Emergenza clima: negli ultimi 2 anni in Italia 21 i fiumi e 10 i laghi colpiti da siccità
Nei primi 6 mesi del 2023 ben 12 eventi siccitosi e 28 esondazioni. Dal 2010 ad oggi, 231 esondazioni fluviali e 49 eventi di siccità
[10 Luglio 2023]
In occasione della mobilitazione europea “Big Jump” 2023” di European Rivers Network, dedicata alla tutela dei corsi d’acqua, il 9 luglio Legambiente ha promosso una serie d iniziative e ha ricordato che «Laghi e fiumi in forte sofferenza minacciati dagli effetti sempre più impattanti della crisi climatica come siccità, alluvioni e ondate di calore» e ha fatto il punto della situazione con i nuovi dati dell’Osservatorio Città Clima dai quali emerge che «Negli ultimi due anni, dal 2022 a luglio 2023, in Italia sono stati 21 i fiumi e 10 i laghi ad essere colpiti dalla siccità. Tra questi per i fiumi: Po, Sesia, Pellice, Bormida, Adige, Tagliamento, Bisenzio, Ombrone, Tevere, Chienti, Metauro, Misa (questi ultimi due sono anche tra quelli ripetutamente esondati negli eventi alluvionali del 2022 e 2023). Per i laghi: il Lago Maggiore, quello di Como, Garda, Fedaia, Massaciuccoli, Nemi, Bracciano».
Il Cigno Verde evidenzia che «Se si guarda ai singoli anni e alla tipologia di eventi climatici estremi, nei primi sei mesi del 2023 nella Penisola sono stati 12 gli eventi siccitosi che hanno colpito laghi e fiumi, 22 quelli nel 2022. Ammontano, invece, a 28 le esondazioni censite da inizio anno da Legambiente, contro le 21 del 2022[i]. A pesare le due alluvioni di inizio e metà maggio in Romagna e nel nord delle Marche. Preoccupante anche il bilancio degli ultimi 13 anni: dal 2010 ad oggi sono 231 casi di esondazioni fluviali, ben il 13,3% di tutti gli eventi estremi registrati sulla piattaforma. Le regioni che hanno visto un maggior numero di esondazioni sono Emilia-Romagna (39 eventi), Lombardia (38), Sicilia (24), Piemonte (18), Liguria (17). Gli eventi di siccità, invece, che hanno colpito fiumi e laghi dal 2010 sono stati 49, che sul totale di casi di danni da siccità prolungata (79 eventi) sono pari al 62%. Le regioni con più casi: Lombardia (17), Piemonte (7), Veneto e Emilia-Romagna (5 ciascuna)».
Un quadro preoccupante sul quale per Legambiente bisogna intervenire al più presto. Per questo l’ dell’Osservatorio Città Clima ha presentato un Focus ondate di calore nel quale si legge: «Non solo emergenza alluvioni e siccità. Le temperature globali hanno accelerato a livelli record nelle ultime settimane e – a distanza di sette anni dall’ultimo evento – torna a far parlare di sé “El Niño”, un fenomeno atmosferico che potrebbe spingere il 2023 a diventare l’anno più caldo mai registrato. Già il 2022 è stato un “anno nero” per le ondate di calore, come sottolinea il dossier del Ministero della Salute pubblicato a novembre 2022 che ha evidenziato come nel mese di luglio la mortalità sia aumentata mediamente del 29% toccando il picco del 36% nella seconda metà del mese. Tra le città maggiormente colpite Torino con un eccesso di mortalità pari al +70%, a cui segue Campobasso (+69%), Bari (+60%) e Bolzano (+59%). Solo nel 2022 sono stati oltre 2.300 i decessi in Italia dovuti alle ondate di calore, secondo le analisi di Ministero della Salute e Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, in crescita rispetto ai 1.472 del 2021 e ai 685 del 2020».
Proprio per tenere alta l’attenzione di cittadini e istituzioni sulla necessità di mitigare gli impatti crescenti della crisi climatica, di proteggere e ripristinare i nostri fiumi e in generale i sistemi di acqua dolce, di ridare spazio e riqualificare i corsi d’acqua di tutelare la biodiversità, l’associazione ambientalista ha aderito anche quest’anno al Big Jump, con una serie di iniziative organizzate dai suoi circoli dal Piemonte alla Valle D’Aosta, dall’Emilia Romagna alla Campania alla Lombardia tutti uniti per un “grande tuffo” simbolico che lega i corsi d’acqua d’Europa. Un evento che si ripete dal 2002 e che complessivamente ha visto la partecipazione di circa 200.000 persone con oltre 2.000 eventi in 34 Paesi. E il Big Jump è servito a Legambiente a rilanciare le sue richieste per frenare gli effetti della crisi climatica e per chiedere con forza «L’approvazione in via definitiva del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), attualmente in fase di Valutazione ambientale strategica e la costituzione di un Osservatorio Nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, uno dei tasselli cruciali per l’attuazione del Piano e l’operatività delle azioni previste. Da questo passaggio dipende la messa a terra e l’efficacia del piano su tutto il territorio».
Per quanto riguarda le acque interne, l’associazione ambientalista chiede che «L’Italia punti a progetti e interventi per favorire processi di rinaturalizzazione idrologica dei bacini e geomorfologica dei versanti per ridare spazio ai corsi d’acqua, rallentare la velocità della corrente e favorire l’infiltrazione naturale dell’acqua e la ricarica delle falde acquifere attraverso progetti di river restoration e nature based solution». Inoltte <, per Legambiente sono «Importanti quelle misure contenute nel PNACC rispondenti all’impegno da parte del Governo per contribuire all’obiettivo della Strategia europea per la biodiversità di riconnettere e riqualificare 25.000 km di fiumi in Europa con l’individuazione dei corsi d’acqua italiani che maggiormente sono stati artificializzati.
Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente, ha concluso: «Gli impatti della crisi climatica sono sempre più crescenti ed evidenti sui nostri territori causando ingenti danni all’ambiente, all’economia del Paese, e perdite di vite umane. Con il “Big Jump” vogliamo tornare a ribadire l’urgenza di un cambio di rotta immediato. Al Governo Meloni chiediamo un’assunzione di responsabilità con interventi concreti a partire dall’approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e lo stanziamento delle risorse per attuarlo e l’aggiornamento del PNIEC, che deve essere approvato entro un anno e la cui prima bozza inviata a Bruxelles è decisamente poco ambiziosa. Senza dimenticare che il Paese ha bisogno di più politiche territoriali di prevenzione e campagne informative di convivenza con il rischio per evitare che il Paese rincorra sempre l’emergenza e sia interessato dall’ennesima tragedia».