Joe Biden, l’ambiente (gli indiani) e l’Italia

Wwf: Italia e Ue hanno di nuovo un grande alleato in grado di spostare gli equilibri mondiali a favore di uno sviluppo sempre più sostenibile

[21 Gennaio 2021]

Secondo il Wwf Italia, con il giuramento di Joe Biden e Kamala Harris come presidente e vicepresidente degli Stati Uniti d’America, «E’ iniziata l’era del coraggio per azzerare le emissioni di carbonio e vincere la sfida climatica in modo equo».

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani ha descritto sulla sua pagina Facebook l’inizio dell’era Biden con tre manifesti: quello di Obama con la scritta Hope, quello di Trump con la scritta Hate e quello di Biden con la scritta Heal e ha commentato: «La terza H che aspettavamo da 4 anni. Curare gli Stati Uniti d’America per curare il Pianeta».

Per la presidente della Commissione ambiente della Camera, Alessia Rotta, «Oggi la lotta ai cambiamenti climatici si rafforza. Fra i primi atti che il presidente Biden firmerà ci sarà proprio il ritorno degli USA negli Accordi di Parigi sul Clima. Questo significa che l’Italia e la Ue ora hanno di nuovo un grande alleato in grado di spostare gli equilibri mondiali a favore di uno sviluppo sempre più sostenibile. E’ un segnale importante perché insieme potremo coinvolgere anche altri importanti Paesi nel progetto non più rinviabile di uno sviluppo che sia in grado contenere le emissioni nocive in atmosfera. Con Green New Deal diventa davvero possibile e con esso il consolidamento di un processo di profondo cambiamento nei modelli di produzione che dovrà avere al centro l’essere umano, la sua vita, la sua salute, e quindi l’ambiente in cui vive».

Secondo la presidente della Commissione ambiente della Camera, Alessia Rotta, «Oggi la lotta ai cambiamenti climatici si rafforza. Fra i primi atti che il presidente Biden firmerà ci sarà proprio il ritorno degli USA negli Accordi di Parigi sul Clima. Questo significa che l’Italia e la Ue ora hanno di nuovo un grande alleato in grado di spostare gli equilibri mondiali a favore di uno sviluppo sempre più sostenibile. E’ un segnale importante perché insieme potremo coinvolgere anche altri importanti Paesi nel progetto non più rinviabile di uno sviluppo che sia in grado contenere le emissioni nocive in atmosfera. Con Green New Deal diventa davvero possibile e con esso il consolidamento di un processo di profondo cambiamento nei modelli di produzione che dovrà avere al centro l’essere umano, la sua vita, la sua salute, e quindi l’ambiente in cui vive».

Il Wwf Italia ricorda che «Biden ha già annunciato un team formidabile, il più numeroso mai visto alla Casa Bianca, per affrontare la crisi climatica. Il neo Presidente ha anche nominato esperti presso il Dipartimento di Stato e il Consiglio di Sicurezza Nazionale, il principale organo consultivo del Presidente per tutte le decisioni di politica estera. Il Dipartimento del Tesoro, il Dipartimento dei Trasporti e l’ufficio del Vice Presidente Kamala Harris avranno tutti uno staff dedicato alla politica climatica, con ulteriori assunzioni previste nei prossimi giorni».
Il Wwf Italia auspica che «Questo rappresenti l’inizio di una fase di accelerazione globale delle politiche per azzerare le emissioni di gas serra (a cominciare dalla CO2 e dal metano) e della transizione giusta verso un’economia decarbonizzata e rigenerativa. Un’accelerazione che dovrà vedere una grande collaborazione internazionale –l a sfida climatica è di portata globale e deve essere risolta insieme da tutti i Paesi – ma che segnerà anche l’inizio di una competizione per guadagnare posizioni nell’economia del futuro. Alcuni Paesi si sono preparati per tempo, altri lo sono meno. Tra questi ultimi, l’Italia che deve assolutamente assicurare una visione del proprio ruolo nell’economia decarbonizzata e rigenerativa, nonché strategie e piani coerenti e conseguenti nel fare sistema. Il PNRR costituirà un’occasione da non perdere».

Per l’associazione ambientalista, «Il rientro USA nell’Accordo di Parigi dimostra che il processo è irreversibile, ancorché non lineare. Negli USA, città, stati, aziende e altre istituzioni hanno lavorato duramente per dare continuità all’azione climatica nell’alleanza “We are Still In”, nonostante le posizioni dell’Amministrazione uscente. La mobilitazione dal basso, anche e soprattutto quella dei giovani, in tutto il globo, insieme al nuovo segno di vitalità del processo multilaterale, devono costituire un nuovo stimolo all’azione e alla coesione di tutti i Paesi per vincere la sfida globale. Occorre uscire dalla retorica e prendere impegni concreti per essere davvero sul percorso di decarbonizzazione necessario a evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico».

