Due super uragani in due settimane non è una coincidenza, è il cambiamento climatico
Le multinazionali sapevano già 30 anni fa che il cambiamento climatico sarebbe stato catastrofico, è arrivato il momento che paghino i danni?
[8 Settembre 2017]
Secondo Naomi Ages, responsabile del Climate Liability Project Lead di Greenpeace Usa. «Il cambiamento climatico è un problema di giustizia sociale; colpisce più duramente le comunità più vulnerabili. Con gli uragani Harvey e Irma, stiamo vedendo che stanno avvenendo in maniera estrema. Ma questi eventi non sono solo una sfortuna per le persone che non possono evitarli: stanno diventando la nuova normalità. Gli scienziati ci hanno detto che i cambiamenti climatici potrebbero alimentare eventi climatici più estremi, con impatti ancora più devastanti».
Ormai è chiaro che ‘industria dei combustibili fossili sapeva già decenni fa quel che sarebbe successo: i ricercatori della Exxon avevano avvertito già nel 1982 i capi della più grossa compagnia petrolifera privata del mondo che gli impatti del cambiamento climatico avrebbero potuto essere catastrofici. Ma, oltre non far niente per scongiurare questo pericolo, la Exxon e le altre multinazionali petrolifere si sono impegnate per decenni in una costosissima campagna per seminare dubbi sul cambiamento climatico, ostacolare la politica climatica, screditare la scienza e proteggere i loro profitti. Come riassume efficacemente la Ages, «Mentre l’industria sapeva quali danni avrebbe potuto causare il cambiamento climatico, ha continuato a sfruttare i combustibili fossili, peggiorando il problema e bloccando il percorso verso l’energia rinnovabile. Questo solleva naturalmente una questione, non sarebbe giustizia chiedere a queste compagnie di pagare i danni che sapevano sarebbero arrivati, i danni che sono peggiorati con il cambiamento climatico? Non dovrebbero essere le persone e le comunità che sono state colpite più duramente dai cambiamenti climatici a poter chiedere alle compagnie di pagare la loro quota dei costi della ricostruzione?»
Greenpeace Usa ricorda che «L’ingiustizia ambientale affliggeva Houston già prima dell’uragano Harvey. Le raffinerie di petrolio, gli impianti petrolchimici e altri impianti di petrolio e gas sono in maniera sproporzionata in tutte le comunità di colore e a basso reddito. I pianificatori della città hanno discriminato queste comunità facendo costruire elle pianure alluvionali, senza fornire loro un’adeguata protezione contro le inondazioni. Quando Harvey ha colpito, ha aggravato la discriminazione ambientale con l’ingiustizia climatico, ampliando a livelli estremi i problemi esistenti».
Subito dopo Harvey, le coste Usa sono minacciate da Irma, uno degli uragani atlantici più forti mai registrati e che ha già prodotto un disastro sociale, economico e ambientale nei piccoli Stati insulari e nei territori di oltremare dei Caraibi.. Il primo ministro di Barbuda ha stimato che il 90-95% dell’isola sia stato distrutto. E’ bastato che Irma sfiorasse Puerto Rico per paralizzare un territorio statunitense dove il 46% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Le conseguenze dell’uragano potrebbero lasciare per sei mesi senza energia vaste aree di Puerto Rico, devastando ulteriormente un territorio associato gli Usa già in bancarotta e con effetti tragici sulle comunità povere.
Quando Irma toccherà la ricchissima Florida meridionale, si abbatterà su un realtà che quotidianamente si trova fare i conti con l’innalzamento del livello del mare e con aree d elevatissimo rischio di inondazioni. Eppure la Florida – come il Texas – h votato per il negazionista climatico Donald Trump.
