Dal bianco al verde: il cambiamento climatico nelle Alpi si vede dallo spazio

La biomassa vegetale è aumentata in tre quarti delle Alpi

[3 Giugno 2022]

Nella regione alpina il riscaldamento globale ha un impatto particolarmente forte e, come l’Artico, la catena montuosa europea che divide l’Italia dal resto dell’Europa sta diventando più verde. Il nuovo studio “From white to green: Snow cover loss and increased vegetation productivity in the European Alps”, pubblicato su Science da un team di ricercatori svizzeri dell’Université de Lausanne e dell’Universität Basel, ha utilizzato i dati satellitari per dimostrare che «La vegetazione al di sopra del limite del bosco è aumentata in quasi l’80% delle Alpi. Anche il manto nevoso sta diminuendo, anche se finora solo leggermente».

Il team di ricerca guidato da Sabine Rumpf dell’Universität Basel e da Grégoire Mariéthoz e Antoine Guisan dell’Université de Lausanne ricorda che «Lo scioglimento dei ghiacciai è diventato un simbolo del cambiamento climatico nelle Alpi. Ora, la riduzione del manto nevoso è già visibile dallo spazio, ma questo non è affatto il cambiamento più grande». I ricercatori hanno studiato il cambiamento del manto nevoso e della vegetazione dal 1984 al 2021 utilizzando dati satellitari ad alta risoluzione e dicono che «Durante questo periodo, la biomassa vegetale al di sopra del limite del bosco è aumentata di oltre il 77% dell’area osservata. Questo fenomeno di “inverdimento” dovuto al cambiamento climatico è già ben documentato nell’Artico e inizia a essere rilevato anche in montagna».

Secondo la Rumpf, «Nelle Alpi la portata del cambiamento si è rivelata assolutamente enorme. Le Alpi stanno diventando più verdi perché le piante stanno colonizzando nuove aree e la vegetazione generalmente diventa più fitta e più alta».

Studi precedenti si erano concentrati soprattutto sull’influenza del riscaldamento globale sulla biodiversità alpina e sui cambiamenti nella distribuzione delle specie vegetali. Ma finora nessuno aveva condotto un’analisi così completa delle variazioni della produttività della vegetazione nelle Alpi. Gli autori del nuovo studio dimostrano che «L’aumento della biomassa vegetale è dovuto principalmente alle variazioni delle precipitazioni e ai periodi vegetativi più lunghi a causa dell’aumento delle temperature». La Rumpf aggiunge: «Le piante alpine sono adattate a condizioni difficili, ma non sono molto competitive. Con il mutare delle condizioni ambientali, queste specie specializzate perdono il loro vantaggio e vengono sostituite. La biodiversità unica delle Alpi è quindi sottoposta a una notevole pressione».

Contrariamente alla vegetazione, dal 1984 l’estensione del manto nevoso sopra il limite del bosco è cambiata solo leggermente. Per la loro analisi, i ricercatori hanno escluso le regioni al di sotto dei 1.700 metri, i ghiacciai e le foreste e nelle restanti aree hanno riscontrato «Una diminuzione significativa del manto nevoso in quasi il 10% dell’area. Potrebbe non sembrare molto, ma si tratta comunque di una tendenza preoccupante».

Uno dei due autori senior dello studio, Antoine Guisan dell’Université de Lausanne, evidenzia che «Le precedenti analisi dei dati satellitari non avevano identificato alcuna tendenza del genere. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la risoluzione delle immagini satellitari era insufficiente o perché i periodi considerati erano troppo brevi».

Mariéthoz fa notare che «Per anni, le misurazioni locali a terra hanno mostrato una diminuzione dell’altezza della neve a basse quote. Questa diminuzione ha già fatto sì che alcune aree siano diventate in gran parte prive di neve. Sulla base dei dati satellitari, è possibile distinguere se una determinata area è innevata o meno, ma non consente di trarre conclusioni sull’altezza della neve».

Dopo aver sottolineato l’importante ruolo della neve e del ghiaccio delle Alpi nell’approvvigionamento di acqua potabile e, non ultimo, per il tempo libero e il turismo, la Rumpf  conclude: «Mentre il riscaldamento globale continua, le Alpi passeranno sempre più dal bianco al verde, creando un circolo vizioso: le montagne più verdi riflettono meno luce solare e quindi portano a un ulteriore riscaldamento e, a sua volta, a un ulteriore restringimento del manto nevoso riflettente. Il riscaldamento provoca anche un ulteriore scioglimento dei ghiacciai e lo scioglimento del permafrost, che può portare a ulteriori frane, crolli e colate di fango».