Intensificare l’adattamento ai cambiamenti climatici o dovremo affrontare enormi sconvolgimenti (VIDEO)
I costi di adattamento nei Paesi in via di sviluppo sono da 5 a 10 volte superiori agli attuali finanziamenti pubblici
[4 Novembre 2021]
Il nuovo The Adaptation Gap Report 2021: The Gathering Storm presentato oggi d alla COP26 Unfccc di Glasgow dall’United Nations environment programme (Unep) è una specie di doccia fredda sul greenwashing sparto a piene mani da diversi governi e multinazionali perché chiede «Sforzi urgenti per aumentare il finanziamento e l’attuazione di azioni progettate per adattarsi ai crescenti impatti del cambiamento climatico».
Infatti, l’Adaptatio Gap Report 2021 rileva impietosamente che «Mentre le politiche e la pianificazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici stanno crescendo, il finanziamento e l’attuazione sono ancora molto indietro rispetto a dove dovrebbero essere» e, inoltre, fa notare che «L’opportunità di utilizzare la ripresa fiscale post-Covid-19 per dare priorità alla crescita economica verde che aiuta anche le nazioni ad adattarsi agli impatti climatici come siccità, tempeste e incendi è stata ampiamente persa».
Presentando il rapporto, la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha fatto notare che «Mentre il mondo cerca di intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra – sforzi che non sono ancora abbastanza forti da nessuna parte – deve anche aumentare drasticamente il suo game per adattarsi ai cambiamenti climatici. Anche se chiudessimo oggi il rubinetto delle emissioni di gas serra, gli impatti del cambiamento climatico rimarrebbero con noi per molti decenni a venire. Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale nell’ambizione per il finanziamento e l’attuazione dell’adattamento per ridurre significativamente i danni e le perdite derivanti dal cambiamento climatico. E ne abbiamo bisogno adesso».
Con le attuali promesse di riduzione dei gas serra fatte dai Paesi del mondo nell’ambito dell’Accordo di Parigi ci sarebbe un riscaldamento globale di 2,7° C entro la fine del secolo e l’Unep ricorda: « Anche se il mondo limita il riscaldamento a 1,5° C o 2° C, come delineato nell’Accordo, permangono molti rischi climatici. Sebbene una forte mitigazione sia il modo migliore per ridurre gli impatti e i costi a lungo termine, aumentare l’ambizione nell’adattamento, in particolare per quanto riguarda il finanziamento e l’attuazione, è fondamentale per evitare che i gap esistenti si allarghino».
Il rapporto rileva che i costi di adattamento sono probabilmente entro la fascia più alta di circa 140 – 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 e di 280 – 500 miliardi di dollari all’anno entro il 2050 solo per i Paesi in via di sviluppo. Nel 2019 i finanziamenti per il clima che affluiscono ai Paesi in via di sviluppo per la pianificazione e l’attuazione della mitigazione e dell’adattamento hanno raggiunto 79,6 miliardi di dollari. Nel complesso, i costi di adattamento stimati nei Paesi in via di sviluppo sono da 5 a 10 volte superiori agli attuali flussi finanziari pubblici per l’adattamento e il gap si sta ampliando».
E l’opportunità della ripresa post Covid-19 sembra già persa: «16,7 trilioni di dollari di stimolo fiscale sono stati distribuiti in tutto il mondo, ma solo una piccola parte di questo finanziamento è stata mirata all’adattamento – riassume il rapporto – Meno di un terzo dei 66 Paesi studiati aveva finanziato esplicitamente misure Covid-19 per affrontare i rischi climatici a partire dal giugno 2021. Allo stesso tempo, l’aumento del costo del servizio del debito, combinato con la diminuzione delle entrate pubbliche, potrebbe ostacolare la futura spesa pubblica per l’adattamento , in particolare nei Paesi in via di sviluppo».
Mentre i primi dati suggeriscono che i processi di sviluppo dei Piani nazionali di adattamento sono stati interrotti da Covid-19, si stanno compiendo progressi nelle agende nazionali di pianificazione dell’adattamento: «Circa il 79% dei Paesi ha adottato almeno uno strumento di pianificazione dell’adattamento a livello nazionale, come un piano, una strategia, una politica o una legge. Si tratta di un aumento del 7% dal 2020. Il 9% dei Paesi che non dispongono di uno strumento di questo tipo ne sta sviluppando uno. Almeno il 65% dei Paesi dispone di uno o più piani settoriali e almeno il 26% dispone di uno o più strumenti di pianificazione subnazionale».
Però, neel frattempo, l’attuazione delle azioni di adattamento continua a crescere lentamente. Secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) «Tra il 2010 e il 2019, i primi 10 donatori hanno finanziato più di 2.600 progetti con un focus principale sull’adattamento. Anche i progetti stanno diventando più grandi, con più progetti che attirano finanziamenti superiori a 10 milioni di dollari».
Nonostante questi progressi, il rapporto evidenzia che è necessario fare velocemente molto di più: «Il mondo deve aumentare i finanziamenti pubblici per l’adattamento attraverso investimenti diretti e superando gli ostacoli al coinvolgimento del settore privato. E’ necessaria una maggiore e più forte attuazione delle azioni di adattamento per evitare di rimanere indietro nella gestione dei rischi climatici, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Il mondo deve anche prendere in considerazione gli scenari climatici di fascia più alta previsti dal Sixth Assessment Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change»
L’ Adaptation Gap Report 2021 conclude: «I governi dovrebbero utilizzare la ripresa fiscale post pandemia per dare priorità agli interventi che ottengano sia la crescita economica che la resilienza ai cambiamenti climatici. Dovrebbero definire approcci integrati di gestione del rischio e stabilire quadri flessibili per il finanziamento della prevenzione delle catastrofi. Le economie avanzate dovrebbero anche aiutare i Paesi in via di sviluppo a liberare spazio fiscale per gli sforzi di recupero post Covid-19 verdi e resilienti, attraverso finanziamenti agevolati e una sostanziale riduzione del debito».