La Ages sottolinea: «Che si tratti di Texas, Florida, Puerto Rico o dei Caraibi, il cambiamento climatico sta aggravando i problemi esistenti, soprattutto per coloro che non possono permetterselo. Ecco perché è il momento di ritenere i grandi inquinatori – coloro che possono permetterselo e che avevano previsto giorni come questi – responsabili delle vittime. Alcune stime portano i danni a Harvey a quasi 200 miliardi di dollari. Le stime iniziali per Irma sono pari a 250 miliardi di dollari. Chi dovrebbe sopportare quel costo? Ci sono migliaia di persone che hanno perso le loro case e i mezzi di sussistenza. Molti non dispongono di assicurazioni o di qualsiasi tipo di rete di sicurezza. Il cambiamento climatico sta rendendo peggiori queste tempeste e più difficile riprendersi dalle perdite. Vediamo che abbiamo bisogno di azioni drastiche per ridurre le emissioni di carbonio, ma abbiamo bisogno anche di responsabilità : abbiamo bisogno di una giustizia climatica. Le compagnie che sapevano di star alimentando i cambiamenti climatici – attraverso le emissioni dei loro prodotti e con il negazionismo – possono e dovrebbero essere considerate responsabili. Questo include il pagamento. L negazionismo climatico non è un crimine senza vittime e le vittime non condividono ugualmente l’onere del cambiamento climatico. Quando chiediamo che le Exxon e le Chevron del mondo debbano rispondere a queste vittime, intendiamo letteralmente e intendiamo ora».
Di Harvey e Irma si occupa anche Rhea Suh, la presidente del Natural resources defense council (Nrdc), evidenziando che gli Usa sono concentrati – come è necessario fare – sulla ricostruzione post Harvey e nei preparativi per affrontare Irma, ma avverte che «il problema di queste tempeste è un problema che ignoriamo a nostro rischio: il cambiamento climatico».
La Such precisa che «Nessun scienziato del clima darebbe tutta la colpa ai cambiamenti climatici per un qualsiasi uragano o per un evento meteo estremo. Ma lo sappiamo: i cambiamenti climatici hanno reso quasi certamente Harvey più devastante. Le acque del Golfo del Messico hanno raggiunto un caldo record. E le acque e l’aria più calde sono i combustibili più potenti per le tempeste distruttive. Solo chi e volontariamente cieco può ignorare il modello più vasto del clima estremo: Harvey è la terza tempesta “da ogni 500 anni” – o peggiore – che ha colpito Houston in soli tre anni. E’ solo l’ultima di una serie di inondazioni catastrofiche e di tempeste che hanno colpito la Nazione. In tutta l’America e in tutto il mondo le ondate di caldo e le piogge torrenziali stanno diventando più intense: proprio come gli scienziati del clima avevano previsto da decenni. A questo punto, il cambiamento climatico sta urlando per chiedere la nostra attenzione. Ma il Presidente Trump e i leader del Congresso si sono messe le dita nelle orecchie, fingendo che tutto andrà bene, se solo accetteremmo di negare la scienza climatica. Quest’avversione verso la scienza sembra sempre più un invito a prepararsi a una catastrofe a livello planetario. Abbiamo visto il futuro e somiglia molto a Houston».
Greenpeace Usa parte da una certezza: «La scienza rende più facile identificare e quantificare e prevedere i rischi legati al cambiamento climatico. Ignorare questi rischi, o continuare, nonostante loro, con il business as usual, è negligente e può essere punito. La scienza è in grado anche di quantificare i danni causati dal cambiamento climatico, facendo in modo che le emissioni di una determinata azienda possano essere collegate ad un certo ammontare dell’innalzamento del livello del mare o a un aumento della temperatura. Infatti, un nuovo studio ha scoperto che, dal 1980, da sole 90 compagnie hanno contribuito fino al 35% o dell’incremento della temperatura media globale in superficie e fino al 14% dell’aumento livello del livello del mare globale. Alle compagnie dei combustibili fossili possono essere assegnate percentuali di responsabilità per gli impatti climatici, basate sulle loro emissioni storiche e tale percentuale potrebbe essere traducibile in un importo in miliardi di dollari, tenendo in considerazione i costi di tempeste come Harvey e Irma».
La Ages conclude amaramente: «Molti di questi soldi dovrebbero andare a sostegno del buon recupero e della ricostruzione di cui hanno così disperatamente bisogno i sopravvissuti degli uragani. Ma le compagnie dei combustibili fossili hanno già speso molti soldi e non proprio per i lavori di ripristino. Invece, stanno facendo donazioni alle campagne politiche e ai super PAC per garantire che il negazionismo climatico sia la politica ufficiale e per non restare l gancio. Pensiamo che quel denaro sarebbe speso meglio aiutando le persone e le comunità a recuperare e adattarsi al cambiamento climatico. Vero?»