In Italia 6,1 milioni i minorenni esposti a un’alta frequenza di ondate di calore. Nel 2050 potrebbero essere 9,7milioni
Unicef: nel mondo esposti 559 milioni di bambini. Save the Children: gravi impatti su salute, apprendimento scolastico, alimentazione e benessere psicologico
[20 Luglio 2023]
Secondo le nuove stime dell’Unicef, «559 milioni di bambini sono esposti a un’alta frequenza di ondate di calore. Inoltre, 624 milioni di bambini sono esposti a una delle altre tre condizioni di caldo elevato: durata elevata dell’ondata di calore, gravità elevata dell’ondata di calore o temperature estremamente elevate».
Ma le cose sono destinate a peggiorare, per l’Unicefm «Entro il 2050, tutti i 2,02 miliardi di bambini nel mondo saranno esposti a un’alta frequenza di ondate di calore, indipendentemente dal fatto che il mondo raggiunga uno “scenario a basse emissioni di gas serra” con un riscaldamento stimato di 1,7 gradi nel 2050 o uno “scenario ad altissime emissioni di gas serra” con un riscaldamento stimato di 2,4 gradi nel 2050. Già adesso, 1 bambino su 3 vive in paesi che affrontano temperature estremamente elevate e circa 1 su 4 è esposto a un’alta frequenza di ondate di calore. Questo dato potrà solo peggiorare. Ancora più bambini subiranno le conseguenze di ondate di calore più lunghe, calde e frequenti nei prossimi 30 anni, minacciando la loro salute e il benessere».
Attualmente, «La durata delle ondate di calore elevate ha conseguenze su 538 milioni (o il 23%) dei bambini a livello globale. Questo numero salirà a 1,6 miliardi nel 2050 con un riscaldamento di 1,7 gradi e a 1,9 miliardi di bambini con un riscaldamento di 2,4 gradi, sottolineando l’importanza di misure urgenti e drastiche di mitigazione delle emissioni e di adattamento per contenere il riscaldamento globale e proteggere le vite umane. A seconda del grado di riscaldamento globale raggiunto, milioni di bambini in più saranno esposti a ondate di calore e temperature estreme. I bambini delle regioni settentrionali, in particolare dell’Europa, subiranno gli aumenti maggiori delle ondate di calore di elevata intensità e, entro il 2050, quasi la metà di tutti i bambini dell’Africa e dell’Asia sarà esposta in modo prolungato a temperature estremamente elevate».
Il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, fa il punto sul nostro Paese: «L’Italia si trova nella cosiddetta zona hotspot del Mediterraneo, cioè è tra le aree che si riscaldano più rapidamente rispetto all’aumento della media globale. In Italia nel 2020 erano 6,1 milioni i minorenni esposti a un’alta frequenza di ondate di calore: nel 2050 saranno 8,7 in uno scenario a basse emissioni, 9,7 in uno scenario a emissioni molto elevate. Per quanto riguarda la durata delle ondate di calore, nel 2020 avevamo 7,2 milioni di minorenni esposti a una durata elevata, nel 2050 ne avremo 8,7 in uno scenario a basse emissioni, 9,2 in uno scenario a emissioni molto elevate. Sono dati preoccupanti, sui cui non dobbiamo abbassare la guardia».
Per l’Unicef, «Questi risultati sottolineano il bisogno urgente di adattare i servizi su cui i bambini fanno affidamento all’inevitabile impatto del riscaldamento globale. Il rapporto sottolinea inoltre la necessità di continuare a mitigare gli effetti peggiori delle altre condizioni di caldo elevato, per prevenire gli impatti peggiori delle altre misure di riscaldamento, tra cui ondate di calore più lunghe e più calde e temperature estreme più elevate. Quanto saranno devastanti questi cambiamenti dipenderà dalle azioni che intraprendiamo adesso. Come minimo, i governi devono limitare urgentemente il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius e raddoppiare i fondi per l’adattamento climatico entro il 2025. Questo è l’unico modo per salvare le vite il futuro dei bambini e il futuro del pianeta».
L’Italia si sta dotando di un Piano Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici e per questo l’Unicef chiede al governo di «Intervenire nei 6 settori cruciali per l’infanzia: acqua, strutture sanitarie e igiene (WASH), salute, nutrizione, istruzione, politiche sociali e protezione dell’infanzia; di mettere bambini e adolescenti in condizione di agire attraverso una formazione strutturale sui cambiamenti climatici, inclusa la riduzione del rischio da disastri naturali; di consultare i bambini e i giovani sia in fase di stesura, sia nelle fasi di realizzazione, monitoraggio e valutazione delle politiche climatiche».
Per sensibilizzare bambini, giovani e famiglie sui temi del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale, l’UNICEF Italia ha lanciato la campagna “Cambiamo Aria: la crisi climatica è una crisi dei diritti delle bambine e dei bambini”.
Secondo Save the Children, «Con l’aumento delle temperature in tutto il mondo, il caldo estremo mette a rischio la salute dei bambini, rende difficile per molti di loro l’accesso all’istruzione e li rende sempre più ansiosi rispetto al futuro».
