Consiglio di sicurezza Onu: l’innalzamento del livello del mare pone rischi “impensabili” per il pianeta (VIDEO)
Profonde implicazioni per la sicurezza, il diritto internazionale, i diritti umani e il tessuto stesso delle società
[15 Febbraio 2023]
Intervenendo al dibattito “”Sea-level Rise: Implications for International Peace and Security” prganizzato dal governo di Malta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha evidenziato «Leammatiche implicazioni dell’innalzamento del livello del mare sulla pace e la sicurezza globali. I mari in aumento stanno affondando i futuri. L’innalzamento del livello del mare non è solo una minaccia in sé, èun moltiplicatore di minacce. Per le centinaia di milioni di persone che vivono in piccoli Stati insulari in via di sviluppo e in altre zone costiere basse in tutto il mondo, l’innalzamento del livello del mare è un fiume di guai. L’innalzamento del mare minaccia la vita e mette a repentaglio l’accesso all’acqua, al cibo e all’assistenza sanitaria. L’intrusione di acqua salata può decimare posti di lavoro e intere economie in settori chiave come l’agricoltura, la pesca e il turismo. Soprattutto se combinato con eventi meteorologici estremi legati alla crisi climatica, può danneggiare o distruggere infrastrutture vitali, compresi i sistemi di trasporto, gli ospedali e le scuole. E l’innalzamento dei mari minaccia l’esistenza stessa di alcune comunità e persino di Paesi».
Guterres ha ricordato che «La World Meteorological Organization (WMO) ha appena rilasciato una nuova raccolta di dati che enuncia il grave pericolo dell’innalzamento del mare. I livelli medi globali del mare sono aumentati più velocemente dal 1900 rispetto a qualsiasi secolo precedente negli ultimi 3000 anni. L’oceano globale si è riscaldato più velocemente nell’ultimo secolo che in qualsiasi momento negli ultimi 11.000 anni. Nel frattempo, l’a WMO ci dice che anche se il riscaldamento globale venisse miracolosamente limitato a 1,5 gradi, ci sarà comunque un considerevole innalzamento del livello del mare. Ma ogni frazione di grado conta. Se le temperature aumentano di 2 gradi, l’innalzamento del livello potrebbe raddoppiare, con ulteriori aumenti di temperatura che porteranno a un aumento esponenziale del livello del mare. In qualsiasi scenario, paesi come Bangladesh, Cina, India e Paesi Bassi sono tutti a rischio. Le megalopoli di ogni continente dovranno affrontare gravi conseguenze, tra cui Lagos, Maputo, Bangkok, Dhaka, Giacarta, Mumbai, Shanghai, Copenaghen, Londra, Los Angeles, New York, Buenos Aires e Santiago. Il pericolo è particolarmente grave per quasi 900 milioni di persone che vivono in zone costiere a bassa quota, ovvero una persona su 10 sulla terra. Alcune coste hanno già registrato il triplo del tasso medio di innalzamento del livello del mare».
Il capo dell’Onu ha raccontato che «Ho visto con i miei occhi come le persone nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo nel Pacifico occidentale stiano affrontando livelli di innalzamento del mare fino a quattro volte superiori alla media globale. Nei Caraibi, l’innalzamento del mare ha contribuito alla devastazione dei mezzi di sussistenza locali nei settori del turismo e dell’agricoltura. L’innalzamento dei mari e altri impatti climatici stanno già costringendo ad alcuni trasferimenti nelle Fiji, Vanuatu, nelle Isole Salomone e altrove. Le inondazioni e l’erosione costiera nell’Africa occidentale stanno danneggiando le infrastrutture e le comunità, minando l’agricoltura e spesso costando vite umane. In Nord Africa, l’intrusione di acqua salata sta contaminando la terra e le risorse di acqua dolce, distruggendo raccolti e mezzi di sussistenza. Anche la Somalia è alle prese con l’intrusione di acqua salata, che contribuisce alla competizione per le scarse risorse di acqua dolce. E in tutto il mondo, un pianeta più caldo sta sciogliendo ghiacciai e calotte glaciali. Secondo la NASA, l’Antartide sta perdendo una media di 150 miliardi di tonnellate di massa di ghiaccio all’anno. La calotta glaciale della Groenlandia si sta sciogliendo ancora più velocemente, perdendo 270 miliardi di tonnellate all’anno. E bisogna considerare anche le centinaia di milioni di persone che vivono nei bacini fluviali dell’Himalaya. Abbiamo già visto come lo scioglimento himalayano abbia peggiorato le inondazioni in Pakistan. Ma man mano che questi ghiacciai si ritireranno nei prossimi decenni, nel tempo i fiumi Indo, Gange e Brahmaputra si ridurranno. E l’innalzamento del livello del mare combinato con una profonda intrusione di acqua salata renderà gran parte dei loro enormi delta semplicemente inabitabili. Vediamo minacce simili nel delta del Mekong e oltre. Le conseguenze di tutto ciò sono impensabili. Comunità delle terre basse e interi Paesi potrebbero scomparire per sempre. Assisteremmo a un esodo di massa di intere popolazioni su scala biblica. E vedremmo una concorrenza sempre più agguerrita per l’acqua dolce, la terra e altre risorse».
