Cambiamento climatico: ogni anno il mare erode 70 Km2 di coste dell’Artico russo

Studio dell’università statale di Mosca conferma che il permafrost artico lungo la costa si sta sciogliendo a velocità spaventose

[29 Dicembre 2021]

Secondo gli scienziati dell’Università statale Mikhail Lomonosov, di Mosca, che stanno studiando i cambiamenti climatici nel nord, la Russia perde ogni anno sempre più territorio della sua costa artica.
Il riscaldamento globale sta causando l’innalzamento del livello del mare e le sue acque si stanno riscaldando, sciogliendo le coste ghiacciate. Il responsabile del Laboratorio di geoecologia del Nord dell’università di Mosca, Stanislav Ogorodov stima che ogni anno finisca in mare una parte del territorio russo paragonabile al distretto centrale di Mosca, circa 70 Km2, lasciando al suo posto secche e piccole spiagge sassose.

Il sito di informazioni analitiche russo Akcent ricorda che «Il lavaggio” delle coste artiche è noto da molto tempo: gli scienziati sovietici erano a conoscenza di questo fenomeno già negli anni ’70, ma ora sta crescendo il tasso di ritiro del permafrost». Ad esempio, la costa dell’isola di Pomor Kolguev, nel mare di Barents sud-orientale, si sta ritirando a una velocità di 2 metri all’anno.  In alcuni luoghi della Siberia orientale, le coste vengono erose dal mare più caldo a una velocità di 15-20 metri all’anno. Nei mari di Pechora e Kara, dove ora si estraggono petrolio e gas, ci sono già stati casi in cui le coste sono crollate in mare insieme alle infrastrutture petrolifere e  il riscaldamento dei mari del nord rappresenta una minaccia diretta per i porti marittimi, le linee di trasmissione elettrica, le reti di comunicazione e, soprattutto, le condotte sottomarine come quelle a Yamal, nella baia di Baydaratskaya e nella baia di Ob.

Come riportato in precedenza dal Barents Observer, «All’inizio di quest’anno, la costruzione del porto marittimo di Indiga nell’Okrug autonomo di Nenets è stata rinviata a causa delle mutevoli condizioni causate dal disgelo del permafrost, dallo scioglimento del ghiaccio e dalle condizioni meteorologiche generalmente più difficili. Il disgelo del permafrost modifica la profondità del porto e richiede nuovi metodi di costruzione».

Dato che le temperature più calde dell’oceano e dell’aria spesso creano tempeste costiere più intense e frequenti, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare aumentano le mareggiate. La frequenza dei disastri naturali, non solo nell’Artico, ma in tutto il mondo, è destinata ad aumentare man mano che l’Artico si scioglie sempre di più.

Ogorodov, specializzato nel campo della geomorfologia marina e della geoecologia polare, sottolinea che «Meno ghiaccio marino per periodi più lunghi dell’anno provoca onde sempre più grandi, portando un doppio effetto di erosione negativa sulle coste insieme al disgelo del permafrost».

Secondo il recente Arctic Report Card 2021 «Un aumento delle emissioni di gas serra ha innalzato le temperature in tutto il mondo, tuttavia, i poli sono le regioni più suscettibili al rapido aumento della temperatura. Attualmente, l’Artico si sta riscaldando tre volte più velocemente di qualsiasi altra area della Terra. L’aumento delle temperature globali provoca la rottura e lo scioglimento dei ghiacciai e del ghiaccio marino, provocando così l’innalzamento del livello del mare. Viene quindi messo in moto un ciclo perpetuo di scioglimento continuo nell’Artico: i livelli del mare più alti (e più caldi) riscaldano ulteriormente le coste ghiacciate dell’Artico e provocano lo scioglimento di una quantità ancora maggiore di ghiaccio polare e il disgelo del permafrost».

Anche altri scienziati russi fanno previsioni apocalittiche per l’Artico russo: con lo scioglimento del permafrost vengono rilasciati  nell’atmosfera quantità impressionanti di metano, un potente gas serra, e di gas radioattivo radon, mentre il micidiale mercurio viene rilasciato nell’acqua.