Comprendere e colmare i gap nelle conoscenze sull’adattamento climatico nelle montagne (VIDEO)
Onu: Il ripristino degli ecosistemi montani è un problema che riguarda tutti
[13 Dicembre 2023]
Le montagne, le aree ad alta latitudine e la criosfera sono componenti fondamentali dell’equilibrio ecologico del nostro pianeta. Riconoscendo la loro importanza di fronte all’accelerazione degli impatti climatici, la 28esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP28 Unfccc) di Dubai ha evidenziato «L’urgente necessità di colmare i gap nelle conoscenze sull’adattamento in queste regioni».
Il 16esimo Focal Point Forum tenutosi durante la COP28, ha fatto luce sulle sfide affrontate da questi ambienti e ha proposto misure concrete di intervento nel 2024 nell’ambito del Nairobi Work Programme (NWP), una rete di oltre 450 organizzazioni che lavorano per colmare le lacune di conoscenza e potenziare le azioni di adattamento climatico nei Paesi.
L’International Mountain Day 2023, celebrato l’11 dicembre, aveva come tema “Restoring mountain ecosystems” e l’Onu ha ricordato che «Le montagne sono gioielli naturali di cui dovremmo fare tesoro. Ospitano il 15% della popolazione mondiale e ospitano circa la metà degli hotspot della biodiversità mondiale. Forniscono acqua dolce per la vita quotidiana a metà dell’umanità, contribuendo a sostenere l’agricoltura e a fornire energia pulita e medicinali. Sfortunatamente, le montagne sono minacciate dal cambiamento climatico , dallo sfruttamento eccessivo e dall’inquinamento, aumentando i rischi per le persone e il pianeta. Mentre il clima globale continua a riscaldarsi, i ghiacciai montani si sciolgono, compromettendo le riserve di acqua dolce a valle, e le popolazioni di montagna – alcune delle più povere del mondo – affrontano difficoltà ancora maggiori per sopravvivere».
E l’Onu ha fatto notare che «Pendii ripidi implicano che il disboscamento delle foreste per l’agricoltura, gli insediamenti o le infrastrutture può causare l’erosione del suolo e la perdita di habitat. L’erosione e l’inquinamento danneggiano la qualità dell’acqua che scorre a valle e la produttività del suolo. Infatti, oltre 311 milioni di persone delle popolazioni rurali di montagna nei Paesi in via di sviluppo vivono in aree esposte al progressivo degrado del territorio, 178 milioni dei quali sono considerati vulnerabili all’insicurezza alimentare. Questo problema riguarda tutti noi. Dobbiamo ridurre la nostra impronta di carbonio e prenderci cura di questi tesori naturali».
Per l’Onu «Il ripristino degli ecosistemi montani, è un’opportunità per aumentare la consapevolezza sull’importanza degli ecosistemi montani e chiedere soluzioni basate sulla natura, migliori pratiche e investimenti che creino resilienza, riducano la vulnerabilità e aumentino la capacità delle montagne di adattarsi alle minacce quotidiane e agli eventi climatici estremi».
Durante l’evento ospitato dalla COP28 Unfccc sono state evidenziate diversi gap conoscitivi: «Lacune nelle conoscenze osservative, in particolare nella comprensione delle variabili della criosfera come l’estensione del permafrost, i volumi del ghiaccio dei ghiacciai e la variazione della copertura nevosa. Studi limitati che confrontano gli impatti passati e i rischi futuri nelle regioni montane. Gap nella valutazione del rapporto costi-benefici e dell’efficacia a lungo termine delle soluzioni di adattamento. L’erosione culturale e dei mezzi di sostentamento nell’Artico sta costringendo le comunità a trasferirsi, lasciandosi alle spalle la propria terra, cultura e storia».
Ma nelle zone di alta montagna i cambiamenti ambientali sono evidenti e allarmanti. Per esempio, negli ultimi 50 anni l’Asia centrale ha perso oltre 1000 ghiacciai, nelle Alpi svizzere i ghiacciai hanno subito una perdita di volume del 10% in soli 2 anni e la copertura nevosa più bassa degli ultimi 30 anni è stata registrata nel 2022 nel Regioni alpine e nei bacini dei fiumi Danubio, Po, Rodano e Reno.
Stefan Uhlenbrook, direttore del settore Idrologia, acqua e criosfera della World meteorological organization (Wmo), sottolinea che «Dobbiamo prenderci cura delle montagne, delle aree ad alta latitudine e della criosfera, e queste regioni, a loro volta, ci aiuteranno a prenderci cura delle persone e del pianeta».
Tashi Pem, direttore generale del dipartimento per l’ambiente e i cambiamenti climatici del Bhutan, un Paese senza sbocco sul mare e dipendente dall’energia idroelettrica, ha evidenziato i problemi che il piccolo regno himalayano deve affrontare a causa del ritiro dei ghiacciai e ha evidenziato «La necessità di finanziamenti per gestire le perdite e i danni correlati».
Pem ha condiviso l’esperienza del Bhutan nell’implementazione di meccanismi finanziari innovativi e iniziative di adattamento comunitarie e hanno sottolineato l’importanza della pianificazione attraverso concreti piani nazionali di adattamento (NAP, aggiungendo che «In alcune regioni, le montagne, le aree ad alta latitudine e la criosfera sono risorse comuni condivise dai Paesi. Gli attori devono sfruttare questo aspetto per identificare azioni e interessi comuni per facilitare l’adattamento e lo sviluppo sostenibilez
Durante il 16esimo Focal Point Forum sulla comprensione e la chiusura dei gap nella conoscenza dell’adattamento nelle montagne, nelle aree ad alta latitudine e nella criosfera, Paesi, organizzazioni partner ed esperti si sono detti interessati a collaborare con il NWP e hanno delineato le aree che potrebbero essere affrontate in futuro, man mano che il lavoro sulle montagne diventerà una priorità nell’ambito del summit NWP del prossimo 2024: «Condivisione delle conoscenze basata sull’evidenza: promuovere casi di adattamento di successo e cooperazione transfrontaliera nelle regioni montane. Cura della conoscenza specifica per il contesto: sviluppo di soluzioni su misura per le regioni montane, come l’adattamento degli indicatori di impatto globale ai contesti nazionali e locali. Partenariati strategici per l’azione: co-progettazione di soluzioni per affrontare le barriere della conoscenza, rafforzando i quadri politici nazionali, regionali e internazionali, compresi i NAP. Creare un ambiente favorevole: rafforzare il sostegno finanziario agli sforzi di adattamento in montagna, nelle aree ad alta latitudine e nella criosfera».
Lorena Pérez Roa, della divisione ambiente, cambiamenti climatici e oceani del ministero degli Aesteri del Cile, ha concluso: «Abbiamo imparato dall’esperienza del nostro Paese che semplicemente non possiamo risolvere gli impatti climatici da soli; dobbiamo essere inclusivi, e l’inclusività inizia affrontando i gap della conoscenza e trasmettendo poi la conoscenza a tutti gli attori rilevanti».