Gli impatti dei cambiamenti climatici in Africa potrebbero costare 50 miliardi di dollari all’anno
State of Climate in Africa: stress idrico e grandi rischi. Wmo: «L'azione climatica in Africa prende slancio, ma è necessario fare di più»
[9 Settembre 2022]
Lo stress idrico e i rischi come le siccità durature e le inondazioni devastanti stanno colpendo duramente le comunità, le economie e gli ecosistemi africani. Le precipitazioni mancano, i ghiacciai stanno scomparendo e laghi importanti si stanno restringendo. Secondo il nuovo rapporto “State of the Climate in Africa 2021” pubblicato dalla World meteorological organization (Wmo), «L’aumento della domanda di acqua, combinato con forniture limitate e imprevedibili, minaccia di aggravare i conflitti e gli sfollamenti».
Il rapporto, il terzo di una serie, è un’iniziativa congiunta tra la Wmo e la Commissione dell’Unione africana e include contributi da un’ampia gamma di organizzazioni dell’Onu, servizi meteorologici e idrologici nazionali, partner dello sviluppo ed esperti climatici. Il rapporto e la relativa story map digitale sono stati presentati in occasione del Ministerial Meeting on Integrated Early Warning and Early Action System initiative che si conclude oggi a Maputo, la capitale del Mozambico. Attualmente solo il 40% della popolazione africana ha accesso a sistemi di allerta precoce per proteggerla dagli effetti meteorologici estremi e dai cambiamenti climatici. L’Africa è quindi una priorità assoluta nella campagna guidata dalla Wmo, su richiesta del Segretario generale dell’Onu António Guterres, per garantire l’accesso universale agli allarmi precoci nei prossimi 5 anni.
Il rapporto Wmo fornisce informazioni scientifiche autorevoli sui trend delle temperature e altri indicatori climatici. E dimostra che «Il clima estremo e il cambiamento climatico sanno minando la salute e la sicurezza umana, la sicurezza alimentare e idrica e lo sviluppo socioeconomico. L’Africa rappresenta solo dal 2% al 3% circa delle emissioni globali di gas serra, ma risente in modo sproporzionato dei loro risultati».
Lo “State of the Climate in Africa 2021” si concentra in particolare sull’acqua e la Wmo ricorda che «Si stima che l’elevato stress idrico colpirà circa 250 milioni di persone in Africa e si prevede che sposterà fino a 700 milioni di persone entro il 2030. E’ probabile che 4 paesi africani su 5 non riescano a gestire in modo sostenibile le risorse idriche entro il 2030».
Presentando il rapporto, il segretario generale della Emo, Petteri Taalas ha evidenziato che «L’aggravarsi della crisi e l’incombente carestia nel Corno d’Africa colpito dalla siccità mostra come i cambiamenti climatici possono esacerbare gli shock idrici, minacciando la vita di centinaia di migliaia di persone e destabilizzando comunità, Paesi e intere regioni. Il clima dell’Africa si è riscaldato più della media globale dall’epoca preindustriale (1850 – 1900). Parallelamente, l’innalzamento del livello del mare lungo le coste africane è più rapido della media globale, contribuendo all’aumento della frequenza e della gravità delle inondazioni e dell’erosione costiera e della salinità nelle città a basse sul mare. I cambiamenti nei corpi idrici continentali hanno importanti impatti sul settore agricolo, sugli ecosistemi, sulla biodiversità».
Ecco i punti chiave dello State of the Climate in Africa 2021
Temperature: tra il 1991 e il 2021, l’Africa si è riscaldata a un tasso medio di circa +0,3° C/decennio, più veloce del riscaldamento del 1961-1990, a +0,2° C/decennio. Il 2021 è stato il terzo o il quarto anno più caldo mai registrato per l’Africa.
L’innalzamento del livello del mare è in aumento lungo le coste africane a un tasso superiore al tasso medio globale, in particolare lungo il Mar Rosso e l’Oceano Indiano sudoccidentale, dove il tasso è vicino a 4 mm/anno. E’ probabile che questo continui in futuro, contribuendo a una maggiore frequenza e gravità delle inondazioni costiere nelle città basse e all’aumento della salinità delle acque sotterranee a causa dell’intrusione di acqua di mare. Entro il 2030, si prevede che 108 -116 milioni di persone in Africa saranno esposte al rischio di innalzamento del livello del mare.
La siccità nell’Africa orientale è peggiorata a seguito di stagioni delle piogge fallite consecutive, combinate con l’intensificarsi delle guerre, il relativo sfollamento della popolazione e le restrizioni Covid-19. I prezzi elevati del cibo hanno ostacolato la disponibilità e l’accesso al cibo, lasciando più di 58 milioni di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare. Quest’anno la situazione sta peggiorando, soprattutto in Etiopia, Somalia e parti del Kenya. Anche il Madagascar meridionale soffre di una grave siccità.
Condizioni meteorologiche estreme: gravi inondazioni hanno colpito Sud Sudan, Nigeria, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo e Burundi. Il Sud Sudan ha registrato il terzo anno consecutivo di inondazioni estreme che hanno portato a livelli elevati dell’acqua di laghi e fiumi, a causa delle intense piogge nel 2020 e nel 2021. Molte parti del Nord Africa hanno sperimentato un caldo estremo, in particolare in Tunisia, Algeria, Marocco e Libia. Questo è stato accompagnato da incendi. Le tempeste di sabbia e polvere sono state un problema ricorrente.
