Il caffè “dimenticato” che potrebbe salvare l’industria dal riscaldamento globale
Il caffè africano Stenophylla, creduto estinto, cresce a temperature più elevate e ha un ottimo sapore
[20 Aprile 2021]
Il nuovo studio “Arabica-like flavour in a heat-tolerant wild coffee species”, pubblicato su Nature Plants da Aaron Davis, Justin Moat (Royal Botanic Gardens, Kew), Delphine Mieulet (Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le développement – CIRAD), Daniel Sarmu (Welthungerhilfe – Sierra Leone), Jeremy Haggar (University of Greenwich) rivela i risultati della “riscoperta” di «specie di caffè che hanno il potenziale per aiutare il futuro a proteggere l’industria del caffè dai cambiamenti climatici».
I ricercatori hanno infatti ritrovato il caffè Stenophylla (Coffea stenophylla), una rara specie selvatica dell’Africa occidentale che tollera temperature molto più calde rispetto al caffè Arabica (Coffea arabica), il caffè più consumato al mondo, pur vantando un sapore superiore.
Ai Royal Botanic Gardens, Kew (RBG Kew ) dicono che «Queste qualità uniche significano che lo stenophylla potrebbe presto essere coltivato commercialmente , ma in luoghi molto più caldi dell’Arabica. Ha anche il potenziale per essere utilizzato come risorsa di selezione, per produrre per il consumo globale nuove colture di caffè resistenti al clima».
Una scoperta che arriva proprio al momento giusto, perché finora gli esperti non avevano identificato b nessun mezzo valido per proteggere la coltivazione del caffè dalla crisi climatica.
Aaron Davis, capo della ricerca sul caffè agli RBG Kew e principale autore dello studio, sottolinea che «Rendere la filiera del caffè a prova di futuro per affrontare i cambiamenti climatici è vitale: il caffè è a capo di un’industria globale multimiliardaria, sostiene l’economia di diversi Paesi tropicali e fornisce mezzi di sussistenza a oltre 100 milioni di coltivatori di caffè. Trovare una specie di caffè che fiorisca a temperature più elevate e abbia un sapore eccellente è una scoperta scientifica che capita una volta nella vita: questa specie potrebbe essere essenziale per il futuro del caffè di alta qualità».
Nonostante il suo successo globale, la filiera del caffè è a rischio a causa di eventi meteorologici estremi, peggioramento delle infestazioni di parassiti e malattie e, soprattutto, per i cambiamenti climatici accelerati. I ricercatori RBG Kew spiegano che «Finora, in base alle attuali proiezioni sui cambiamenti climatici, sono stati compiuti progressi limitati nel rendere a prova di futuro la catena di approvvigionamento, quindi trovare un caffè coltivabile resiliente al clima è considerato vitale. Le soluzioni suggerite in precedenza per migliorare la resilienza includono il trasferimento delle aree di coltivazione del caffè e l’adattamento dell’ambiente agricolo, entrambe comportano sfide in termini di costi e impatti negativi sui mezzi di sussistenza e sulle comunità locali. Fino ad ora, trovare un caffè in grado di tollerare l’innalzamento delle temperature globali, soddisfacendo anche le preferenze di gusto dei consumatori, era stata una grande sfida».
Esistono 124 specie di caffè, ma per il 99% del nostro consumo di caffè ne usiamo solo due: Arabica e Robusta, che rappresentano rispettivamente il 56% e il 43% della produzione mondiale. L’Arabica, originaria degli altopiani dell’Etiopia e del Sud Sudan, è una pianta fresco-tropicale che prospera a una temperatura media annua di circa 19⁰ C, ma è vulnerabile all’aumento delle temperature globali e alla ruggine delle foglie di caffè, una malattia fungina che ha gravemente colpito le piantagioni di caffè nell’America centrale e meridionale. La Robusta si comporta leggermente meglio: la specie cresce a bassa quota in gran parte dell’Africa tropicale umida, richiede una temperatura media annuale di circa 23° C ed è resistente ad alcuni i ceppi di ruggine delle foglie di caffè. Tuttavia, la Robusta è considerata meno gustosa dell’Arabica e la maggior parte della sua produzione viene utilizzata per il caffè istantaneo.
Il caffè stenophylla non era stato visto in natura dal 1954 ed è stato ritrovato alla fine del 2018. All’RBG Kew spiegano ancora che «Il termine “dimenticato” viene applicato a questa specie perché un tempo era ampiamente coltivata nell’Africa occidentale settentrionale. Oggi il suo utilizzo come specie coltivata è inesistente e solo pochi esempi esistono nelle raccolte di ricerche sul caffè».
Nel dicembre 2018, due degli autori dello studio, Davis e Haggar, sono andati in Sierra Leone per lavorare con Sarmu, uno specialista dello sviluppo, per cercare di localizzare la specie in natura. Hanno utilizzato esemplari storici dell’RBG Kew per fornire dettagli sull’ultima località nota di caffè stenophylla. Con il sostegno della ONG Welthungerhilfe e del dipartimento forestale della Sierra Leone, sono riusciti a trovare una sola pianta di questo caffè nell’area dove prima veniva molto coltivato. Spostandosi verso est, in un’altra area forestale, e dopo diverse ore di trekking in una fitta foresta, hanno trovato finalmente una popolazione sana del caffè “scomparso”.
Haggar ricorda che «In media, i piccoli agricoltori in Sierra Leone guadagnano meno di 100 sterline all’anno dalla produzione di caffè, quindi la riscoperta di questa specie autoctona di caffè potrebbe offrire finalmente un’opportunità ad alcuni degli agricoltori più poveri del mondo di coltivare un raccolto che abbia un prezzo decente».
