ExxonMobil aveva previsto con precisione il cambiamento climatico già negli anni ‘70, ma lo aveva tenuto nascosto

La multinazionale petrolifera respinge le accuse, ma i suoi documenti interni dimostrano che ha fuorviato e ingannato l’opinione pubblica

[13 Gennaio 2023]

Lo studio “Assessing ExxonMobil’s global warming projections”, pubblicato su Science da Geoffrey Supran e Naomi Oreskes del Department of the History of Science dell’ Harvard University e da Stefan Rahmstorf del Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung (PIK). rivela che  «Le e proiezioni create internamente da ExxonMobil a partire dalla fine degli anni ’70 sull’impatto dei combustibili fossili sul cambiamento climatico erano molto accurate, superando persino quelle di alcuni scienziati accademici e governativi».  E gli scienziati denunciano che «Nonostante queste previsioni, il colosso multinazionale dell’energia ha continuato a seminare dubbi sulla crescente crisi».

Le accuse alle multinazionali di aver nascosto – anche con campagne di disinformazione – quel che sapevano sull’impatto dei combustibili fossili sul riscaldamento globale sono note, ma  in “Assessing ExxonMobil’s Global Warming Projections”, i ricercatori di Harvard e del PIK mostrano per la prima volta l’accuratezza delle previsioni non dichiarate create dagli scienziati della compagnia petrolifera dal 1977 al 2003. Hanno infatti scoperto che «I ricercatori della Exxon hanno creato una serie di modelli e analisi straordinariamente affidabili che proiettano il riscaldamento globale dalle emissioni di anidride carbonica nei prossimi decenni. Nello specifico, Exxon ha previsto che le emissioni di combustibili fossili porterebbero a 0,20 gradi Celsius di riscaldamento globale per decennio, con un margine di errore di 0,04 gradi, un trend che si è dimostrato ampiamente accurato».

Supran, che ora è all’Università di Miami, sottolinea che «Questo documento è la prima valutazione sistematica in assoluto delle proiezioni climatiche di un’impresa di combustibili fossili, la prima volta che siamo stati in grado di dare una cifra a ciò che sapevano. Quello che abbiamo scoperto è che tra il 1977 e il 2003, eccellenti scienziati all’interno della Exxon hanno modellato e previsto il riscaldamento globale con abilità e accuratezza, francamente, scioccanti, solo per l’azienda per poi passare i successivi due decenni a negare proprio quella scienza clima tica».

La Oreskes, il cui lavoro esamina cause ed effetti del negazionismo climatico, aggiunge: «Abbiamo pensato che questa fosse un’opportunità unica per capire cosa sapesse Exxon su questo problema e quale livello di comprensione scientifica avesse in quel momento. Abbiamo scoperto che non solo le loro previsioni erano estremamente ben fatte, ma che spesso erano anche migliori delle previsioni fatte da scienziati accademici e governativi indipendenti nello stesso identico momento».

Per testare le prestazioni dei modelli Exxon, gli scienziati di Harvard e del PIK hanno utilizzato tecniche statistiche consolidate dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e hanno scoperto che, «A seconda della metrica utilizzata, il 63 – 83% delle proiezioni del riscaldamento globale riportate dagli scienziati della Exxon erano coerenti con le temperature effettive nel tempo. Inoltre, le proiezioni della company avevano uno “skill score”  medio del 72%, più o meno il 6%, con il punteggio più alto del 99%».  Lo  “skill score” si riferisce a quanto bene una previsione si confronta con ciò che accade nella vita reale. Per fare un confronto, le previsioni sul riscaldamento globale presentate al Congresso degli Stati Uniti nel 1988 dallo scienziato della NASA James Hansen avevano punteggi dal 38 al 66%.

I ricercatori evidenziano che «Gli scienziati della Exxon hanno correttamente respinto la possibilità di un’era glaciale in arrivo, hanno predetto con precisione che il riscaldamento globale causato dall’uomo sarebbe stato rilevabile per la prima volta nel 2000 – più o meno 5 anni – e hanno ragionevolmente stimato la quantità di CO2 che avrebbe portato a pericolosi riscaldamento».