Pericoli: siccità e inondazioni sono la principale preoccupazione. Negli ultimi 50 anni, i rischi legati alla siccità hanno causato la morte di oltre mezzo milione di persone e hanno portato a perdite economiche di oltre 70 miliardi di dollari nella regione. In questo periodo sono state segnalate più di 1.000 catastrofi legate alle inondazioni che hanno comportato più di 20.000 morti in Africa. Si stima che entro il 2050 gli impatti climatici potrebbero costare alle nazioni africane 50 miliardi di dollari all’anno.
Acqua dolce: la superficie totale del lago Ciad, che si trova vicino al deserto del Sahara, al confine con Ciad, Camerun, Nigeria e Niger, è passata da 25.000 km2 negli anni ’60 a 1.350 km2 negli anni 2000 e da allora è rimasta stabile. Nell’Africa occidentale, il calo a lungo termine della portata dei fiumi attribuito all’aumento della temperatura, alla siccità e all’aumento della domanda di acqua.
I ghiacciai dell’Africa orientale equatoriale: il monte Kenya (Kenya), il monte Kilimangiaro (Tanzania) e le montagne del Rwenzoris (Uganda) si stanno ritirando a un ritmo più veloce della media globale. La scomparsa totale o meno dei ghiacciai nell’Africa orientale dipende dalla quantità di precipitazioni future che cadranno nella regione dell’Africa orientale.
Insicurezza alimentare: l’aumento della temperatura ha contribuito a una riduzione del 34% della crescita della produttività agricola in Africa dal 1961, più di qualsiasi altra regione del mondo. Questa tendenza dovrebbe continuare in futuro, aumentando il rischio di insicurezza alimentare acuta e malnutrizione. Si prevede che un riscaldamento globale di 1,5° C sarà accompagnato da un calo del 9% della resa di mais nell’Africa occidentale e del 20 – 60% della resa di frumento nell’Africa meridionale e settentrionale.
Sfollamento: i rischi legati al clima hanno continuato a essere uno dei principali motori di nuovi sfollamenti in Africa. Inondazioni e siccità croniche, innalzamento del livello del mare ed eventi meteorologici estremi influenzano tutti i modelli di sfollamento all’interno dei confini e oltre i confini internazionali. Nel 2021, circa 14,1 milioni di persone sono state sfollate all’interno dell’Africa subsahariana, di cui circa 11,5 milioni a causa di conflitti e violenze e 2,5 milioni a causa di disastri.
Sistemi di allerta precoce: in Africa, il tasso di attuazione del sistema di allerta precoce multirischio (Multi-Hazard Early Warning System – MHEWS) è inferiore rispetto ad altre regioni, con solo 4 persone su 10 coperte. E’ necessario colmare il gap di capacità nella raccolta di dati per le variabili idrometeorologiche di base che sono alla base di migliori servizi climatici ed early ing systems per salvare vite e mezzi di sussistenza. Dovrebbero esserci maggiori investimenti nei sistemi end-to-end di allerta precoce per siccità e inondazioni nei Paesi meno sviluppati a rischio, in particolare per l’allarme siccità in Africa.
Servizi per il clima: è urgente migliorare la fornitura di servizi per il clima in Africa. Attualmente, 28 Paesi forniscono servizi per il clima dal livello base a quello essenziale e solo 9 forniscono tali servizi a livello completo. Solo 4 Paesi forniscono previsioni di siccità end-to-end o servizi di allerta a livello di capacità completa/avanzata.
Stress idrico: l’aumento dei consumi, combinato con siccità ed ondate di caldo più frequenti, farà aumentare la domanda di acqua e metterà sotto pressione le risorse idriche già scarse. L’interruzione della disponibilità idrica ostacolerà l’accesso all’acqua potabile e minaccia di innescare conflitti tra persone che stanno già affrontando sfide economiche. Circa 418 milioni di persone non dispongono ancora nemmeno di un livello base di acqua potabile e 779 milioni di persone non dispongono di servizi igienici di base.
Gestione delle risorse idriche: 27 dei 51 Paesi africani per i quali sono disponibili dati hanno una capacità inadeguata di attuare la gestione integrata delle risorse idriche e nel 2020 sono state intraprese molte attività ad hoc basate su finanziamenti non sostenibili.
Nonostante queste evidenti difficoltà, in Africa l’azione climatica sta prendendo slancio. Più di 40 paesi africani hanno rivisto i loro Nationally Determined Contributions per renderli più ambiziosi e aggiungere maggiori impegni per l’adattamento e la mitigazione climatica. Sebbene l’Africa contribuisca solo per il 2-3% alle emissioni globali di gas serra, oltre l’83% dei piani climatici nazionali include obiettivi di riduzione dei gas serra, con aree di interesse tra cui energia, agricoltura, rifiuti, uso del suolo e silvicoltura.
Il rapporto formula una serie di raccomandazioni, tra le quali il rafforzamento dei sistemi di allerta precoce, l’aumento della cooperazione transfrontaliera, lo scambio di dati e la condivisione delle conoscenze. La necessità di maggiori investimenti nell’adattamento è fondamentale, così come una spinta concertata verso una gestione più integrata delle risorse idriche.
Josefa Leonel Correia Sacko, commissaria per l’agricoltura, lo sviluppo rurale, la blue economy e la sostenibilità ambientale dell’Unione Africana, ha concluso: «L’aumento della temperatura, le ondate di calore, le estese inondazioni, i cicloni tropicali, la siccità prolungata e l’innalzamento del livello del mare con conseguente perdita di vite umane, danni alle proprietà e sfollamento della popolazione, minano la capacità dell’Africa di realizzare i suoi impegni per raggiungere gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDG) e l’Agenda 2063 dell’Unione africana: l’Africa che vogliamo, che delinea il percorso dell’Africa per raggiungere una crescita e uno sviluppo economici inclusivi e sostenibili».