Consiglio di sicurezza Onu: «Gli shock climatici sono destinati a peggiorare gli hot spot già fragili»

L’ex presidente della Colombia e Premio Nobel Santos: «C'è solo una via da seguire: unitevi, cooperate o moriremo tutti».

[14 Giugno 2023]

Intervenendo al secondo formal meeting del 2023 sugli shock climatici del  Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, il sottosegretario generale dell’Onu per le operazioni di pace Jean-Pierre Lacroix, ha detto che si stima che 3,5 miliardi di persone vivono in “hot spot climatici” e ha avvertito che «I relativi rischi per la pace e la sicurezza sono destinati solo ad aumentare. Bisogna agire per evitare effetti sempre peggiori». Al meeting del Consiglio di sicurezza sono intervenuti più di 70 relatori che si sono scambiati opinioni sulle connessioni tra cambiamento climatico e peggioramento della sicurezza. E Lacroix ha evidenziato che non si tratta di qualcosa che riguarda il future, sta avvenendo qui e ora: «Gli shock climatici stanno innescando un peggioramento della sicurezza, dall’Afghanistan al Mali, e le missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite stanno adottando misure per adattarsi, dalla riduzione della loro impronta di carbonio all’affrontare una miriade di conseguenze correlate. Dati i crescenti collegamenti tra cambiamento climatico, pace e sicurezza, nonché i più ampi cambiamenti nelle dinamiche dei conflitti nelle aree in cui lavoriamo, dobbiamo continuare ad adattarci».

Il sottosegrtario Onu ha fatto notare che «L’ultimo assessment report dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha dimostrato che i rischi climatici e rischi quali la perdita di biodiversità e i conflitti violenti interagiranno sempre più».

Facendo una panoramica delle attuali attività di peace keeping dell’Onu, Lacroix ha ricordato che «Negli ultimi anni, la maggior parte delle operazioni di pace delle Nazioni Unite ha dovuto affrontare maggiori pericoli e problemi politici. Le sfide transfrontaliere, il degrado ambientale e gli eventi meteorologici estremi, amplificati dai cambiamenti climatici, mettono sempre più alla prova la nostra capacità di attuare i nostri mandati. Vediamo già una forte correlazione tra gli Stati membri che affrontano la fragilità e quelli che affrontano il cambiamento climatico. Dei 16 Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico, 9 ospitano una missione di pace delle Nazioni Unite: Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Mali, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Yemen. La maggior parte delle operazioni di pace delle Nazioni Unite sono dispiegate in contesti altamente esposti al clima e caratterizzati da alti livelli di disuguaglianza di genere. Sebbene le missioni sul campo delle Nazioni Unite non detengano la soluzione definitiva al cambiamento climatico, sono profondamente” colpite dal suo impatto. Le nostre missioni testimoniano in prima persona le doppie vulnerabilità poste dal cambiamento climatico e dall’insicurezza. Pertanto, le aree prioritarie di azione nelle missioni sul campo delle Nazioni Unite includono l’investimento nelle capacità di anticipare e affrontare i collegamenti tra clima e sicurezza, rafforzare i vantaggi reciproci dell’azione per il clima e rendere gli ambienti più sicuri e assicurarsi che le missioni non diventino parte del problema. Guidata dall’Environmental Strategy for Peace Operations l’Onu sta progressivamente introducendo soluzioni di energia rinnovabile, riducendo la nostra impronta ambientale e riducendo al minimo anche il rischio per la sicurezza dei convogli di carburante».

Ma nel 2021 e nel 2022 solo il &% dell’elettricità utilizzata dalle operazioni di pace delle<’Onu è stata prodotta da fonti energetiche rinnovabili e per questo Lacroix ha accolto con favore nuove iniziative come la partnership Nepal-Stati Uniti per l’implementazione di un sistema solare ibrido su larga scala a Rumbek, mentre nel Sud Sudan, Emirati Arabi Uniti e Norvegia hanno lanciato l’Energy Compact in Peace Operations. Per Lacroix, «Il dispiegamento di capacità dedicate al clima, alla pace e alla sicurezza in un numero crescente di missioni sul campo è stato un punto di svolta. L’integrazione delle considerazioni climatiche nel loro lavoro ha rafforzato la capacità delle missioni di attuare i mandati conferiti da questo Consiglio. L’United Natons Peacekeeping ministerial meeting 2023, che si terrà in Ghana a dicembre, fornirà ulteriori opportunità per rafforzare gli sforzi attraverso la generazione di impegni che soddisfano le esigenze, dalle capacità specializzate all’equipaggiamento di partnerships in aree chiave come l’ambiente. Insieme possiamo costruire un futuro in cui i nostri sforzi nella prevenzione dei conflitti, nella costruzione della pace, nel consolidamento della pace e nel mantenimento della pace si rafforzino e siano integrati dal nostro impegno per affrontare la crisi climatica».

L’ex presidente colombiano e premio Nobel per la pace Juan Manuel Santos ha invitato il Consiglio di sicurezza a fare di più: «Siamo in un momento storico in cui il mondo rischia di dividersi in blocchi che competono per il potere e la supremazia l’uno sull’altro, piuttosto che cooperare per affrontare le sfide senza precedenti e le minacce esistenziali che tutti noi affrontiamo. Nonostante la voglia di alcuni membri del Consiglio di trattare il cambiamento climatico e la sicurezza come questioni separate, nel mondo reale le conseguenze del cambiamento climatico e dei conflitti convergono molto chiaramente. Il cambiamento climatico aggrava le minacce alla sicurezza umana e la guerra danneggia la natura e l’ambiente in numerosi modi, dalla distruzione delle dighe – basta guardare l’Ucraina – agli attacchi agli oleodotti e ai terreni agricoli che sostengono le comunità rurali. Il Consiglio di sicurezza deve fare ulteriori passi avanti e fare la sua parte nell’affrontare la sfida senza precedenti dell’insicurezza climatica, collaborando con altre parti delle Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali per trovare soluzioni sostenibili ed eque».

Santos ha suggerito azioni come «L’integrazione più efficace del clima nelle operazioni Onu sul campo, avere più consulenti per il clima e la sicurezza assegnati alle missioni di mantenimento della pace e utilizzare le previsioni climatiche come parte degli strumenti di prevenzione delle Nazioni Unite per anticipare e mitigare i rischi in contesti fragili. Non può esserci pace senza sviluppo sostenibile, e non può esserci sviluppo sostenibile senza pace. E’ così semplice. La pace può essere mantenuta solo se le stesse foreste, suoli e fiumi da cui dipendono le comunità sono protetti e gestiti in modo sostenibile».

L’ex presidente e Premio Nobel ha concluso: «Abbiamo bisogno di un’azione politica coraggiosa. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi non solo nella mitigazione e nell’adattamento, ma anche in soluzioni positive per la natura, tra cui la conservazione di foreste ad elevata integrità, torbiere, barriere coralline e altri ecosistemi che forniscono all’umanità aria e acqua pulite. Invio i membri del Consiglio a trovare un terreno comune, un dialogo costruttivo e una cooperazione. C’è solo una via da seguire: unitevi, cooperate o moriremo tutti».