In Nuova Zelanda le imprese finanziarie dovranno dichiarare l’impatto climatico delle loro attività

E’ il primo Paese del mondo a farlo. Svolta del governo laburista dopo l’aumento delle emissioni di gas serra nel 2018

[14 Aprile 2021]

Il ministro neozelandese del commercio e dei consumatori, David Clark, ha annunciato che «Aotearoa, la Nuova Zelanda, diventerà il primo Paese al mondo a introdurre una legge che richiede alle imprese finanziarie di rivelare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla propria attività e spiegare come gestiranno i rischi e le opportunità legati al clima».

Il The Financial Sector (Climate-related Disclosure and Other Matters) Amendment Bill è stato presentato al Parlamento dal governo laburista e verrà votato in prima lettura questa settimana.

Clark ha sottolineato che «E’ importante che ogni parte dell’economia della Nuova Zelanda ci aiuti a ridurre le emissioni e nella transizione verso un futuro low carbon.  Questa legge  garantisce che le organizzazioni finanziarie rivelino e, in ultima analisi, agiscano contro, i rischi e le opportunità legati al clima. Diventare il primo Paese al mondo a introdurre una legge come questa significa che abbiamo l’opportunità di mostrare una vera leadership e spianare la strada ad altri Paesi per rendere obbligatorie le divulgazioni relative al clima».

Secondo il ministro neozelandese del cambiamento climatico, James Shaw, «La legge rappresenta un altro passo verso un futuro prospero e rispettoso del clima per la Nuova Zelanda. Il cambiamento climatico avrà un profondo impatto sulle imprese di tutta Aotearoa – Nuova Zelanda. Ci sono attività e risorse in cui sono coinvolte queste imprese che in un mondo low carbon non manterranno il loro valore, semplicemente perché emettono troppo inquinamento climatico e contribuiscono alla crisi climatica. Allo stesso modo, ci sono tecnologie e attività che ridurranno le emissioni e diventeranno estremamente preziose per l’economia low carbon del futuro. Richiedere al settore finanziario di rivelare gli impatti dei cambiamenti climatici aiuterà le aziende a identificare le attività ad alte emissioni che rappresentano un rischio per la loro prosperità futura, così come le opportunità presentate dall’azione sul cambiamento climatico e dalle nuove tecnologie low carbon». .

Il disegno di legge renderà obbligatorie le comunicazioni relative al clima per circa 200 organizzazioni, tra cui la maggior parte delle imprese quotate, grandi banche registrate, assicuratori autorizzati e gestori di schemi di investimento.

Una volta approvate, le comunicazioni saranno richieste per gli anni finanziari a partire dal 2022, il che significa che le prime comunicazioni saranno effettuate nel 2023.

Shaw spiega ancora che «Un modo per leggere il progetto di consulenza della  Climate Change Commission è che sia un avvertimento che gli investimenti ad alto contenuto di carbonio saranno sempre più rischiosi man mano che ci avvicineremo al raggiungimento degli obiettivi climatici del governo, Semplicemente non possiamo arrivare alle emissioni net-zero  di carbonio entro il 2050 a meno che il settore finanziario non sappia quale impatto stanno avendo sul clima i suoi investimenti. Questa legge porterà i rischi climatici e la resilienza al centro del processo decisionale finanziario e del bisiness».

La rendicontazione si baserà sul quadro realizzato dalla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), ampiamente riconosciuto come best practice internazionale.

Clark evidenzia che «Molte imprese affrontano significativi rischi fisici e di transizione relativi al cambiamento climatico e, sebbene alcune aziende abbiano iniziato a pubblicare rapporti su come il cambiamento climatico possa influenzare le loro attività, strategie e posizione finanziaria, c’è ancora molta strada da fare».