Secondo il Wwf Con l’uscita di scena di Trump e della sua amministrazione di negazionisti climatici, «Il 2021 potrebbe essere finalmente l’anno della rinascita, specie se i grandi appuntamenti internazionali dove anche l’Italia sarà tra i protagonisti – la COP Giovani sul clima a fine settembre/inizio ottobre a Milano; la COP15 sulla biodiversità a Kunming (Cina) ad ottobre; il G20 a fine ottobre a Roma; la COP26 sul clima a Glasgow- vedranno assumere le decisioni e gli impegni necessari per affrontare in modo più efficace il cambiamento climatico, per invertire la perdita di natura, per rafforzare l’agenda del cibo e degli oceani, per dare un nuovo impulso all’azione di conservazione possano contribuire disegnare un futuro sostenibile».

Franco Zunino, segretario generale dell’’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW) fa un’analisi etnico/antropologica della nuova Amministrazione Biden: «Dalle volpi a guardia dei pollai, come furono definiti i peggiori Ministri degli Interni della storia americana per il loro antiambientalismo, dei governi guidati da Regan (James G. Watt) e poi da Trump (Ryan Zinke), alla nativa americana Deb Haaland messa a garanzia della natura selvaggia! Un salto di qualità che non ha precedenti negli Usa, neppure ai tempi di Obama (che peraltro deluse non poco i conservazionisti per il suo scarso attivismo in difesa della natura selvaggia). Oggi il nuovo Ministro degli Interni (l’equivalente del nostro Ministro dell’Ambiente) probabilmente sarà invece la succitata nativa dei Pueblo della stirpe Laguna. Se a gennaio sarà confermata dal Senato, come prevede la prassi (cosa data praticamente per certa), sarà la prima esponente di una tribù o etnia nativa a ricoprire questo incarico”».

L’AIW ricorda che «La speranza dei conservazionisti americani (ma anche di tanti ambientalisti del resto del mondo!) è che possa innanzi tutto stoppare tutti gli atti autorizzati o richiesti da Trump che stanno per devastare vaste aree naturali degli Usa: dall’Alaska ai deserti del sud-ovest con prospezioni petrolifere e minerarie in Alaska, Utah, Minnesota, Georgia e Wyoming; abbattimento delle ultime vaste foreste vergini boreali  in Alaska; costruzione del famigerato muro tra Messico e Usa attraverso integre lande desertiche; autorizzazioni a tipi di caccia e gestioni faunistiche anti-etiche, anche in aree protette; gestione economico-turistica di Parchi, Monumenti, Rifugi, ed Aree Wilderness. Soprattutto in America si conta su di lei per la designazione di nuove aree protette a partire dai suddetti vasti Monumenti Nazionali designati da Obama sul finire del suo mandato e che Trump aveva invece subito drasticamente ridotto, dal Maine al Colorado, allo Utah, al Nuovo Messico, alla California, e sollecito al Congresso per ampliamenti e nuove Aree Wilderness (compreso l’affossamento della legge che autorizzerebbe l’uso delle biciclette da montagna anche nelle Aree Wilderness!). Per intanto la Haaland ha già al suo attivo, in quanto deputata, la designazione di un’Area Wilderness nel nord del New Mexico, ed ha già dichiarato (e quindi dato conferma alle speranze degli ambientalisti) che è sua intenzione portare avanti un programma di tutela del 30% di terre federali ed oceani entro il 2030, nonché di ri-disegnare i suddetti Monumenti Nazionali abrogati da Trump, e di fermare le prospezioni in Alaska e Utah, ma anche nei dintorni del suo amato Chaco Canyon (il più importante sito archeologico degli USA, a poca distanza dalla sua terra natia del New Mexico)».

Zunino sottolinea che «Presentatasi al pubblico dopo la notizia della sua nomina imminente a Ministro degli Interni, la Haaland ha tenuto a ringraziare i conservazionisti d’America definendoli “i protettori della terra”!  Ed ha ragione, perché non si riferisce all’ambientalismo estremista europeo (animalistico ed ecologistico, per cui si può distruggere la bellezza dei paesaggi ed i loro valori ecologici e culturali pur che si salvino animali e si viva più salubri!), ma alla saggezza dei conservazionisti americani che: guai se gli tocchi la natura selvaggia, che racchiude, appunto, tutto il contesto del perché gli spazi naturali con i loro valori ecologici, scientifici, culturali e spirituali per l’uomo, vadano salvati, senza che uno prevarichi sull’altro; specie quando le opere sono irreversibili o difficilmente tali. Un compromesso che è l’unica ragionevole via per salvare capra e cavoli (che invece nel nostro paese non si capisce, né si accetta!). Ecco, dal 2021 finalmente ci sarà una “pellerossa” ad impostare garanzie di salvaguardia per ciò che resta di integro delle terre ancestrali della sua gente (le loro e di tutto il popolo americano, pubblic land)! Sperando che la nuova amministrazione delle terre federali d’America si riveli una nuova “primavera” per la loro alvaguardia, come furono il 1964 quando il Congresso approvò lo storico Wilderness Act, e il 1980 quanto Jimmy Carter “congelò” di vincoli quasi tutta l’immensa natura selvaggia dell’Alaska (che Trump aveva iniziato ad annullare per violentarla irreversibilmente per sempre – uno degli errori di arroganza che lo hanno portato alla sconfitta)!»