Save the Children: agire subito, più fondi contro la malnutrizione e per rafforzare la resilienza ai fenomeni climatici delle comunità più vulnerabili
Giornata Mondiale dell’Alimentazione: nel Corno d’Africa 6,5 milioni di bambini affamati dopo la più grande siccità estiva degli ultimi 35 anni
L'impatto del cambiamento climatico sulla vita della popolazione etiope, kenyota e somala è ogni anno più forte
[16 Ottobre 2019]
Secondo il rapporto Onu ”Horn of Africa: A joint call for action before a major regional humanitarian crisis” «Quasi 13 milioni di persone, tra cui 6,5 milioni di bambini, sono colpite dalla fame nel Corno d’Africa, a seguito del più basso livello di precipitazioni piovose nella regione dal 1981», un allarme rilanciato oggi da Save the Children in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e l’ONG internazionale ricorda che «Nonostante gli sforzi fatti dalle agenzie umanitarie e dai governi di Etiopia, Somalia e Kenya, la situazione di insicurezza alimentare nel Corno d’Africa si sta aggravando, con la possibilità che le famiglie debbano affrontare una crisi ancora peggiore rispetto a quella del 2017».
Infatti lo stesso rapporto Onu di giugno avvertiva che «onostante il numero di persone colpite nella regione sia attualmente inferiore a quello raggiunto nel picco della siccità 2016-17, la situazione sembra peggiorare per la siccità prevista nei prossimi mesi» e il rapporto “Somalia Humanitarian Dashboard – August 2019 [As of 1 October 2019+” evidenziava che «In Somalia l’insicurezza alimentare sta colpendo il 36% in più di persone rispetto alla fine del 2018».
Gli operatori di Save the Children impegnati sul campo segnalano che «alcune comunità non riescono più a rigenerare i pascoli, reintegrare le scorte d’acqua e ricostituire gli allevamenti, con un numero sempre maggiore di persone costrette a sfollare per cercare nuove fonti di sostentamento».
Secondo stime dell’Unhcr, «La siccità in Somalia ha costretto a sfollare 59.000 persone solo tra gennaio e maggio 2019». E l’UNOCHA Horn of Africa Drought Snapshot [June 2019], che comprendeva anche l’Uganda, sottolineava che gli sfollati a giugno nell’intero Corno d’Africa erano diventati 1,8 milioni. Lo IOM Mid-Year Mobility Snapshot January to June 2019 che oltre alla siccità prende in considerazione anche i conflitti e alluvioni, dice che «Il numero di persone costrette ad abbandonare le loro case nella regione salgono a 11,6 milioni»
Dal rapporto “WHO Malnutrition in Emergencies” del 2017 era già venuta la conferma che «I bambini soffrono maggiormente le conseguenze di questa situazione, con il rischio che si registri un’impennata della malnutrizione causata dall’insicurezza alimentare. I bambini gravemente malnutriti hanno una probabilità di morire 11 volte superiore rispetto a quelli con un peso regolare, sono più esposti alle infezioni e fanno più fatica a guarire perché il loro sistema immunitario è più debole».
Secondo le recenti stime del governo di Nairobi, «in Kenya, 600.000 bambini hanno già bisogno del trattamento specifico per la malnutrizione. 2.6 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta e necessitano di assistenza umanitaria, mentre altri 6,8 milioni sono a un passo dal raggiungere livelli critici nella carenza di cibo», il Post Gu FSNAU FEWS-NET Technical Release del primo settembre 2019, denuncia che «In Somalia, 178.400 bambini soffrono di malnutrizione grave e più di 1 milione di bambini sotto i 5 anni sono a rischio di malnutrizione acuta, una situazione che, a causa della crisi alimentare in atto, è purtroppo diffusa in molte parti del paese. 2,1 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari per soddisfare le loro esigenze alimentari di base, mentre altri 4,2 milioni sono sull’orlo della carenza di cibo».
Dai due rapporti 2019 Ethiopia Humanitarian Needs Overview e OCHA Situation Report for Ethiopia June 2019 viene fuori una situazione altrettanto drammatica: <In Etiopia, 8,1 milioni di persone hanno necessità di assistenza alimentare e si teme sempre di più che questo numero possa crescere con l’assestamento dopo le piogge nel prossimo dicembre». Save the Children, in collaborazione con il governo Etiope, conduce un lavoro continuo di analisi dell’economia famigliare, per valutare costantemente il fabbisogno dei nuclei stessi. In Etiopia, Save the Children supporta i giovani disoccupati a causa della crisi della pastorizia, fornendo una formazione adatta ai loro interessi e capacità, perché possano avere in futuro una forma di reddito sostenibile. In Kenya, l’Organizzazione supporta programmi di credito per le donne e gruppi di risparmio, perché le famiglie possano avviare piccole attività, realizzare colture e orti familiari, e allevamenti adatti alle condizioni di siccità. Nel Corno d’Africa, Save the Children sta realizzando programmi per rafforzare la resilienza delle comunità e far fronte così agli impatti di lungo periodo del cambiamento climatico. In Somalia l’Organizzazione supporta la creazione e la formazione di comitati locali per la gestione dei disastri, perché possano sviluppare propri piani e strategie di risposta basate sul contesto e i bisogni della comunità.
Il portavoce di Save the Children, Filippo Ungaro, commenta amaramente: «I nostri ripetuti appelli alla comunità internazionale negli ultimi 2 anni per un aumento dei fondi per gli aiuti sono caduti nel vuoto, con il risultato che ora la fame colpisce moltissimi bambini. I programmi di Save the Children nel Corno d’Africa necessitano di ulteriori 100 milioni di dollari, per sostenere il fabbisogno nutrizionale giornaliero delle persone, fornire assistenza sanitaria salvavita e rinforzare i sistemi in essere perché si possano adattare agli effetti dei fenomeni climatici, sottolineando il dovere della comunità internazionale di attivarsi per evitare sfollamenti di massa ed enormi perdite di vite umane. I fondi mancanti e l’assenza di una forte risposta della comunità internazionale hanno purtroppo creato i presupposti per questa emergenza in tutta la regione. Nonostante i governi nazionali stiano facendo il massimo sforzo per rispondere alle necessità, temiamo che la situazione non possa che peggiorare nei prossimi mesi per effetto di El Nino, che produrrà probabilmente un’altra impennata del numero di bambini malnutriti. L’impatto del cambiamento climatico sulla vita della popolazione etiope, kenyota e somala è ogni anno più forte. Non possiamo aspettarci che i bambini e le famiglie di una regione così colpita dalla povertà possano sostenere l’impatto delle crisi climatiche. Questo è un problema globale, e abbiamo una responsabilità a livello mondiale nel supportare chi è più vulnerabile».