione Ecologica”, aveva subito nel tempo (dalla prima bozza del Piano del 6/12/2020 alla versione definitiva del 12/1/2021) un taglio delle risorse dedicate di 4,6 miliardi di euro (da 74,4 mld a 69,8 mld), nonostante il perimetro dei fondi messi complessivamente a disposizione del PNRR italiano sia lievitato nel corso del tempo dai 193 miliardi di euro (derivanti fondamentalmente dal Recovery and Resilience Facility-RRF) ai 223,9 miliardi di euro (RRF, React EU e Fondi FSC)».
Inoltre, il Wwf aveva denunciato, tra i primi, come «Alle azioni per il clima e per la biodiversità, come confermato nei dossier elaborati dai Servizi Studi della Camera e del Senato il 25/1/2021, sia stato destinato al momento il 31% (fondi per la Missione 2) dell’ammontare complessivo delle risorse messe in campo dal PNRR, invece che almeno il 37% delle risorse che devono essere allocate dal Piano per azioni per il clima, la transizione verde, inclusa la biodiversità, e del 3% che può essere aggiunto per il conseguimento di specifici obiettivi climatici, come chiaramente indicato nelle Linee Guida della CE per la redazione dei PNRR del 22 gennaio 2021».
Intanto, oggi il Wwf Italia, in collaborazione con il think tank ECCO, il think tank inglese E3G e l’Istituto Wuppertal, ha organizzato per domani il webinar “Il Piano Italiano di Ripresa e Resilienza: analisi comparativa e buone pratiche europee” che punta a rispondere alla domanda: Riuscirà il nuovo piano ad innescare l’innovazione necessaria alla decarbonizzazione per abbandonare il ricorso alle fonti fossili?
L’associazione spiega che «Lo scopo del confronto è quello di fornire un’analisi del PNRR e avanzare proposte utili per valutarne la rispondenza con la Strategia europea di lungo periodo, la Long Term Strategy nazionale al 2050, il sostegno degli impegni di Parigi 2015, e la coerenza con la strategia europea di crescita sostenibile legata alla ripresa post Covid19. Insieme all’esame sul PNRR italiano, l’evento presenterà anche una valutazione di buone pratiche a livello europeo, evidenziando le principali criticità e punti di forza nei piani nazionali di Germania, Spagna e Portogallo, secondo le stime del Green Recovery Tracker, uno strumento scientifico di analisi, sviluppato dall’Istituto Wuppertal e dal think tank E3G, che vuole analizzare i PNRR dagli Stati europei, in base al loro effetto positivo o negativo sul cambiamento climatico».