La Islamic Climate Declaration di Istanbul
Islam e clima: i leader religiosi chiedono stop ai combustibili fossili entro il 2050
«Gli 1,6 miliardi di musulmani hanno il dovere di combattere il cambiamento climatico»
[19 Agosto 2015]
Secondo il leader religiosi e ambientalisti islamici che hanno partecipato all’International Islamic Climate Change Symposium di Istanbul, i paesi ricchi e le nazioni produttrici di petrolio dovrebbero porre fine all’uso di combustibili fossili entro il 2050.
Nella Islamic Declaration on Global Climate Change si afferma infatti che gli 1,6 miliardi di musulmani hanno il dovere religioso di combattere il cambiamento climatico, e si chiede chiede ai leader politici di trovare a Parigi un accordo per limitare il riscaldamento globale a 2 gradi centigradi, anche se sarebbe meglio fermarsi a 1,5° C.
La dichiarazione riporta diversi versetti del Corano che riguardano l’uomo e la natura e chiede a «tutte le persone, i leader e le imprese […] di impegnarsi per raggiungere il 100% di energia rinnovabile», e di aumentare il sostegno finanziario per le comunità vulnerabili ai cambiamenti climatici.
Ad essere soprattutto presi di mira sono «le Nazioni benestanti e gli Stati produttori di petrolio» che vengono invitati a tagliare del tutto le loro emissioni di gas serra entro e non oltre la metà di questo secolo. La Islamic Declaration on Global Climate Change invita i paesi ricchi a riconoscere il loro «obbligo morale di ridurre i consumi, in modo che i poveri possano beneficiare di ciò che resta delle risorse non rinnovabili della Terra».
L’appello è sostenuto da leader religiosi come i Gran Muftì dell’Uganda e del Libano, dal presidente del principale centro studi religiosi dell’Indonesia (il più popoloso paese islamico del mondo), da gruppi ambientalisti e da esponenti dei governi di Marocco e Turchia, ma qualcuno fa notare che la dichiarazione non è veramente rappresentativo dell’Islam, dato che alcune delle più grandi nazioni islamiche non hanno attivamente partecipato alla sua stesura e non sembrano sostenerla.
Altri partecipanti al summit di Istanbul osservano invece che sul cambiamento climatico molti Paesi sono davvero indietro, e che l’Islam non funziona come altre religioni: riferendosi all’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, ricordano che «non c’è nessun papa islamico».
La dichiarazione di Istanbul vuole essere la chiave perché il mondo islamico si desti dal suo torpore ambientale, e si prenda cura della Terra. I leader cattolici hanno lodato la Dichiarazione islamica come un passo positivo. Il cardinale Peter Turkson, che ha aiutato il Papa a scrivere la bozza sua enciclica, ha detto: «È con grande gioia e in uno spirito di solidarietà che esprimo a voi la promessa della Chiesa cattolica di pregare per il successo della vostra iniziativa, e il suo desiderio di lavorare con voi in futuro per la cura per la nostra casa comune e quindi a glorificare il Dio che ci ha creati».
Gli autori della Dichiarazione già rilanciano, affermando che sarà diffusa nelle moschee e madrasse in tutto il mondo; sperano che il documento influenzerà i leader politici dei Paesi musulmani perché prendano iniziative concrete, in modo da approvare un nuovo accordo sui cambiamenti climatici alla Conferenza delle parti Unfccc di dicembre a Parigi.