Un Workshop internazionale a Venezia
Il cambiamento climatico fa paura anche alla Marina Militare
L’Ammiraglio De Giorgi: «Con innalzamento del mare porti come quelli di Genova, Trieste e Venezia sparirebbero»
[25 Novembre 2014]
La Marina Militare ha ospitato nella Scuola Navale Francesco Morosini, nell’isola di Sant’Elena a Venezia, l’International Workshop on Maritime and Security Implications of Climate Changes, una giornata di studio che ha visto alternarsi esperti internazionali del mondo accademico, militare, scientifico e rappresentanti di Onu, Nato ed Unione Europea, «per rispondere – dicono gli organizzatori – al sempre crescente interesse attorno al fenomeno del cambiamento del clima, ampiamente riconosciuto come una concreta minaccia da parte della comunità internazionale. Le conseguenze del riscaldamento terrestre, infatti, come l’aumento del livello del mare, l’andamento anomalo delle precipitazioni e l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi stanno mostrando un impatto sia sulle tensioni regionali che sulla stabilità globale, ed uno stretto legame ad altre sfide del XXI secolo, quali il terrorismo, la pirateria ed i fenomeni di immigrazione clandestina. Tutto ciò necessita di una risposta sensibile, adeguata e responsabile».
La Marina Militare italiano non sembra arruolabile tra le truppe degli eco-scettici e chi non sembra avere dubbi, ma molte preoccupazioni, sui rischi posti dal Gliobal warming al nostro Paese, è il Capo di Stato maggiore, l’Ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, che al workshop di Venezia ha sottolineato: «Se il livello del mare si innalzerà, la situazione per l’Italia rischia di essere drammatica, con conseguenze irreversibili per porti come Venezia, Genova o Trieste, che hanno le montagne alle loro spalle e che verrebbero persi in alcuni decenni nella loro funzione, con basi navali e porti militari e civili che sparirebbero. L’aspetto principale della questione è quello della consapevolezza; l’obiettivo di questo simposio è dunque quello di fare un passo deciso verso l’acquisizione della consapevolezza del fenomeno, senza nascondere la testa nella sabbia, perché eventuali correttivi richiedono tempi lunghissimi e bisogna quindi prenderli per tempo. Se non anticipiamo di molto l’orizzonte delle cose da fare, non saremo di conseguenza in grado di reagire a breve. La Marina si occupa dei cambiamenti climatici non solo dal punto di vista geopolitico e strategico, ma anche per aspetti di sicurezza che vanno oltre, visto che il problema dell’innalzamento del mare si estende a tematiche anche sociali. E, come Italia, dobbiamo assolutamente prendere iniziative su questi temi, per accelerare su questioni che ci riguardano in maniera diretta e totale: il problema dell’innalzamento dell’acqua, in prospettiva, può toccare tutto il nostro Paese».
L’obiettivo del workshop era proprio quello di «Incrementare la coscienza collettiva relativamente alle potenziali problematiche di sicurezza collegate, direttamente o indirettamente, ai cambiamenti climatici, nonché di analizzare le capacità necessarie per affrontare tali sfide». Il dibattito si è incentrato soprattutto sulle attività e le azioni che i diversi protagonisti della comunità internazionale stanno attuando o pianificando nel breve-lungo termine.
La Marina Militare italiana dice di essere «all’avanguardia nell’affrontare queste problematiche, si adopera concretamente all’analisi del fenomeno e delle possibili conseguenze che il cambiamento del clima può avere sull’ambiente e in particolare sull’ecosistema marino. Tra le iniziative già in corso, una menzione speciale merita “La Flotta Verde”, un progetto finalizzato ad equipaggiare tutte le navi militari con sistemi di propulsione che siano environment-friendly, cioè ad impatto zero sull’ambiente. In aggiunta a ciò, la Marina Militare sostiene da anni la ricerca scientifica, attraverso una serie di accordi con atenei ed istituti nazionali, fornendo un contributo essenziale al monitoraggio delle condizioni di salute dei nostri mari. Pioniera in Europa, la strategia ambientale della Marina Militare conferma ancora una volta la dedizione particolare rivolta al problema, alle sue cause e agli effetti sulla dimensione marittima».