Il governo neozelandese riassume i quattro principali elementi della legge: Introduce informazioni obbligatorie relative al clima per la maggior parte degli emittori quotati, insieme a grandi banche registrate, assicuratori autorizzati e gestori registrati di schemi di investimento. Richiede che le divulgazioni siano effettuate in conformità con gli standard climatici che saranno emanati dall’External Reporting Board, o XRB. La Financial Markets Authority  sarà responsabile del monitoraggio indipendente e dell’applicazione della conformità delle entità segnalanti pertinenti ai nuovi standard di rendicontazione. L’XRB sarà in grado di pubblicare materiale guida sul reporting ambientale, sociale e di governance e altri aspetti più ampi del reporting non finanziario.

L’ultimo inventario annuale delle emissioni di gas serra della Nuova Zelanda dimostra che sia le emissioni lorde che quelle nette sono aumentate del 2% nei primi 12 mesi dalla fine del 2018 e, in questo quadro, Shaw ha detto che «Ogni parte del governo dovrà intraprendere azioni urgenti per ridurre le emissioni. Conosciamo da decenni i potenziali impatti del riscaldamento globale, eppure è solo questo governo che si è adoperato per ridurre le emissioni della Nuova Zelanda. Sebbene possiamo vedere da questa rapporto che stiamo agendo nei settori giusti, dimostra anche che dobbiamo intensificare la nostra risposta. Il tempo per dei ritardi è finito».

Il Greenhouse Gas Inventory  del ministero dell’ambiente è dal 1990 la stima annuale ufficiale delle emissioni e degli assorbimenti di gas serra in Nuova Zelanda. Il rapporto 2021, pubblicato il 13 aprile, include le stime delle emissioni fino alla fine del 2019.e quindi non mostra l’impatto delle misure introdotte dal governo laburista dal 2019. Tra queste il clean car standard, il divieto di caldaie a carbone, il limite all’Emissions Trading Scheme (il che significa che le emissioni devono diminuire ogni anno), la sostituzione delle caldaie a carbone nelle scuole e negli ospedali e i miliardi di dollari investiti in nuove infrastrutture ferroviarie, autobus, piste ciclabili e pedonali.

Shaw ha fatto notare che «La scorsa settimana migliaia di giovani si sono uniti all’ultimo School Strike for Climate per ricordarcelo e per chiedere un’azione urgente per affrontare l’emergenza climatica che abbiamo dichiarato l’anno scorso. Oggi possiamo vedere che hanno ragione a preoccuparsi. Mentre il periodo dal 2018 al 2019 ci ha allontanato ulteriormente dal raggiungimento degli obiettivi sui quali ci eravamo impegnati per legge, in media le emissioni della Nuova Zelanda sono rimaste invariate negli ultimi 15 anni. Quel che questo rende assolutamente chiaro è che ogni parte del governo deve ora unirsi e contribuire a fornire un piano di riduzione delle emissioni in linea con quanto raccomandato dalla Climate Change Commission. Se riusciremo a farlo, allora potremo invertire la tendenza attuale e ridurre finalmente le emissioni in linea con ciò che richiede la scienza. Quel piano dovrà coprire ogni parte dell’economia, incluse, ma non limitandosi  a, finanza, energia, trasporti e agricoltura. Quando la Climate Change Commission ha pubblicato la sua bozza di indirizzo a gennaio, ho detto che, grazie al quadro legislativo e istituzionale che abbiamo messo in atto e della roadmap che la Commissione aveva fornito, non mi ero mai sentito più fiducioso che un futuro prospero e rispettoso del clima per la Nuova Zelanda fosse a portata di mano. Se ci arriveremo o meno dipenderà dalle decisioni che prenderemo nei prossimi anni. La nostra migliore possibilità di intraprendere le azioni che ridurranno le emissioni è ora e abbiamo chiaramente molto da fare» L’aumento delle emissioni in Nuova Zelanda nel 2018 è dovuto soprattutto alle industrie manifatturiere, all’edilizia e alla produzione di elettricità e calore.

Shaw  ha concluso: «Il fatto che le emissioni siano aumentate in questi settori mostra che il governo ha avuto ragione la scorsa settimana ad annunciare il divieto di nuove caldaie a carbone e a prevedere di eliminare gradualmente le caldaie a carbone esistenti entro il 2037, oltre a abbandonare l’utilizzo di altri combustibili fossili».