Kelley Toole, responsabile globale per i cambiamenti climatici di Save the Children. Ricorda che «I bambini di tutto il mondo sono già colpiti dalla crisi climatica. Le ondate di calore li fanno ammalare, interrompono l’apprendimento scolastico e li spingono verso la fame. Abbiamo bisogno di un’azione urgente per il clima e i bambini devono essere al centro di questa azione».
Secondo il “The 2019 report of The Lancet Countdown on health and climate change: ensuring that the health of a child born today is not defined by a changing climate”, «Più i bambini sono esposti al caldo estremo, maggiore è il rischio di malattie respiratorie e renali, febbre e squilibrio elettrolitico, che possono alterare una serie di funzioni critiche, comprese quelle cardiache e neurologiche». Può anche causare grave disidratazione, esaurimento e colpi di calore, che se non trattati possono danneggiare rapidamente il cervello, il cuore, i reni e i muscoli, risultando in alcuni casi fatali.
L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di mantenersi idratati, stare al fresco e al riparo dal sole per ridurre le probabilità di ammalarsi, ma Save The Children fa notare che «A volte questo non è possibile, e i bambini colpiti da disuguaglianze, discriminazioni e conflitti sono particolarmente vulnerabili e hanno maggiori probabilità di non avere accesso a un’assistenza sanitaria di qualità. Tra questi ci sono anche i bambini rifugiati e sfollati, come i rifugiati Rohingya a Cox’s Bazar in Bangladesh, che vivono sotto il caldo torrido in rifugi sovraffollati e congestionati fatti di teloni e bambù. Questi bambini devono spesso affrontare l’epidemia di malattie trasmesse dall’acqua, come la diarrea e il colera, che mettono a rischio la loro vita».
Le recenti ondate di caldo hanno provocato la chiusura delle scuole in tutto il mondo. Anche quando i bambini possono andare a scuola, il caldo può compromettere la loro concentrazione. Il caldo può avere un impatto significativo sull’istruzione, con gli studenti che mostrano livelli inferiori di rendimento durante gli anni scolastici più caldi. Secondo lo studio “Heat and learning” pubblicato nel 2018 dal National Bureau of economic research Usa, «Ogni aumento di temperatura di un grado Fahrenheit riduce dell’1% le nozioni apprese in un anno scolastico». L’esposizione al caldo può esacerbare le disuguaglianze: gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito hanno maggiori probabilità di vivere in aree colpite dal caldo e di beneficiare meno di elementi di supporto, come l’aria condizionata.
Oltre a contrastare l’aumento delle temperature, Save the Children richiama le autorità pubbliche a «Implementare misure di adattamento alle ondate di calore per scuole e sistemi sanitari, e includere l’educazione ambientale e al cambiamento climatico nei programmi scolastici in tutti i Paesi del mondo».
In tutto il mondo, le perdite del raccolto e la morte del bestiame causate dal caldo estremo rendono il cibo inaccessibile per bambini, bambine e le loro famiglie e spesso determinano un aumento dei prezzi. Ad esempio, negli Usa il caldo record sta minacciando i raccolti, mentre i Paesi a basso reddito stanno affrontando siccità e perdite del raccolto da anni. Durante una recente ondata di caldo in Bangladesh, le interruzioni di corrente hanno costretto i negozi a chiudere, con un crollo del reddito giornaliero di molte famiglie, rendendo così ancora più inaccessibile il cibo.
Save the Children ricorda che «I Paesi a più alto reddito devono investire maggiormente in sistemi di protezione sociale a misura di bambino e in grado di reagire agli shock per supportare le famiglie e i minori, e promuovere una pianificazione a lungo termine che rafforzi la resilienza delle comunità». Una recente ricerca della Children’s Environmental Rights Initiative (CERI) ha rilevato che «Solo il 2,4% dei principali fondi globali per il clima può essere classificato come sostegno ad attività che rispondono ai bisogni dei minori».
Per molti bambini, queste ondate di caldo arrivano mentre le scuole sono chiuse per le vacanze e gli avvisi delle autorità alla popolazione perché si eviti di uscire di casa, fanno sì che i bambini restino soli e limitati nello svolgimento di attività fondamentali per il loro sviluppo fisico e mentale, come giocare con gli amici e fare esercizio fisico. Questo può anche comportare rischi per la protezione dei bambini.
Secondo lo studio “Association Between Ambient Heat and Risk of Emergency Department Visits for Mental Health Among US Adults, 2010 to 2019” pubblicato a febbraio su JAMA Psychiatry, «Le giornate estive calde fanno aumentare il numero di persone che sperimentano forti disagi di carattere psicologico. Anche essere esposti continuamente a notizie sull’emergenza climatica in atto ha un impatto sul benessere psicologico dei bambini in tutto il mondo». Un sondaggio condotto nel 2022 da Save the Children in Italia, ha rivelato che «L’84% di coloro che hanno preso parte al questionario ha dichiarato di osservare un peggioramento nel benessere pscicologico di bambine, bambini e adolescenti dovuto alla crisi climatica e alle disuguaglianze».
Lo studio “Climate anxiety in children and young people and their beliefs about government responses to climate change: a global survey”, pubblicato su The Lancet Planetary Health nel dicembre 2021, concludeva che «Oltre il 45% dei bambini e dei giovani tra i 16 e i 25 anni di 10 diversi Paesi ha dichiarato che le loro preoccupazioni riguardo alla crisi climatica influiscono negativamente sulla loro vita quotidiana».