Gli ambientalisti russi: gli incendi innescati spesso da attività forestali legali

Clima: i giganteschi incendi in Siberia hanno fatto cambiare idea a Putin?

La Russia ha capito che con la catastrofe climatica in corso non ci guadagna nessuno e ci rimettono tutti

[13 Agosto 2021]

Gli ultimi anni in Russia sono stati segnati da una serie continua di disastrosi incendi e il 2021 batterà probabilmente il record per l’area percorsa dagli incendi in Russia da quando sono iniziate questo tipo di osservazioni. Intanto, il fumo degli incendi ha raggiunto il Polo Nord e i Paesi vicini e in Siberia ha avvolto centinaia di città e paesi. A causa degli incendi boschivi in ​​Yakutia, la gigantesca di fumo potrebbe incombere su Ekaterinburg e raggiungere Gorny Altai; nella regione di Irkutsk più di 400 città e villaggi erano avvolti completamente dal  fumo, e nel territorio di Krasnoyarsk più di 900 insediamenti del popolo Yamalo erano soffocati dal fumo, così come l’intero territorio autonomo dei Nenets. Nelle città con oltre un milione di abitanti e nei capoluoghi di regione l’area è fortemente inquinata.

Greenpeace Russia fa notare che «Tuttavia, la realtà è che i prossimi anni potrebbero battere questi “record”. Il clima sta cambiando, portando a nuovi che scoppiano più facilmente, si sviluppano in modo più pericoloso e aggravano ulteriormente la crisi climatica. È un processo che si accresce di anno in anno».

La riunione di emergenza del governo russo tenutasi la settimana scorsa a Mosca potrebbe essere il segnale del fatto che il Cremlino potrebbe prendere più seriamente il riscaldamento globale: il presidente Vladimir Putin ha detto che i vasti incendi che hanno colpito la Siberia quest’estate sono causati dal cambiamento climatico.

Come evidenzia l’associazione scientifica/ambientalista Bellona, «Per più di un mese, gli incendi hanno divampato in tutta la Yakutia, la regione più grande e più fredda della Russia sul fianco orientale della Siberia, trasformando più di un milione e mezzo di ettari di foreste in fiammiferi fumanti». Il fumo denso ha ricoperto la capitale regionale di Yakutsk, intossicando gli abitanti e causando la chiusura degli aeroporti a causa della scarsa visibilità».

Secondo quanto scrive la Tass, Putin, di fronte all’incredibile portata degli incendi, ha detto che «Se non del tutto, almeno in larga misura, ciò è dovuto al cambiamento climatico globale nella nostra nazione».  E ha aggiunto che «Negli ultimi 44 anni, la temperatura della Russia è aumentata di 2,8 volte rispetto alla media mondiale, minacciando di sciogliere il permafrost che copre il 65% del territorio russo».

Per Bellona, queste dichiarazioni «Rappresentano un cambiamento di retorica da parte di Putin, che in passato ha messo in dubbio il ruolo che sta avendo il cambiamento climatico nel severo caldo russo, nelle inondazioni e negli incendi boschivi da record praticamente ogni anno». L’associazione norvegese/russa ricorda che negli anni scorsi Putin aveva messo più volte in discussione la scienza climatica, affermando che il cambiamento climatico era dovuto a fenomeni naturali, persino “cosmici”, al di fuori del controllo dell’umanità. L’eterno presidente russo aveva puntato pesantemente sullo scioglimento dell’Artico come occasione economica, avviando un enorme operazione di trivellazione di gas e petrolio lungo la costa siberiana settentrionale della Russia e decretando iniziative per  un massiccio aumento del traffico marittimo lungo la rotta marittima del Nord, un’arteria polare che collega l’Europa all’Asia. Per facilitare l’accesso ai giacimenti di petrolio e gas, Rosatom, la società nucleare statale russa, è stata incaricata di sviluppare un’ampia infrastruttura in tutto l’Artico.

