Il Ghiacciaio del Mandrone in 12 anni è arretrato di 330 metri, 139 metri solo nel 2022

Carovana dei ghiacciai, Legambiente: dal 2015 l’Adamello ha perso 50 ettari di superficie

Ghiacciaio del Miage, Greenpeace: dal 2008 persi oltre 100 miliardi di litri d’acqua, Agricoltura a rischio

[4 Settembre 2023]

La quarta tappa in Trentino-Alto Adige della IV edizione diCarovana dei Ghiacciai. La campagna internazionale per monitorare il drammatico ritiro dei ghiacciai a causa della crisi climatica promossa da Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), ha dovuto constatare che «L’inarrestabile corsa della crisi climatica minaccia anche il Ghiacciaio dell’Adamello, il più esteso ghiacciaio italiano, che dal 2015 ad oggi ha registrato una perdita di 50 ettari di superficie (pari a 70 campi da calcio). Il Ghiacciaio del Mandrone, che insieme al Pian di Neve fa parte del suo complesso glaciale, negli ultimi 12 anni registra un arretramento frontale di 330 metri, di cui 139 metri solo nel 2022».

Presentando i dati, Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna, ha evidenziato che «I continui sbalzi di temperatura e gli effetti degli eventi estremi che stiamo toccando con mano nel nostro viaggio sono il segno di quanto il nostro Paese, particolarmente vulnerabile ai fenomeni di instabilità naturale, stia subendo gli effetti dell’accelerazione della crisi climatica. Una situazione che rende necessarie ulteriori misure di protezione e adattamento, precedute da moderne tecnologie di osservazione, per anticipare, monitorare e affrontare le sfide create da ecosistemi complessi e altamente interconnessi in condizioni di crescente squilibrio».

I monitoraggi sono stati realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) in collaborazione con Legambiente e la Società Alpinisti Tridentini. Durante la tappa è stato l’inaugurato il Centro Studi Adamello “Julius Payer” (dedicato al primo salitore dell’Adamello) ed è stato organizzato un flash mob per chiedere più aree protette e la valorizzazione delle risorse naturali.

Valter Maggi, presidente del CGI e ricercatore dell’università di Torino, ha concluso: «In questa tappa abbiamo scoperto la geodiversità dell’ambiente glaciale e attraverso i dati raccolti dalla SAT per il Comitato glaciologico italiano ne abbiamo misurato la fragilità – commenta –. Il Ghiacciaio del Mandrone registra 330 metri di ritiro della fronte glaciale in 12 anni di cui 139 metri solo nel 2022. Nonostante ciò la geodiversità continua ad offrire i suoi servizi: approvvigionamento idrico dalle acque di fusione, habitat per le specie animali e vegetali nelle aree deglaciate e una mole di conoscenze scientifiche indispensabili per gestire in modo appropriato la crisi climatica».

Intanto,  si è appena conclusa la seconda parte della spedizione di Greenpeace Italia e del CGI sul ghiacciaio del Miage, nel versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta.  Il Miage è il più grande “ghiacciaio nero” (ovvero ricoperto da detriti) delle Alpi, e uno dei tre ghiacciai italiani con una superficie superiore a 10 km quadrati. La spedizione aveva l’obiettivo di misurare la fusione annuale del ghiacciaio.

Walter Alberto, operatore glaciologico per il ghiacciaio del Miage e membro del CGI, sottolinea che

«Le misure effettuate fino ad oggi ci dicono che negli ultimi 14 anni il ghiacciaio del Miage ha perso complessivamente oltre 23 metri di spessore a causa della crisi climatica. Purtroppo, temiamo che il monitoraggio di quest’ultima spedizione ci restituirà una fotografia ancora peggiore. Se la situazione non cambierà, qui come nel resto dei ghiacciai alpini, perderemo grandi masse di ghiaccio e preziose risorse idriche. Ciò significa che avremo a disposizione sempre meno acqua dolce durante le estati secche e calde dei prossimi anni».

Dal 2008 al 2022 il ghiacciaio del Miage ha perso 100 miliardi di litri d’acqua. «Per avere un’idea – spiega Greenpeace – si tratta di un quantitativo di poco inferiore all’acqua potabile erogata ogni anno all’intera città di Milano. Rispetto alla perdita di superficie, il ritiro dei ghiacciai sul massiccio del Monte Bianco è visibile a colpo d’occhio: basti pensare, ad esempio, che nei primi anni Duemila le fronti dei ghiacciai si trovavano circa 500 metri più a valle».

Elisa Murgese, investigations officer di Greenpeace Italia, aggiunge: «I ghiacciai italiani che si fondono sempre più rapidamente sono l’ennesimo sintomo di un’emergenza climatica senza precedenti, accelerata dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Dobbiamo smettere al più presto di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone e promuovere le fonti rinnovabili, se non vogliamo assistere a stravolgimenti senza precedenti. Per limitare inoltre la perdita delle nostre riserve d’acqua è urgente ridurre le emissioni di gas serra e proteggere gli ecosistemi chiave per il ciclo dell’acqua come i ghiacciai riducendo gli sprechi di risorse idriche, a partire dai settori a più alto consumo, come l’agricoltura intensiva praticata nel distretto del Po, legata in particolare alle coltivazioni mangimistiche».

Luigi Perotti, segretario generale del CGI, conclude: «La riduzione della disponibilità idrica dei serbatoi glaciali obbligherà il sistema agricolo a cambiare le abitudini, i tempi e le quantità di acqua usata nell’irrigazione, in particolare per i sistemi agricoli della Pianura Padana, come le risaie e le coltivazioni di mais. Inoltre, una seconda conseguenza della fusione dei ghiacciai è legata alla sicurezza: infatti, l’acqua di fusione dei ghiacciai può raccogliersi in laghi, che a loro volta possono tracimare in maniera improvvisa e pericolosa nella zona sottostante. In generale, le aree lasciate libere dai ghiacci possono diventare a rischio e, come dimostrano anche alcuni tragici eventi di cronaca, rendere la montagna un territorio non più per tutti».