Gli aborigeni australiani gestivano già gli incendi 11000 anni fa con la “fire-stick farming”
Una scoperta che potrebbe essere essenziale per una moderna gestione degli incendi e della biodiversità
[13 Marzo 2024]
Secondo lo studio “Late Pleistocene emergence of an anthropogenic fire regime in Australia’s tropical savannahs”, pubblicato su Nature Geoscience da un team di ricercatori australiani e cinesi, «La gestione degli incendi indigeni nell’Australia settentrionale veniva praticata almeno 11.000 anni fa e questo ha implicazioni per le pratiche di gestione degli incendi odierne».
La pratica degli incendi culturali, nota anche come “fire-stick farming”, è parte integrante della cultura e della storia degli sborigeni australiani e si ritiene che abbia profondamente alterato i territori di tutta l’isola/continente. La “fire-stick farming” prevede l’innesco di incendi frequenti e di bassa intensità in piccole aree, secondo uno schema irregolare, a “mosaico”, e viene effettuata all’inizio della stagione secca. Si gtratta di una pratica è importante dal punto di vista culturale e ambientale: riduce la quantità di combustibile disponibile per la combustione e quindi diminuisce l’intensità degli incendi che potrebbero scoppiare nella tarda stagione secca a causa di fulmini o altri fattori scatenanti.
I reperti archeologici indicano che gli esseri umani hanno occupato ininterrottamente il continente australiano per almeno 65.000 anni, ma finora si sapeva poco su quando fosse iniziata la “fire-stick farming”.
Il principale autore dello studio Michael Bird, professore illustre della James Cook University (JCU) e dell’Australian Research Council Centre of Excellence of Australian Biodiversity and Heritage, sottolinea che «Uno dei motivi per cui gli incendi catastrofici stanno aumentando in Australia è probabilmente la cessazione della gestione degli incendi da parte degli indigeni dopo l’arrivo degli europei. Questo cambiamento ha causato un declino della biodiversità e un accumulo di carichi di carburante. Oram, si ritiene che la gestione degli incendi indigeni nelle savane tropicali sia stata essenziale per preservare i territori e la biodiversità in tutta l’Australia settentrionale che erano considerati “naturali” all’arrivo degli europei. In assenza di una gestione indigena degli incendi – un processo complesso che prevede l’incendio strategico di piccole aree durante tutta la stagione secca – gli incendi della savana hanno avuto la tendenza a ritornare agli incendi più grandi, di maggiore intensità, della tarda stagione secca che probabilmente esistevano prima dell’uomo, quando i fulmini erano il pericolo. unica fonte di accensione».
Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati hanno estratto un nucleo di sedimenti di 18 metri dalla Laguna di Girraween, alla periferia di Darwin, hanno poi raccolto dati dettagliati sul polline di vegetazione e il carbone che conteneva e li hanno abbinati a registrazioni geochimiche del clima e degli incendi per rivelare come sono cambiati i modelli degli incendi.
Come riporta Nature, il team di ricercatori rileva che «Circa 11.000 anni fa, i cambiamenti nei depositi di carbone indicano alterazioni nell’intensità degli incendi nell’area. Senza l’influenza umana, gli incendi sono meno frequenti ma hanno un’intensità sufficiente da bruciare alberi e lasciare dietro di sé carbone. Un fuoco meno intenso non arriva alla chioma: brucia ciò che c’è a terra. L’erba, così come i ramoscelli e le foglie degli alberi caduti, hanno maggiori probabilità di diventare carbone rispetto agli alberi stessi». Dato che il carbone derivato dagli alberi ha concentrazioni più elevate dell’isotopo carbonio-13 rispetto al carbone vegetale, i ricercatori hanno analizzato la composizione e la geochimica del residuo bruciato nel campione e hanno riscontrato «Un cambiamento duraturo dagli incendi a bassa frequenza e ad alta intensità – il regime di fuoco “naturale” – a quelli più frequenti ma meno intensi, che hanno suggerito fosse il risultato della fire-stick farming indigena».
Bird spiega che «Il dato di Girraween è uno dei pochi dati climatici a lungo termine che copre il periodo precedente all’arrivo degli uomini in Australia 65.000 anni fa, così come quello successivo. Questa copertura unica ci fornisce dati concreti che indicano quando il regime degli incendi naturali, di incendi rari e ad alta intensità. è passato a uno di incendi frequenti e di bassa intensità gestito dall’uomo. I dati sedimentari risalenti a 150.000 anni fa mostrano che la gestione degli incendi da parte degli indigeni nella savana settentrionale australiana ebbe inizio 11.000 anni fa, e potenzialmente anche prima».
bIrd evidenzia che «Il rapido cambiamento verso un regime di incendi europeo, con incendi più grandi e intensi che si verificano alla fine della stagione secca, ha fatto bruscamente regredire i modelli alla norma pre-umana. Questo shock su scala ecosistemica ha alterato una biodiversità attentamente coltivata, stabilitasi nel corso di decine di migliaia di anni e contemporaneamente ha aumentato le emissioni di gas serra».
Bird conclude: «Per invertire queste tendenze nella savana tropicale australiana è necessario ristabilire un regime di incendi indigeni attraverso progetti come il West Arnhem Land Fire Abatement gestito da gestori del territorio indigeno».
Commentando i risultati dello studio su Nature, Joe Fontaine, ecologista del fuoco della Murdoch University di Perth, sottolinea che «La crescente comprensione di come gli incendi culturali abbiano plasmato il territorio australiano, in particolare nelle regioni settentrionali, è cruciale per le pratiche contemporanee di gestione degli incendi, che in larga misura hanno escluso gli indigeni e le loro competenze. Le barriere che impediscono il rogo culturale, nel nostro un arcano sistema di leggi e burocrazia, sono difficili da superare. Ci sono anche molte più strutture permanenti nel territorio oggi rispetto a prima della colonizzazionequindi la sfida è capire dove e come l’abbruciamento culturale può essere ripristinato come pratica. Un lavoro continuo che renda pubbliche le pratiche culturali degli incendi e le stabilisce come qualcosa che è realmente esistito, è essenziale per l’evoluzione della gestione contemporanea degli incendi».