Rivolto ai leder del Consiglio di sicurezza dell’Onu, Guterres li ha avvertiti: «L’impatto dell’innalzamento dei mari sta già creando nuove fonti di instabilità e conflitto. Dobbiamo far fronte a questa crescente ondata di insicurezza con azioni in tre aree. Primo, dobbiamo affrontare la causa principale dell’innalzamento dei mari, la crisi climatica. Il nostro mondo sta sfrecciando oltre il limite di riscaldamento di 1,5 gradi richiesto per un futuro vivibile e, con le attuali politiche, si sta avvicinando a 2,8 gradi: una condanna a morte per i Paesi vulnerabili. Abbiamo urgentemente bisogno di un’azione più concertata per ridurre le emissioni e garantire la giustizia climatica. I Paesi in via di sviluppo devono disporre delle risorse per adattarsi e costruire la resilienza contro i disastri climatici. Tra le altre cose, questo significa realizzare il fondo per perdite e danni, mantenere l’impegno di 100 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima nei Paesi in via di sviluppo, raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento e sfruttare massicci finanziamenti privati a un costo ragionevole. Secondo, dobbiamo ampliare la nostra comprensione delle cause profonde dell’insicurezza. Questo significa identificare e affrontare una gamma molto più ampia di fattori che minano la sicurezza: dalla povertà, alla discriminazione e alla disuguaglianza, alle violazioni dei diritti umani, ai disastri ambientali come l’innalzamento del livello del mare. Ecco perché, ad esempio, il Peacebuilding Fund sostiene attivamente gli sforzi per la resilienza dal basso contro gli effetti del cambiamento climatico. Dobbiamo anche migliorare la lungimiranza e gli allarmi precoci per preparare e proteggere le comunità vulnerabili. Un ottimo esempio è il nostro piano per garantire che i sistemi di allerta precoce contro i disastri naturali proteggano ogni persona sulla terra entro 5 anni. Terzo, dobbiamo affrontare le implicazioni dell’innalzamento delle acque per i quadri giuridici e i diritti umani. L’innalzamento del livello del mare provoca – letteralmente – il restringimento delle masse terrestri, portando a possibili controversie sull’integrità territoriale e sugli spazi marittimi. L’attuale regime giuridico deve essere lungimirante e colmare le lacune nei quadri esistenti. Sì, questo include il diritto internazionale dei rifugiati. Ma si tratta anche di mettere in atto soluzioni giuridiche e pratiche innovative per far fronte agli impatti dell’innalzamento del livello del mare sullo spostamento forzato delle popolazioni e sull’esistenza stessa del territorio terrestre di alcuni Stati. I diritti umani delle persone non scompaiono quando scompaiono le loro case».
