Incendi in Algeria: decine di morti e nuovo fallimento del regime
Dopo gli incendi mortali del 2021, il governo ha comprato velivoli antincendio, ma il Paese non sembra pronto
[19 Agosto 2022]
Secondo un comunicato stampa emesso ieri dalla Protection civile algérienne, «Il Paese ha dovuto affrontare 118 incendi che hanno colpito 21 wilaya nelle ultime 24 ore, principalmente a El-Tarf, Souk Ahras, Sétif, Guelma e Skikda. Un rapporto provvisorio mostra 38 vittime, tra cui 13 bambini, che sono morte principalmente nella città di El Tarf (nord-est), vicino al confine algerino-tunisino».
A El Tarf dal 16 al 18 agosto sono scoppiati 16 incendi che minacciano il Parc national d’El Kala, un gioiello naturale ed un ecosistema unico nel Mediterraneo, riserva della biosfera dall’Unesco dal 1990.
Favoriti da un’ondata di caldo eccezionale, da un vento fortissimo e da temperature torride, altri incendi, diventati rapidamente incontrollabili e si sono rapidamente diffusi nelle zone residenziali. Algérie Presse Service (APS) scrive che «Secondo l’ultima valutazione degli stessi servizi resa pubblica giovedì, questi incendi riguardano anche le wilayas di Constantine, Bejaïa, Mila, Tipasa, Chlef, Aïn Defla, Tizi Ouzou, Batna, Annaba, Oum El Bouaghi, Bordj Bou Arreridj, Jijel , Médéa, Ain Temouchent, Bouira e Jijel. A tal fine la Direzione Generale della Protezione Civile ha inviato rinforzi umani e materiali composti da 1.700 agenti e 280 autopompe».
Se il bilancio ambientale è devastante quello umano è enorme: gli incendi nella wilaya di El-Tarf hanno ucciso 30 persone a El-Kala e ne hanno ferite 161. Nel souk Ahras gli incendi boschivi hanno provocato 5 morti e 65 feriti lievi (4 casi di ustioni e il resto dei casi di asfissia) che sono stati soccorsi dalla Protezione civile, 10 agenti della quale hanno sofferto di di difficoltà respiratorie. Quanto alle operazioni di spegnimento in corso ieri mattina, il vicedirettore per la statistica e Informazione della Direzione Generale della Protezione Civile, il colonnello Farouk Achour, ha detto all’APS che «I reparti della Protezione civile stanno attualmente proseguendo le operazioni di estinzione nella wilaya devastata».
Il regime algerino cerca di difendersi dalle crescenti critiche dell’opposizione e di buona parte dell’opinione pubblica che lo accusa di essersi fatto trovare impreparato nonostante un disastro annunciato e di non saper utilizzare i mezzi antincendio comparati nell’ultimo anno.
L’APS pubblica quella che ha tutta l’aria di essere una velina ufficiosa del govderno: «Lo Stato ha mobilitato, fin dai primi incendi boschivi dichiarati in diverse wilaya del Paese, tutti i mezzi materiali e umani necessari per circoscriverli e prendersi cura delle vittime. Diversi servizi e istituzioni dello Stato, guidati da reparti della Protection civile edalle forze l’Armée nationale populaire (ANP), sono stati requisiti per spegnere gli incendi boschivi e prendersi cura dei feriti e delle vittime, secondo le indicazioni del Presidente della Repubblica la Repubblica, Sig. Abdelmadjid Tebboune. In questo contesto, la Direzione Generale (DG) della Protezione Civile ha mobilitato l’intero sistema antincendio, ovvero unità di intervento, colonne mobili ed elicotteri dell’unità aerea per lo spegnimento degli incendi, al fine di circoscrivere 118 incendi che hanno devastato foreste, gariga e acchia mediterranea in 21 wilayas. Le risorse umane di 1.700 agenti e materiali della Protezione Civile e 280 autopompe sono state inviate a El Tarf (50 autocarri, 700 vigili del fuoco e 5 colonne mobili), Jijel (40 autocarri e 200 vigili del fuoco), Bejaïa (40 camion e 200 vigili del fuoco), Skikda ( 40 camion e 300 vigili del fuoco), Sétif (20 camion e 200 vigili del fuoco), Souk Ahras (30 camion, 200 agenti della protezione civile e 5 colonne mobili), Guelma (20 camion e 100 vigili del fuoco), Tizi Ouzou (20 camion e 100 vigili del fuoco) e Tipaza (20 camion e 150 agenti della protezione civile). Da parte sua, il comando dell’ANP ha mobilitato elicotteri dell’Aeronautica Militare per partecipare alle operazioni di spegnimento di incendi dichiarati nelle wilaya di competenza della 5a regione militare (RM) in particolare in alcune regioni impervie per la loro natura geografica».
Secondo il Comando ANP, «L’istituzione militare, nell’ambito della sua nobile missione umana, non risparmierà sforzi per mobilitare le proprie risorse umane e materiali per l’estinzione definitiva di questi incendi, nonostante le violente raffiche di vento stiano impedendo l’intervento degli elicotteri».
E per dimostrare interesse e vicinanza verso le popolazioni colpite, ieri il primo ministro, Aïmene Benabderrahmane era a El-Tarf, «Su istruzione del Presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, per chiedere informazioni sui danni causati dagli incendi che hanno colpito la wilaya – si legge in un comunicato – Accompagnato dal ministro dell’interno, delle autorità locali e della pianificazione regionale, Kamal Beldjoud, il signor Benabderrahmane ha preso atto dell’entità dei danni causati dagli incendi nella regione di Brabtia a El-Kala. Il ministro dell’Interno, degli enti locali e della pianificazione regionale, Kamal Beldjoud, ha riferito mercoledì sera che 106 focolai di incendi sono stati registrati in diverse wilaya nell’est del Paese, provocando numerosi morti e feriti, invitando i cittadini a essere più vigili, particolarmente in questo periodo. Il presidente Tebboune ha assicurato il sostegno dello Stato e la piena mobilitazione dei vari servizi per porre fine a questi incendi e prendersi cura dei feriti».
L’anno scorso in Algeria morirono 90 persone, tra cui 33 militari, durante gli incendi boschivi che distrussero decine di migliaia di ettari di foreste in 26 delle 58 wilaya algerine. Quest’anno la tragedia si sta ripetendo e, al di là delle giustificazioni del regime e dell’eroismo di soldati e uomini della protezione civili, sembra che poco e nulla sia cambiato e a rassicurare l’opinione pubblica algerina non saranno certo le giustificazioni e gli appelli di un regime autoritario nuovamente impostosi in elezioni truccate e boicottate dalla stragrande maggioranza degli algerini.