Joe Biden è presidente. Gli ambientalisti Usa tirano un sospiro di sollievo

Sì al rientro nell’Accordo di Parigi. No al Key Keystone XL e alle trivellazioni nell’Artico. Ora giustizia ambientale e sociale

[21 Gennaio 2021]

Il nuovo e 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, ha iniziato il suo mandato annunciando subito una serie di misure volte a combattere la crisi climatica e a proteggere la fauna selvatica dall’estinzione che includono il rientro nell’accordo di Parigi, l’annullamento della licenza per l’oleodotto Keystone XL  – che doveva portare il petrolio delle sabbie bituminose canadesi alle raffinerie del Golfo del Messico in Texas  – e  delle concessioni petrolifere da poco approvate pochi giorni fa dall’amministrazione Trump per trivellare l’Arctic National Wildlife Refuge. Biden ha anche cancellato le decisione presa in extremis da Trump di rivedere le fregole del Migratory Bird Treaty Act e di rimuovere le protezioni dell’Endangered Species Act per i lupi grigi e ha detto che porrà rimedio al fallimento della salvaguardia delle farfalle monarca.

Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e influente associazione ambientalista Usa – 3,5 milioni di iscritti, da sempre vicina ai democratici e che è stata attiva come non mai durante le ultime elezioni –  tira un sospiro di sollievo: «Questo paese appartiene a ciascuno di noi, e Sierra Club e milioni di persone in tutto il Paese si sono uniti in festa mentre Joe Biden e Kamala Harris prestavano giuramento come prossimo presidente e vicepresidente degli Stati Uniti. Mentre prestano giuramento sui gradini del Campidoglio, portano con sé l’opportunità di garantire la promessa di democrazia e salvaguardare la nostra acqua potabile, aria pulita e garantire un pianeta vivibile per tutte le persone. Mentre proviamo un senso di sollievo per il fatto che un suprematista bianco non sia più presidente, sul nostro paese resta un’ombra. Più di 400.000 membri della nostra famiglia, dei nostri amici e dei nostri vicini sono morti a causa di una pandemia che è ancora fuori controllo. Milioni di persone hanno perso il lavoro e sono alle prese con un’economia che ha creato una ricchezza straordinaria per pochi, lasciando indietro la maggioranza. Le persone nere e  brown in America continuano a vivere nella paura mentre il razzismo sistemico  e sistematico affligge la nostra nazione. La crisi climatica continua a mettere in pericolo le comunità in tutto il Paese, minacciando il nostro futuro collettivo. E solo due settimane fa, abbiamo assistito a un attacco alla nostra democrazia. Sebbene la strada da percorrere sia irta di difficoltà,  abbiamo visto cosa possiamo realizzare insieme. Oggi ci congratuliamo con il presidente Joe Biden e il vicepresidente Kamala Harris e ci impegniamo a costruire un futuro migliore per tutti»

Esulta Kierán Suckling, direttore esecutivo del Center for Biological Diversity (Cbd): «Da Parigi al  Keystone alla protezione dei lupi grigi, queste enormi prime mosse del presidente Biden dimostrano che è seriamente intenzionato a fermare le crisi climatiche e dell’estinzione, Questi forti passi devono essere l’inizio di una corsa velocissima per scongiurare la catastrofe. Invertire le azioni dannose di Trump è solo l’inizio e siamo sempre più fiduciosi che il nostro nuovo presidente sia sulla buona strada per salvare la fauna selvatica americana, smettere di approvare nuovi progetti sui combustibili fossili e fornire la rapida transizione verso un’energia pulita e distribuita che la scienza e la giustizia richiedono».

Il Cbd ricorda che, anche di fronte alle lentezze del Congresso, «Il presidente Biden ha il potere di intraprendere altre importanti azioni esecutive per scongiurare la catastrofe climatica e la crisi dell’estinzione». Più di 500 associazioni, organizzazioni e gruppi ambientalisti, per la giustizia ambientale, giovanili, per la salute, religiosi e sindacati hanno chiesto di dichiarare l’emergenza climatica nazionale e hanno proposto un Climate President Action Plan che, attraverso l’uso dei poteri esecutivi esistenti, può permettere all’amministrazione Biden di compiere passi coraggiosi e fondamentali sul clima, compreso il blocco immediato delle concessioni per l’estrazione, le infrastrutture e l’esportazione dei combustibili fossili.

Il Cbd evidenzia che «La fine della crisi globale dell’estinzione della fauna selvatica richiederà una leadership coraggiosa da parte degli Stati Uniti, inclusa la protezione del 30% delle terre selvagge e delle acque americane entro il 2030 e di metà di esse entro il 2050». Il piano Saving Life on Earth del Cbd richiede anche il ripristino delle politiche sulle specie in via di estinzione rottamate da Trump, la fine del commercio internazionale illegale di fauna selvatica, la riduzione significativa dell’inquinamento e del consumo di plastica, il controllo delle specie invasive e il rinnovo della leadership americana per sviluppare una strategia globale per arginare la crisi dell’estinzione.

Anche Mitchell Bernard, presidente del Natural Resources Defense Council  (NRDC) non nasconde la sua soddisfazione: «Il presidente Biden ha preso il via con il più forte piano climatico della Casa Bianca di sempre, con un’azione esecutiva per ricongiungersi allo storico Accordo sul clima di Parigi, respingere il gasdotto delle sporche sabbie bituminose e indirizzare ogni agenzia governativa a mettere al centro la giustizia e l’equità razziale nelle politiche che attuano e nel lavoro che svolgono. Questa è un’azione rapida e decisiva. Rende gli Stati Uniti ancora una volta parte della soluzione climatica globale, non il problema. Rende chiaro che il Paese si sta allontanando dai combustibili fossili sporchi e sta andando verso modi più puliti e intelligenti per alimentare il nostro futuro. Mette la giustizia ambientale al posto giusto: al centro del progresso che dobbiamo compiere. E pone le basi per l’azione globale di cui abbiamo bisogno per affrontare la crisi climatica ora, finché c’è ancora tempo per agire».

