Si stima che le emissioni nazionali di CO2 aumenteranno di oltre il 2% quest’anno
Clima ed energia, Enea: per l’Italia «mai così lontano» l’obiettivo di decarbonizzazione al 2030
Nei primi nove mesi dell’anno consumi di carbone in crescita del 47%, mentre le rinnovabili sono in retromarcia (-11%)
[23 Dicembre 2022]
L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) ha aggiornato la sua analisi del sistema energetico italiano, documentando la performance nazionale nei primi 9 mesi di quest’anno. Il risultato è che «l’obiettivo di riduzione delle emissioni non è mai stato così lontano».
In questo periodo le emissioni di CO2 sono cresciute del 6%, mentre a fine anno il computo potrebbe chiudersi a oltre +2% (oltre il doppio della stima fornita solo pochi giorni fa dall’Ispra). Come mai? I consumi di petrolio sono cresciuti dell’8%, avvicinandosi ai valori pre-pandemici. Ancora più marcato l’aumento dei consumi di carbone (+47%), che a fine anno torneranno non lontani dai livelli del 2018. In forte calo invece i consumi di gas naturale (-3% nei nove mesi, -8% nel III trimestre) e di fonti rinnovabili, in calo costante dell’11% circa in tutti e tre i primi trimestri dell’anno.
La performance delle rinnovabili è stata influenzata negativamente dalla significativa riduzione dell’idroelettrico (-25% rispetto al minimo degli ultimi 15 anni), non compensato dall’aumento del 9% di eolico e solare nei primi nove mesi dell’anno, né dalle altre fonti rinnovabili come la geotermia (l’ultimo impianto geotermoelettrico inaugurato nel nostro Paese risale a 8 anni fa).
Non a caso l’analisi Enea evidenzia un forte peggioramento dell’indice della transizione energetica Ispred (-60% nel III trimestre): «Il forte calo dell’indice Enea-Ispred è da collegarsi in particolare al peggioramento della componente decarbonizzazione, scesa al valore minimo della serie storica – spiega Francesco Gracceva, il coordinatore dell’analisi – In questo scenario l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 potrà essere raggiunto solo se nei prossimi otto anni riusciamo a ottenere una riduzione media annua di quasi il 6%», ovvero un tasso quasi triplo di quello che era necessario nel 2019 per raggiungere l’obiettivo fissato allora nell’ormai vecchio e inadeguato Pniec.
Non va meglio sul fronte della sicurezza energetica, con l’analisi Enea che evidenzia «il peggioramento dell’adeguatezza del sistema gas». Come sottolinea Gracceva, in vista del prossimo inverno «richiede particolare attenzione la capacità delle infrastrutture gas di coprire la punta di domanda: infatti, nel caso di un completo azzeramento dei flussi dalla Russia (scesi sotto al 20% dell’import totale nei primi nove mesi, ma già quasi a zero a ottobre), risulterebbe molto difficile coprire punte di domanda legate a picchi di freddo intenso che investano l’intero territorio nazionale».
Da qui l’esigenza nell’immediato di fare affidamento su nuovi rigassificatori, che il Governo ha scelto però di proseguire nel lungo termine: inizialmente era previsto l’acquisto di un rigassificatore e il noleggio di un altro, mentre alla fine sono state comprate entrambe le infrastrutture, legandoci alla loro attività per almeno un altro quarto di secolo. In questo modo la transizione energetica si allontana ancora.
Eppure, come documentato da Legambiente, se lo sviluppo delle rinnovabili – limitando l’analisi per semplicità a solare ed eolico – fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010-2013 (pari a 5,9 GW l’anno), oggi l’Italia avrebbe 50 GW in più di impianti e sarebbe stata così in grado di ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, tagliando le importazioni di gas dalla Russia del 70%.
Invece non solo sono stati persi anni preziosi, condannando il Paese a prolungare la dipendenza dal gas, ma neanche adesso le rinnovabili hanno ripreso a correre, a causa delle complessità autorizzative e dalle sindromi Nimby e Nimto che le frenano.
Nei primi 11 mesi del 2022 la capacità rinnovabile in esercizio in Italia è aumentata di appena 2.668 MW, ancora lontanissimo dai 10.000 MW annui che l’Italia sarebbe chiamata ad installare per rispettare i target europei al 2030 individuati dall’iniziativa RePowerEu.