Ma sono stati gli stessi ministeri di Putin a sottolineare in diversi rapporti quanto la Russia possa perdere con l’aumento delle temperature globali e con gli estremi meteorologici che la stanno colpendo sempre più frequentemente. A giugno, il ministro russo delle risorse naturali e dell’ecologia, Alexander Kozlov, ha avvertito che «L’economia perderà circa 65 miliardi di dollari in infrastrutture a causa dello scioglimento del permafrost causato dai cambiamenti climatici». Le temperature più elevate minacciano di far sprofondare 75.000 chilometri di oleodotti e gasdotti costruiti su fondamenta nel terreno ghiacciato. Secondo le stime di Kozlov, «Circa il 40% di tutte le infrastrutture costruite su terreni coperti dal permafrost è già stato danneggiato».  E i pericoli non si limitano ai danni strutturali. «Quando il permafrost si scioglie – evidenzia Charles Digges di Bellona – rilascia vaste riserve di metano e anidride carbonica, i gas maggiormente responsabili del riscaldamento globale, aumentando ulteriormente le temperature. Eppure, mentre il parlamento russo ha approvato una legislazione volta a monitorare le emissioni industriali, l’impegno di Mosca a passare a fonti di energia più pulite è praticamente inesistente. Le previsioni della strategia climatica a lungo termine di Mosca continuano a fare affidamento sui combustibili fossili fino al 57% del mix energetico del Paese fino al 2050, l’anno entro il quale molte importanti economie intendono essere carbon-free».

Ma proprio sul clima si registra una schiarita tra Washington e Mosca: l’Amministrazione di Joe Biden, che sta cercando di riprendersi la leadership climatica globale dopo i 4 disastrosi anni negazionisti di Donald Trump, è incoraggiata dai nuovi toni d Putin che a luglio ha detto all’ex segretario di Stato americano e inviato speciale sul clima Usa, John Kerry, che i due grandi Paesi  «dovrebbero lavorare insieme per affrontare il riscaldamento globale». Kerry ha risposto: «Siamo lieti che la Russia ora voglia fare dei passi, ulteriori passi, perché il suo Paese è ovviamente colpito. E crediamo che su questo per noi ci sia spazio per cooperare».

Greenpeace Russia, insieme a People of the Forest e al Fondo per la conservazione della Siberia e dell’Estremo Oriente nella regione dell’Angara, sta conducendo un ampio studio per scoprire le vere cause degli incendi in Russia. Gli ambientalisti russi sanno che «9 incendi su 10 sono causati dall’uomo. Tuttavia, per risolvere il problema, sono necessarie informazioni più dettagliate sulle pratiche pericolose in agricoltura e silvicoltura». Grazie ai dati satellitari, ormai gli ambientalisti tracciano esattamente dove è iniziato un incendio e, in base a questo, possono fare supposizioni sulle sue cause. Poi, con spedizioni sul terreno, testano queste ipotesi: fanno rilievi aerei e a terra, intervistano chi vive nelle aree dove sono scoppiati gli incendi.

People of the Forest, che sta lavorando nell’oblast di Angara (nella regione di Irkutsk e nel territorio di Krasnoyarsk) ha fornito i primi dati della ricerca sul campo e, dicono a Greenpeace Russi, «Si è scoperto che la maggior parte dei nuovi incendi, grazie ai quali è ancora possibile determinare dove e come sono iniziati, sono sorti nelle radure. E questi non sono il mitico disboscamento illegale di “boscaioli neri”, ma il più ordinario disboscamento legale, dove i lavoratori più normali bruciano i residui degli abbattimenti, fanno fuochi, fumano e lanciano mozziconi di sigaretta».

I volontari di People of the Forest spiegano che «Per i taglialegna è più redditizio bruciare i resti della foresta abbattuta piuttosto che ripulire l’area di abbattimento in altri modi o riciclare questi rifiuti. E commettono queste violazioni proprio nel momento sbagliato, non osservando le regole di sicurezza antincendio. Gli incendi spesso partono da siti di disboscamento si espandono su aree enormi e poi bruciano fino all’autunno».

