Gli scienziati: in Amazzonia gli incendi minacciano i progressi ambientali di Lula
Greenpeace: in Amazzonia la siccità grava sulle persone e sulla biodiversità
[17 Ottobre 2023]
Nel giugno 2023, il numero di incendi attivi in Amazzonia ha raggiunto il picco più alto dal 2007. Il conteggio totale degli incendi per la prima metà del 2023 in Amazzonia è stato superiore del 10% rispetto al 2022. Nature Ecology and Evolution ha pubblicato la lettera “Increasing wildfires threaten progress on halting deforestation in Brazilian Amazonia” nella quale un team internazionale di scienziati lancia un preoccupato allarme: «L’aumento degli incendi minacciano i progressi nell’arrestare la deforestazione nell’Amazzonia brasiliana».
Uno degli autori della lettera, Matthew Jones dell’University of East Anglia (UEA), ha sottolineato che «Il cambiamento climatico ha portato a un aumento della siccità e del caldo estremo, innescando più spesso incendi forestali. Inoltre, la deforestazione e l’espansione dell’agricoltura hanno danneggiato l’integrità delle foreste della regione e indebolito la loro resistenza alla siccità. Di conseguenza, gli incendi sono diventati molto più comuni di quanto lo sarebbero in una foresta pluviale funzionante normalmente».
I precedenti picchi nel numero degli incendi, compresi gli incendi record in un anno senza siccità da agosto e settembre 2022, erano associati alla deforestazione diffusa, una fonte primaria di incendi e un forte predittore dell’area bruciata. Nel 2023 con il passaggio dal governo del neofascista Jair Bolsonaro a quello del socialista Ignacio Luila Da Silva, i livelli di deforestazione sono diminuiti nel 2023, con allerte inferiori del 42% tra gennaio e luglio rispetto allo stesso periodo del 2022. I vantaggi ambientali nella regione includono anche la chiusura di grandi miniere illegali che minacciano l’ecosistema e le comunità indigene, in particolare in territorio Yanomami.
Secondo l’autore principale della lettera, Gabriel de Oliveira dell’University of South Alabama, «Il numero elevato e in aumento degli incendi di quest’anno, nel contesto di una ridotta deforestazione, evidenzia un disaccoppiamento tra gli incendi boschivi e la deforestazione. In effetti, nel periodo gennaio-giugno 2023, solo il 19% degli incendi sono stati legati alla recente deforestazione, in calo rispetto al 39% del 2022».
I ricercatori devidenziano che «Le condizioni climatiche più calde e secche del 2023 derivanti dal El Niño stanno già influenzando parti dell’Amazzonia e potrebbero aumentare gli incendi, in linea con i precedenti El Niño, e ulteriori pressioni potrebbero influenzare il conteggio degli incendi, compreso l’effetto ritardato del boom della deforestazione».
Lo pensa anche Greenpeace Internatinal che evidenzia un altro aspetto: «Con una siccità così forte, il livello dell’acqua in molti fiumi è diventato così basso che le barche non possono navigare, rendendo impossibile per diverse parti della regione avere accesso ai beni di prima necessità. Oltre a questo, i fiumi sono anche la principale fonte di cibo in una regione che dipende fortemente dalla pesca. Mentre alcuni fiumi e laghi si stanno prosciugando completamente, si sta delineando un territorio desolato, con migliaia di pesci morti a causa della mancanza di acqua o ossigeno. Le foto di delfini rosa morti sono diventate virali nelle ultime settimane. Le forniture di acqua potabile sono contaminate o scarse».
Per Greenpeace, Gli incendi e la deforestazione sono responsabili del 49% delle emissioni di gas serra del Brasile. Nonostante una significativa diminuzione della deforestazione quest’anno in Amazzonia, stiamo ancora assistendo a un numero elevato di incendi, soprattutto nelle aree in cui la siccità è più grave. Questi incendi non solo contribuiscono alla crisi climatica, ma hanno un impatto diretto sulla salute della popolazione locale, che deve fare i conti con una combinazione di alte temperature, siccità e inquinamento atmosferico. La deforestazione zero è il più grande contributo che il Brasile può dare per aiutare a mitigare gli effetti della crisi climatica e rallentare il tasso e l’intensità degli eventi meteorologici estremi attuali e futuri nel paese e aiutare a combattere l’emergenza climatica globale».