Endemica della Guinea, della Sierra Leone e della Costa d’Avorio, la stenophylla cresce spontanea nelle zone calde-tropicali a bassa quota, a soli 400 metri sul livello del mare. Dopo aver raccolto dati per Arabica, Robusta e Stenophylla, gli autori dello studio si sono messi al lavoro per comprendere i suoi requisiti ambientali fondamentali, scoprendo che «Lo stenophylla cresce e può essere coltivato in condizioni climatiche simili alla Robusta, ma con una temperatura media annuale più elevato di 24,9° C (1,9° C superiore a quella della Robusta) e un sostanziale 6,2 – 6,8° C superiore a quello dell’Arabica».
Sembra che il caffè Stenophylla sia anche resistente alla siccità, ma questa caratteristica richiede ulteriori ricerche.
Moat, lo scienziato RBG Kew, che ha guidato l’analisi climatica per lo studio, ricorda che «E’ ampiamente noto che il nostro amato caffè Arabica subisce l’impatto dei cambiamenti climatici, e quindi i risultati dello studio sono estremamente entusiasmanti. La nostra analisi dimostra che il caffè stenophylla cresce a temperature sostanzialmente più elevate rispetto all’Arabica, fornendo il tipo di differenze sostanziali di cui abbiamo bisogno se vogliamo avere qualche possibilità per avere un’industria del caffè sostenibile con il cambiamento climatico».
Ma, a causa della sua scarsità della sua coltivazione e rarità in natura, da 100 anni non c’erano informazioni sensoriali registrate per lo stenophylla, quindi era essenziale che questa specie fosse adeguatamente valutata e, grazie a un piccolo campione fornito dai partner dell’RBG Kew in Sierra Leone, nell’estate del 2020 lo stenophylla è stato valutato da un gruppo di esperti di degustazione dell’Union Hand-Roasted Coffee di Londra che gli ha assegnato un punteggio di specialità di 80,25 e ha identificato qualità simili all’arabica. Per raggiungere lo stato di “specialità”, un caffè necessita di un punteggio di 80 punti o superiore. Jeremy Torz dell’Union Coffee ha dettoche «L’Arabica è attualmente la nostra unica specie di caffè speciale, quindi questo punteggio, in particolare da un campione così piccolo, è stato sorprendente e notevole».
Dopo questa prima degustazione a Londra, un ulteriore e molto più sostanzioso campione di stenophylla, questa volta proveniente dalla Costa d’Avorio, è stato fornito dal Centre de ressources biologique (CRB) Coffea dell’Isola della Reunion nell’Oceano Indiano. Il campione è stato valutato da una giuria nel laboratorio di analisi sensoriale del CIRAD a Montpellier e subito dopo da esperti di caffè di aziende quali JDE, Nespresso e Belco. Il panel cieco composto da 15 esperti ha testato due campioni di Arabica (uno di alta qualità e uno di bassa qualità), un campione di Robusta di alta qualità e la stenofilla della Costa d’Avorio e la valutazione ha rivelato che «Lo stenophylla ha un profilo aromatico complesso» e i giudici che ne hanno notato «La dolcezza naturale, l’acidità medio-alta, il fruttato e il buon corpo (cioè la sua consistenza; il modo in cui si sente in bocca)». Le note di degustazione desiderabili includevano pesca, ribes nero, mandarino, miele, tè nero leggero, gelsomino, spezie, fiori, cioccolato, caramello, noci e sciroppo di fiori di sambuco, come si potrebbe trovare in Arabica di alta qualità. Alla domanda se il campione di stenophylla fosse un Arabica, l’81% dei giudici ha risposto di sì (rispetto al 98% e al 44% per i due campioni di Arabica e al 7% per il campione di Robusta). Nonostante l’elevato punteggio “Arabica” per stenophylla, il 47% dei giudici ha identificato il campione come qualcosa di nuovo, suggerendo una nicchia di mercato per il caffè ritrovato .
Secondo la Mieulet, la scienziata del CIRAD, che ha guidato la degustazione, «Questi risultati forniscono la prima valutazione sensoriale credibile per il caffè stenophylla, in base alla quale siamo in grado di corroborare rapporti storici di un gusto superiore. L’analisi sensoriale dello stenophylla rivela un profilo aromatico complesso e insolito che i giudici hanno unanimemente ritenuto degno di interesse. Per me, come allevatrice, questa nuova specie è piena di speranza e ci permette di immaginare un futuro luminoso per un caffè di qualità, nonostante i cambiamenti climatici».
Coffea stenophylla è classificata nella Lista Rossa Iucn delle specie minacciate come “vulnerabile”, quindi, dicono i ricercatori, «Sono urgentemente necessari sforzi per salvaguardare il futuro della specie in natura. Sono necessari ulteriori lavori per valutare appieno il suo potenziale come specie di coltura resistente al clima e di alto valore e risorsa per la riproduzione, comprese le affermazioni di tolleranza alla siccità e resistenza alla ruggine delle foglie di caffè».
Quest’anno, i quattro istituti scientifici coinvolti nello studio intendono piantare piantine di stenophylla in Sierra Leone e nell’Isola della Reunion, per iniziare a valutarne il potenziale agronomico in una serie di condizioni ambientali.
Per David Behrends, managing partner ed head of trading di Sucafina, «Questi risultati aprono la strada alla coltivazione di caffè di alta qualità in climi più caldi e potrebbero essere parte della soluzione per garantire un settore del caffè resiliente al clima».
Sarmu conclude: «Ci auguriamo che il caffè stenophylla diventi un prodotto di punta per l’esportazione della nostra amata Sierra Leone, fornendo ricchezza ai coltivatori di caffè del nostro Paese. Sarebbe meraviglioso vedere questo caffè reintegrato come parte del nostro patrimonio culturale».