Il discorso sullo stato dell’Unione 2021 e il clima

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «E’ tempo di agire»

[15 Settembre 2021]

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha pronunciato oggi il suo secondo discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo. La Presidente ha posto l’accento sulla ripresa dell’Europa dalla crisi Covid-19 e sulle azioni necessarie per una ripresa duratura che apporti benefici a tutti: dalla preparazione sanitaria alla dimensione sociale, alla leadership tecnologica, a un’Unione della difesa.

La von der Leyen ha descritto come l’Europa possa garantire una ripresa duratura preparandosi ad affrontare le future crisi sanitarie, grazie all’autorità HERA, sostenendo la vaccinazione in tutto il mondo e assicurando una ripresa economica solida e vantaggiosa per tutti.

IInoltre l’importanza di rimanere fedeli ai nostri valori e ha ricordato il dovere dell’Europa di occuparsi dei più vulnerabili, difendere la libertà dei media, rafforzare lo Stato di diritto nella nostra Unione e valorizzare i giovani. Per questo motivo ha proposto di proclamare il 2022 Anno europeo dei giovani.

L’Europa continuerà ad agire nel mondo avendo come obiettivo il bene comune. Per questo motivo, la  von der Leyen si è impegnata a proseguire il lavoro volto a incoraggiare i partner mondiali ad agire per contrastare i cambiamenti climatici. Di fronte ai recenti sviluppi in Afghanistan, la Presidente ha inoltre annunciato un aumento degli aiuti umanitari agli afghani e ha sottolineato l’importanza, per l’Europa, di sviluppare le proprie capacità di difesa.

Greenreport.it vi propone lo stralcio del discorso sullo stato dell’Unione che riguarda la lotta al cambiamento climatico:

 

Questa è una generazione consapevole. Ci spinge a fare di più e più in fretta per far fronte alla crisi climatica.

Gli eventi di quest’estate ne hanno ulteriormente dimostrato la necessità. Ci riferiamo alle inondazioni in Belgio e in Germania e agli incendi divampati dalle isole della Grecia alle colline della Francia.

Se non crediamo ai nostri occhi, dobbiamo solo seguire la scienza.

Di recente le Nazioni Unite hanno pubblicato la relazione del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, la massima autorità scientifica in materia di cambiamento climatico.

La relazione non dà adito a dubbi: il cambiamento climatico è opera dell’uomo. Ma se le cose stanno così, possiamo intervenire.

Come ho sentito dire ultimamente: è in atto un surriscaldamento. Dipende da noi. Ne siamo certi. È una cosa grave, ma possiamo rimediare.

E le cose stanno già cambiando.

Nella prima metà di quest’anno il numero degli autoveicoli elettrici immatricolati in Germania ha superato quello dei veicoli a diesel. La Polonia è diventata il maggior esportatore dell’UE di batterie per auto e autobus elettrici. Senza dimenticare il nuovo Bauhaus europeo che ha portato a un’esplosione di creatività di architetti, designer e ingegneri in tutta l’Unione.

È chiaro quindi che qualcosa si muove.

È questo il significato autentico del Green Deal europeo.

Nel mio discorso dell’anno scorso ho annunciato il nostro obiettivo di una riduzione di almeno il 55 % delle emissioni entro il 2030.

Da allora, insieme, abbiamo trasformato i nostri obiettivi climatici in obblighi giuridici.

E siamo la prima grande potenza economica a presentare un quadro legislativo globale per far sì che ciò diventi realtà.

Anche se i dettagli sono complessi, l’obiettivo è semplice. Imporremo un prezzo all’inquinamento. Renderemo pulita l’energia che utilizziamo. Avremo auto più intelligenti e aeroplani più ecologici.

E ci adopereremo perché a obiettivi climatici più ambiziosi corrispondano obiettivi sociali più ambiziosi. La transizione verde deve essere equa. Per questo motivo abbiamo proposto un nuovo Fondo sociale per il clima, per far fronte alla povertà energetica di cui già soffrono 34 milioni di europei.

Conto sul Parlamento e sugli Stati membri per far sì che, insieme, possiamo realizzare le proposte e mantenere alta l’ambizione.

L’Europa può fare molto per il cambiamento climatico e la crisi ambientale e sosterrà gli altri. Sono orgogliosa di annunciare oggi che l’UE raddoppierà i finanziamenti per la biodiversità per i paesi extraeuropei, in particolare per i paesi più vulnerabili.

Ma l’Europa non può agire da sola.

La COP26 di Glasgow sarà il momento della verità per la comunità mondiale.

Le principali potenze economiche – dagli Stati Uniti al Giappone – hanno stabilito obiettivi ambiziosi per conseguire la neutralità climatica nel 2050 o poco dopo. Questi obiettivi devono ora essere sostenuti da progetti concreti che siano pronti per Glasgow. Perché con gli impegni attuali per il 2030 non potremo raggiungere l’obiettivo di limitare a 1,5°C il riscaldamento globale.

Ogni paese ha le sue responsabilità!

Gli obiettivi fissati dal presidente Xi per la Cina sono incoraggianti. Ma invitiamo le autorità cinesi a precisare in che modo il paese li raggiungerà. Il mondo intero sarà sollevato se dimostreranno di poter iniziare a ridurre le emissioni entro la metà del decennio e abbandonare il carbone, sia all’interno del loro paese che all’esterno.

Se ogni paese ha le proprie responsabilità, le principali potenze economiche hanno doveri particolari nei confronti dei paesi meno sviluppati e più vulnerabili. I finanziamenti per il clima sono fondamentali per questi paesi, sia per la mitigazione che per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

In Messico e a Parigi il mondo si è impegnato a fornire 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025.

Noi terremo fede al nostro impegno. Team Europa contribuisce con 25 miliardi di dollari all’anno. Ma vi sono altri che sono ancora lontani dal raggiungimento dell’obiettivo globale.

Colmare questa lacuna aumenterà le possibilità di successo a Glasgow.

Il mio messaggio di oggi è che l’Europa è pronta a fare di più. Proporremo adesso un finanziamento supplementare di quattro miliardi di euro fino al 2027 per il clima, ma ci aspettiamo che anche gli Stati Uniti e i nostri partner intensifichino i loro sforzi.

La risoluzione del problema del deficit di finanziamento per il clima, raggiunta insieme dagli Stati Uniti e dall’UE, rappresenterebbe un segnale forte per la leadership mondiale per il clima. E’ tempo di agire.

Ursula von der Leyen