Per gli ambientalisti russi, «Questo è un dato molto importante perché ci permette di trovare soluzioni reali. Possiamo ridurre il numero di nuovi incendi subito se influenziamo il modo in cui vengono eseguite le operazioni di disboscamento: fermando completamente la combustione estiva dei residui di disboscamento e aumentando il controllo da parte della guardia forestale, questi incendi possono essere efficacemente prevenuti e, se si verificano, estinti precocemente».

Nella riunione moscovita del governo della settimana scorsa Putin ha fatto approvare un elenco di istruzioni per affrontare gli incendi  per il 2021: 1. Assegnare fondi per il monitoraggio e l’estinzione degli incendi, nonché per macchinari e attrezzature forestali per le regioni della Federazione Russa; 2. Istituire un Centro interregionale per la protezione dagli incendi boschivi nel distretto federale dell’Estremo Oriente; 3. Prendere in considerazione la possibilità di coinvolgere l’EMERCOM (il ministero delle situazioni di emergenza) nell’estinzione degli incendi nelle aree naturali se adiacenti ad aree popolate; 4. Valutare se nelle regioni con una difficile situazione di incendi boschivi ci sono attrezzature sufficienti per l’estinzione degli incendi a terra. In caso contrario, organizzare le consegne;  5. Valutare se il ministero della difesa ha bisogno di aiuto per estinguere gli incendi nelle regioni con una difficile situazione di incendi boschivi e prendere una decisione appropriata; Migliorare il sistema di formazione del personale forestale; fornire alle organizzazioni che proteggono le foreste dagli incendi personale qualificato, fornire loro supporto sociale. 6. Esplorare la possibilità di trasferire i poteri per la protezione delle foreste dalle autorità regionali a quelle federali; Le autorità esecutive della Repubblica di Carelia, della Repubblica di Sakha (Yakutia) e della regione di Chelyabinsk devono fornire assistenza ai cittadini colpiti dagli incendi boschivi nel 2021: pagamento di benefit e risarcimenti una tantum, revisione degli alloggi danneggiati, costruzione o acquisto di nuovi alloggi per sostituire quelli andati persi.

Greenpeace Russi, che finora aveva criticato duramente l’inerzia del governo russo, ha detto «Sosteniamo fortemente l’attuazione di queste istruzioni, ma non sono esaustive: non è tutto ciò che deve essere fatto».

Secondo gli ambientalisti , «E’ necessario collegare la protezione dagli incendi boschivi alla silvicoltura sostenibile. E’ impossibile proteggere una foresta se non è gestita in modo efficiente. Ciò vale anche per il volume totale delle sovvenzioni forestali e per il trasferimento dell’uso intensivo delle foreste in aree più sviluppate, ovvero foreste su ex terreni agricoli.  E’ necessario formulare una posizione chiara sulle “zone di controllo”. Difficilmente miglioreremo la situazione degli incendi in Russia se non riduciamo le aree in cui gli incendi non possono essere estinti.  E’ inoltre necessario adeguare la posizione sugli investimenti finanziari: i soldi devono essere investiti principalmente per personale qualificato, stipendi dignitosi e stabili, assicurazioni, attrezzature e formazione di alta qualità e non solo in attrezzature: autopompe e trattori. Tali investimenti richiedono finanziamenti annuali non una tantum, ma costanti al livello appropriato.  Tuttavia, se queste istruzioni presidenziali verranno attuate fedelmente, questi passaggi possono portare a cambiamenti positivi. L’estate sta finendo e ora dobbiamo resistere fino alle piogge autunnali e conservare tutto ciò che può ancora essere salvato dal fuoco. Inoltre, faremo in modo che le istruzioni del presidente siano soddisfatte e lavoreremo un reale aumento multiplo dei finanziamenti per la protezione delle foreste dagli incendi, rafforzando la prevenzione e aumentando la quota di foreste definitivamente protette dagli incendi».