L’attuale dibattito su quando e quando la Exxon fosse a conoscenza dell’impatto sulle emissioni di CO2 è iniziato nel 2015, dopo che sono cominciate a trapelare notizie di documenti aziendali interni che descrivevano la prima conoscenza della scienza climatica da parte della grande multinazionale. Exxon non era d’accordo con i rapporti e aveva fornito anche un collegamento a studi interni e promemoria dei suoi scienziati e suggerito che le parti interessate li leggessero prima di fare accuse. Ora Suoran dice che «Questo è esattamente quello che abbiamo fatto». Infatti, insieme alla Oreskes hanno trascorso un anno a ricercare quei documenti e nel 2017 hanno pubblicato una serie di tre articoli che analizzano i 40 anni di storia delle comunicazioni climatica della Exxon. Sono stati in grado di dimostrare che «C’era una discrepanza sistematica tra ciò che Exxon stava dicendo internamente e nei circoli accademici rispetto a ciò che stavano dicendo all’opinione pubblica. Questo ci ha portato a concludere che avevano ingannato in modo quantificabile l’opinione pubblica, essenzialmente contribuendo silenziosamente alla scienza climatica e promuovendo a gran voce il dubbio su quella scienza».

Nel 2021, lo stesso team ha pubblicato un nuovo studio su One Earth utilizzando tecniche algoritmiche per identificare i modi in cui «ExxonMobil ha utilizzato un linguaggio sempre più sottile ma sistematico per modellare il modo in cui l’opinione pubblica parla e pensa al cambiamento climatico, spesso in modi fuorvianti». Precedenti indagini hanno portato alla luce documenti della Exxon che suggeriscono che la compagnia ha cercato di diffondere dubbi sulla scienza climatica. Un documento interno espone la «posizione Exxon» per «Sottolineare l’incertezza nelle conclusioni scientifiche sull’effetto serra».

Data la sua lunga storia di studio delle comunicazioni sul clima da parte delle compagnie dei combustibili fossili, queste scoperte non sono state certo una sorpresa per la Oreskes,  che ha attirato l’attenzione sul tema con il suo best-seller del 2010, “Merchants of Doubt” e nel quale lei ed Erik M. Conway del Caltech  sostengono che «Exxon era consapevole della minaccia delle emissioni di carbonio sul cambiamento climatico, ma ha condotto una campagna di disinformazione sul problema». Ma, nonostante la popolarità del libro e gli studi sottoposti a peer-reviewed  realizzati con Supran, alcuni hanno continuato a chiedersi se potesse dimostrare l’effetto di queste campagne di disinformazione e se davvero hanno fatto la differenza.

E lo stesso atteggiamento della ExxonMobil di fronte al nuovo studio: «Questo problema è emerso più volte negli ultimi anni e, in ogni caso, la nostra risposta è la stessa: coloro che ne parlano come” Exxon Knew” sbagliano nelle loro conclusioni» ha detto la multinazionale a BBC News».

La Oreskes ribatte che questo atteggiamento «Sottolinea davvero l’assoluta ipocrisia della leadership della ExxonMobil, che sapeva che i propri scienziati stavano facendo questo lavoro di modellazione di altissima qualità e aveva accesso a quelle informazioni privilegiate mentre diceva al resto di noi che i modelli climatici erano sciocchezze. Penso che questo nuovo studio sia la prova, perché mostra il grado di comprensione… questa comprensione davvero profonda, davvero sofisticata, davvero abile che è stata oscurata da ciò che è venuto dopo. Dimostra un punto che ho sostenuto per anni: che gli scienziati della ExxonMobil erano a conoscenza di questo problema in modo sorprendentemente accurato fin dagli anni ’80, ma i portavoce dell’azienda hanno negato, contestato e oscurato questa scienza, a partire dalla fine degli anni ’80/inizio anni ’90».

Supran aggiunge: «I risultati sono una “pistola fumante”. Penso che la nostra analisi sigilli l’accordo su quella questione. Ora abbiamo prove totalmente incontestabili che la Exxon ha predetto con precisione il riscaldamento globale anni prima che si voltasse e attaccasse pubblicamente la scienza del clima e gli scienziati- La nostra analisi ci consente per la prima volta di dare effettivamente un numero a quel che Exxon sapeva, ovvero che la combustione dei loro prodotti a base di combustibili fossili avrebbe riscaldato il pianeta di circa 0,2° C ogni decennio. I ricercatori non avevano mai quantificato le prove scientifiche nei documenti della ExxonMobil».

In risposta, ExxonMobil ha indicato una sentenza di un tribunale statunitense del 2019 che concludeva: «Gli executives  e i dipendenti di ExxonMobil si sono impegnati in modo uniforme a svolgere rigorosamente i propri compiti nel modo più completo e meticoloso possibile». Ma a maggio 2022 un tribunale del Massachusetts ha stabilito che ExxonMobil deve affrontare un processo per le accuse di aver mentito sul cambiamento climatico.

Di fonte alle contro-accuse di Exxon-Mobil  la Oreskes ribadisce che «I risultati dimostrano che ExxonMobil ha consapevolmente ingannato l’opinione pubblica e i governi. Avevano tutte queste informazioni a loro disposizione, ma in pubblico hanno detto cose molto, molto diverse».