Tanto per capire di che pasta sono fatti Trump e la sua cricca che per 4 anni hanno occupato la Casa Bianca, uno degli ultimi atti finali – oltre a quello di graziare una settantina di fascisti e delinquenti – è stato quello del Dipartimento degli interni che il 19 gennaio ha eliminato in silenzio il programma Outdoor Legacy Recreation Partnership (ORLP)  finanziato attraverso il Land and Water Conservation Fund (LWCF) e che serviva esclusivamente a realizzare parchi e spazi verdi in città, aree urbane e comunità storicamente svantaggiate, indirizzando le risorse dove erano più necessarie. L’ordinanza dell’ormai ex segretario Bernhardt reindirizza i 125 milioni di dollari stanziati dal Congresso per il programma per il 2021 verso un nuovo procedimento competitivo non incentrato sull’equità sociale.  Per il direttore della campagna di Sierra Club Outdoors for All, Jackie Ostfeld, «E’ oltraggioso che l’amministrazione Trump e il segretario Bernhardt abbiano preso questa decisione nelle ultime ore in cui erano carica, ma il vergognarsi non è qualcosa per cui questa amministrazione è nota. L’accesso a parchi e spazi verdi di qualità è essenziale per costruire giovani, individui e comunità sani e la pandemia di Covid-19 ha chiarito quanto sia difficile per molte comunità visitare quei luoghi, in particolare le comunità nere e brown  e a basso reddito. L’ORLP ha contribuito a colmare questo gap di natura, soprattutto per i 100 milioni di americani che non hanno un parco di quartiere a pochi passi. La decisione di Trump e Bernhardt di porre fine a questo programma è un’ultima indegnità da parte di un’amministrazione zoppa contro queste comunità che per così tanto tempo hanno avuto negato l’accesso alla natura. Questa è stata l’amministrazione più anti-ambientale della storia. Ci auguriamo che il presidente eletto Biden annullerà rapidamente questo ordine ridicolo e porterà una rinnovata attenzione all’equità outdoor nella sua agenda fin dal primo giorno».

Atti che fanno dire  alla direttrice esecutiva di Greenpeace USA Annie Leonard: «Negli ultimi 4 anni ci siamo presi cura l’uno dell’altro. Le nostre comunità si sono sostenute a vicenda dopo ogni attacco lanciato da Trump e dal GOP (il Partito repubblicano, ndr)  contro la nostra democrazia, il nostro ambiente, la nostra salute e i nostri diritti umani. Ora, dobbiamo unirci per garantire che il nostro governo finalmente si prenda cura di tutti noi, non solo di pochi. C’è così tanto lavoro da fare, ma non siamo mai stati più vicini di quanto siamo adesso a porre fine al razzismo dei combustibili fossili e a inaugurare l’era del Green New Deal. Nonostante  i grandi ostacoli affrontati durante questa pandemia, le persone si sono presentate in numero record per scegliere nuovi leader che governeranno per tutti noi. Greenpeace ha contattato più di 4,4 milioni di elettori in vista delle elezioni generali e un milione in più durante i ballottaggi del Senato della Georgia. Quindi credetemi quando dico:  siamo noi le persone  che hanno dato a Joe Biden questa possibilità di guidarci. Sono gli elettori neri, brown, indigeni e della classe operaia – quegli stessi elettori che Trump ha cercato di screditare senza riuscirci – che sono la ragione per cui oggi ha giurato il presidente Biden. Con Joe Biden alla Casa Bianca e le maggioranze democratiche sia alla Camera che al Senato, è possibile molto, ma nulla è garantito. Mentre cerchiamo di affrontare le crisi intrecciate del cambiamento climatico, del Covid-19 e il razzismo sistemico, non è sufficiente tornare alla normalità. Quello che credevamo fosse normale era una crisi. Il presidente Biden deve disinvestire dai sistemi di sfruttamento ed estrazione – come la polizia e i combustibili fossili – e investire in un Green New Deal per lavoratori, le famiglie e le comunità. Esortiamo il presidente Biden non solo a ricostruire meglio, ma a ricostruire Fossil Free. Per anni ci è stata offerta una falsa scelta tra un’economia sana e un pianeta sano. Ci è stato detto che la disuguaglianza è il risultato di carenze individuali, non di fallimenti sistemici. Oggi vediamo attraverso quei miti e iniziamo a scrivere una nuova storia. Una che dice che il futuro giusto, verde e pacifico che ci meritiamo è possibile e che insieme possiamo costruire il potere per manifestarlo. Il nostro movimento si assicurerà che il presidente Biden ci stia ascoltando».

Greenpeace e quasi 200 importanti organizzazioni progressiste e gruppi di base si sono coalizzati nella piattaforma Build Back Fossil Free che identifica 25 azioni concrete e cruciali – dalla protezione delle terre pubbliche al lancio di una mobilitazione nazionale per il clima – che Biden deve intraprendere all’inizio della sua presidenza per prevenire il caos climatico, porre fine al razzismo dei combustibili fossili e migliorare il benessere di milioni di persone.