Foreste italiane e clima: il nuovo inventario nazionale forestale e dei serbatoi di carbonio

Un termometro verde che permetterà di valutare il contributo delle foreste italiane per mitigare la febbre planetaria

[1 Ottobre 2021]

Secondo l’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (INFC) realizzato dall’Arma dei Carabinieri con il supporto scientifico del CREA, «La superficie boschiva nazionale è aumentata in 10 anni di circa 587.000 ettari (11.054.458 ettari di foresta) per complessivi 11 milioni di ettari.

L’INFC è un’indagine campionaria periodica finalizzata alla conoscenza della qualità e quantità delle risorse forestali del Paese, fonte di statistiche forestali a livello nazionale e regionale. INFC è uno strumento di monitoraggio che produce conoscenza concreta a supporto della politica forestale e ambientale realizzato dall’Arma dei Carabinieri tramite il Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari in collaborazione con partner scientifico il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi per l’economia agraria) e il contributo dei Corpi Forestali delle Regioni e Province Autonome.

Dal questo “termometro verde” emerge che la superficie forestale è aumentata fino a coprire il 36,7 % del territorio nazionale, mentre «La consistenza dei boschi italiani, espressa come metri cubi di biomassa è aumentata del 18,4%, i valori ad ettaro sono passati da 144,9 a 165,4 metri cubi; lo stock di carbonio, nella biomassa epigea e nel legno morto, è passato da 490 milioni di tonnellate rispetto alla rilevazione del 2005 a 569 milioni di tonnellate di Carbonio organico, equivalente ad un valore della CO2 che passa da 1.798 milioni di tonnellate a 2.088 milioni di tonnellate, con un incremento di 290 milioni di tonnellate di CO2 stoccata e quindi sottratta all’atmosfera. L’anidride carbonica è il gas serra maggiormente responsabile dell’innalzamento globale delle temperature, sottratta dall’atmosfera.

CREA ricorda che «Le foreste svolgono un ruolo essenziale nel garantire gli equilibri naturali e ambientali globali e, contemporaneamente, nel contribuire al soddisfacimento dei bisogni del genere umano: affinché le foreste “contino” nelle scelte e nelle strategie politiche ed economiche del Paese, bisogna prima di tutto “contare” le foreste. La sottrazione dall’atmosfera e l’immagazzinamento dei gas ad effetto serra, in particolare del diossido di carbonio o anidride carbonica, è una delle funzioni più importanti di recente riconosciute alle foreste che, così, contribuiscono a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e a regolare il clima. Infatti le foreste, come tutto il regno vegetale, rappresentano un ponte insostituibile tra il mondo inorganico e quello degli esseri viventi e una formidabile macchina biologica che cattura carbonio dall’atmosfera, lo immagazzina nelle sue fibre e lo tiene bloccato per tempi anche molto lunghi: un metro cubo di legno secco contiene circa 260 kg di carbonio, pari a circa la metà del suo peso. In questo contesto l’attività di monitoraggio degli ecosistemi forestali si inserisce coerentemente ed efficacemente nella realizzazione degli obiettivi strategici individuati dall’Unione Europea nell’ambito del “Green Deal”, che mira al raggiungimento della neutralità delle emissioni inquinanti entro il 2050».

I risultati dell’ultimo Inventario fanno anche emergere ulteriori aspetti ambientali di grande rilievo, rendendo ancora più evidente l’importanza strategica delle nostre foreste nel contribuire al rispetto degli impegni internazionali assunti dall’Italia, al benessere dell’ambiente e della società e  dicono CREA e Carabinieri «Ponendoci, di conseguenza, di fronte alla responsabilità di proseguire, nell’interesse della collettività, nelle attività di monitoraggio quantitativo e qualitativo degli ecosistemi forestali, con continuità e con sempre maggiore professionalità. L’Inventario rappresenta già, ma sempre più lo sarà in futuro, una sorta di “termometro verde” in grado di misurare la consistenza e lo stato di vitalità delle foreste, ma soprattutto permetterà di valutare il loro contributo per mitigare la “febbre planetaria”».