Guterres ha concluso evidenziando la dimensione geopolitoca dell’innalzamento del livello del mare_ L’anno scorso, la International Law Commission ha preso in considerazione la questione ed ha esplorato una serie di opzioni per affrontarla, inclusa la conservazione della statualità nonostante la perdita di territorio, la cessione o l’assegnazione di porzioni di territorio a uno Stato interessato o persino la creazione di confederazioni di Stati. E’ essenziale tenere questi dibattiti per trovare soluzioni, e saluto le delegazioni del Sixth Committee che si stanno occupando attivamente di questi problemi. Dobbiamo continuare a lavorare per proteggere le popolazioni colpite e garantire i loro diritti umani fondamentali. Il Consiglio di sicurezza ha un ruolo fondamentale da svolgere nel mobilitare la volontà politica necessaria per affrontare le devastanti sfide alla sicurezza poste dall’innalzamento delle acque. Dobbiamo tutti continuare a dare a questo problema la visibilità che merita e a sostenere le vite, i mezzi di sussistenza e le comunità che vivono in prima linea in questa crisi».
Il ministro degli Esteri rumeno Bogdan Aurescu, copresidente dell’International Law Commission Study Group on Sea-Level Rise, ha convenuto sul fatto che «Il livello del mare legato ai cambiamenti climatici rappresenta un rischio reale per oltre i due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite. Le coste vengono “spinte” verso l’interno, influenzando le linee di base dalle quali vengono misurate le zone marittime dei Paesi e quindi minacciando l’accesso dei Paesi alle risorse. Sebbene siano disponibili diverse azioni per proteggere le coste dei Paesi, comprese le barriere fisiche, i loro costi rimangono fuori portata per molti dei Paesi più colpiti. E’ necessario sfruttare meglio il diritto internazionale per sostenere i Paesi più a rischio per l’innalzamento del livello del mare. L’International Law Commission ha recentemente aggiunto alla sua agenda il tema “Innalzamento del livello del mare in relazione al diritto internazionale”. Sono necessari sforzi urgenti per evitare possibili situazioni di “apolidia de facto”, anche preservando i diritti fondamentali e le identità delle persone costrette a fuggire dai loro Paesi d’origine a causa del cambiamento climatico».
Coral Pasisi, direttrice per i cambiamenti climatici della Pacific Community e presidente dell’ONG Tofia Niue, ha reso esplicito quale sia il pericolo per le persone che vivono nei piccoli stati insulari del Pacifico: «Entro il 2050 – entro la vita dei nostri figli e nipoti – l’innalzamento del livello del mare avrà superato almeno un metro per la maggior parte dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, uno spostamento che durerà per migliaia di anni». Poi ha elencato i gravi impatti che le comunità insulari stanno già affrontando: dallo sbiancamento della barriera corallina all’intrusione di acqua salata, e ha denunciato «La continua violazione della responsabilità e l’impunità da parte della comunità internazionale nel non agire per fermare il cambiamento climatico. Questo è un problema di sicurezza di fondamentale importanza per la regione del Pacifico. Le ripercussioni sulla sicurezza dell’innalzamento del livello del mare non affrontato ricadranno direttamente sotto il mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Spero che l’Assemblea generale adotti presto una risoluzione, proposta da Vanuatu, che richieda un parere consultivo della Corte internazionale di giustizia sugli obblighi degli Stati nei confronti del cambiamento climatico».
Nel suo intervento, anche il presidente di turno dell’assemblea generale dell’Onu, l’ungherese Csaba Kőrösi, ha ricordato che «Il cambiamento climatico – la più grande sfida della nostra generazione – è stato il tema più sollevato dai leader mondiali durante l’ultimo dibattito ad alto livello dell’Assemblea». Kőrösi ha citato proiezioni secondo le quali «In meno di 80 anni, tra 250 e 400 milioni di persone avranno probabilmente bisogno di nuove case in nuove località» e ha allanciato l’allarme sugli «Impatti devastanti per i “cestini del pane” del mondo, in particolare i fertili delta lungo il Nilo, il Mekong e altri fiumi. Nel frattempo, l’innalzamento del livello del mare indotto dal clima sta anche provocando nuove questioni legali che sono al centro stesso dell’identità nazionale e statale. Esorto il Consiglio di sicurezza a riconoscere l’importanza dell’azione climatica come strumento chiave per la costruzione della pace. I dati e le strutture per difendersi dalla minaccia a livello del mare esistono già, quel che è necessario ora – come sempre – è la volontà politica di agire».