Nella loro lettera, gli scienziati avvertono che «Inoltre, alcune aree di foresta abbattute meccanicamente negli ultimi anni stanno diventando sufficientemente secche da poter essere bruciate» e che «I proprietari terrieri potrebbero bruciare i pascoli all’inizio della stagione secca in previsione di una moratoria degli incendi entro la fine dell’anno, prevista con il ritorno di una governance ambientale più forte del presidente Lula nel contesto di una forte siccità legata a El Niño».
Una delle autrici della lettera, Rachel Carmenta dell’UEA, ha dichiarato: «Una gestione efficace ed equa degli incendi è essenziale per evitare di emarginare ulteriormente le popolazioni che dipendono dalle foreste e che sono entrambe le più gravemente colpite quando gli incendi incontrollati invadono le foreste da cui dipendono, e quelle maggiormente colpite da politiche antincendio valide per tutti, come i divieti di incendio».
I popoli indigeni hanno utilizzato il fuoco in agricoltura per millenni, ma non hanno mai sperimentato i mega-incendi di oggi che sono determinati determinati dall’agroindustria, dal cambiamento climatico e dalla frammentazione delle foreste.
La Carmenta fa notare che «Il ruolo dei consumatori lontani è enorme. Ma la colpa viene spesso data alle piccole comunità tradizionali, che si accollano un doppio fardello perché sono anche quelle che soffrono di più quando gli incendi invasivi danneggiano la foresta, lasciandola senza selvaggina, frutta, legname, medicine e risorse da cui dipendono. Identificare modi per gestire questi incendi è essenziale per evitare di marginalizzare ulteriormente le popolazioni che dipendono dalle foreste, che sono maggiormente colpite quando gli incendi incontrollati invadono i loro territori, e maggiormente colpite da politiche antincendio valide per tutti, come i divieti di incendio».
Un co-autore della lettera, Scott Stark della Michigan State University, crede che «Sebbene sia necessaria una ricerca per comprendere meglio i contributi comparativi di questi fattori, un’aspettativa chiara è che, con le condizioni più secche previste nei prossimi mesi. l’incidenza degli incendi aumenterà ancora di più.
Oliveira aggiunge: «Saranno necessarie azioni scientifiche e gestionali più articolate, tra cui la riforestazione, la gestione forestale e l’agroforestazione, per scongiurare il rischio di incendi boschivi “fuori controllo” e di degrado disaccoppiato dalla deforestazione».
Gli autori della lettera chiedono «Sforzi internazionali forti, equi e coordinati per affrontare questa crescente minaccia».
Ad agosto, il Brasile ha convocato un vertice dei paesi amazzonici per affrontare lo sviluppo sostenibile e la conservazione delle foreste nella regione e nel quale è stata approvata la Dichiarazione di Belém che «Ha stabilito molti obiettivi importanti, – dicono i ricercatori – ma non è riuscita a raggiungere un forte impegno a raggiungere la deforestazione zero entro il 2030 o a ridurre sostanzialmente la frequenza degli incendi boschivi. Tuttavia, la dichiarazione ha stabilito un’importante alleanza contro la deforestazione, riconoscendo gli incendi come motivo di preoccupazione, evidenziando le esigenze delle popolazioni indigene e delle comunità locali tradizionali e introducendo un organismo scientifico sullo stile dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) con l’obiettivo di produrre soluzioni specifiche per l’Amazzonia basate sull’evidenza».
La lettera si conclude con un appello: «Il Brasile, le altre nazioni amazzoniche e la comunità internazionale devono cooperare e fornire il sostegno necessario per far avanzare rapidamente la ricerca e la governance per una gestione equa del territorio a prova di incendi, frenando al contempo la perdita di foreste e passando da un modello economico basato sulle materie prime a una bioeconomia sostenibile che avvantaggia tutti gli amazzonici e le nazioni amazzoniche».