Ciclone Idai: molti morti e decine di migliaia di sfollati in Africa australe

L’Onu si mobilita per aiutare Mozambico, Malawi e Zimbabwe

[18 Marzo 2019]

La città costiera di Beira, nel centro del Mozambico, e la sua regione sono state le più duramente colpite dal passaggio del ciclone tropicale Idai, subito dopo che il diluvio aveva sommerso il sud del Malawi e l’est dello Zimbabwe nella notte tra giovedi e venerdi scorsi. Non c’è ancora un bilancio delle vitttime, ma dalle foto che arrivano dalle aree colpite il disastro sembra di enorme portata e le vittime potrebbero essere molte, mentre gli sfollati sarebbero decine di migliaia.

Secondo il Programma alimentare mondiale (Pam). La scorsa settimana «Più di 900.000 persone in Malawi e 600 000 in Mozambico sono già state colpite dalle inondazioni eccezionalmente gravi associate al sistema ciclonico».

Il portavoce del Pam, Hervé Verhoosel, ha spiegato che «Queste forti precipitazioni hanno già fatto decine di morti e decine di migliaia di sfollati e sinistrati. Delle case, delle strade, dei ponti e delle colture sono stati rasi al suolo. I governi del Malawi e del Mozambico hanno dichiarato lo stato di emergenza nelle zone colpite e hanno chiesto un aiuto internazionale».

Secondo l’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (Ocha) , ieri nello Zimbabwe si contavano almeno 31 morti e 100 dispersi e il presidente del Paese, Emerson Dambudzo Mnangagwa, ha dichiarato lo stato di catastrofe. In mozambico il 14 marzo si contavano già 66 morti e in Malawi 56. Cifre che purtroppo sembrano destinate a salire.

Nei tre Paesi africani colpiti il ciclone Idai ha provocato danni a scuole e strutture sanitarie, inclusi materiali e forniture; devastato l’agricoltura e solo in Mozambico, circa 168.000 ettari di coltivazioni già colpiti dalle alluvioni all’inizio di marzo, minando la sicurezza alimentare e la stessa possibilità di nutrirsi per popolazioni poverissime e con molti  bambini Le infrastrutture idriche sono state spazzate via dall’alluvione, con un aumento del rischio di malattie trasmesse dall’acqua a causa del danneggiamento delle strutture igienico-sanitarie e della possibilità di utilizzare solo acqua non sicura. Molte case, spesso solo baracche con il tetto di lamiera, non esistono più oppure i loro abitanti hanno perso tutti i pochi beni che possedevano- L’Ocha averte che in situazioni come queste ci sono «Maggiori rischi per la protezione, in particolare per le donne e i bambini, compreso un aumento del rischio di violenza di genere e di possibili spostamenti forzati».

Di fronte a questa emergenza umanitaria immediata che rischia di trasformarsi in una tragedia sanitaria, le agenzie Onu hanno intrapreso – anche grazie all’utilizzo dei droni non appena sarà possibile – le necessarie valutazioni per determinare l’estinzione del disastro causato dalle in ondazioni e quali sono le zone che hanno bisogno di aiuti prioritari.

Ma queste attività sono rese difficili dal fatto che il ciclone ha devastato le linee telefoniche fisse e le linee di telefonia mobile sono sovraccariche, mentre lo spazio aereo del Mozambico è rimasto chiuso a causa delle proibitive condizioni meteorologiche. Una tregua del maltempo ha però permesso agli elicotteri inviati dal governo sudafricano e a uno del Pam di realizzare alcune operazioni di emergenza, mentre appena sarà possibile si tenterà di raggiungere zone rurali remote dove nessuno sa ancora cosa sia successo. Fino a ieri l’area di Beira e tutto il Mozambico centrale erano ancora flagellate da piogge fortissime.

Il Pam prevede di fornire aiuto alimentare a 600.000 persone in Mozambico e a 650.000 in u Malawi e il suo personale ha già raggiunto le città mozambicane di Beira, Zambezia e Tete. In Mozambico il Pam trasporterà per via aerea biscotti ad alto tenore energetico nelle comunità isolate dalle inondazioni, mentre nelle zone rurali accessibili fornirà mais, olio vegetale ed altro cibo, così come buoni alimentari nelle città.