I risultati dell’UN Climate Action Summit: importanti passi avanti di alcuni Stati e imprese

Green economy e soluzioni basate sulla natura per salvare il mondo dal riscaldamento globale

[24 Settembre 2019]

L’UN Climate Action Summit convocato a New York del segretario generale dell’Onu António Guterres  con l’obiettivo di rafforzare l’ambizione e accelerare l’azione per attuare l’Accordo sul clima di Parigi del 2015, si è concentrato su 9 percorsi interdipendenti: 1. Migliorare la mitigazione climatica dei principali paesi emettitori, 2. Driver sociali e politici, come salute, genere e sicurezza; 3. Mobilizzazione dei giovani e dell’opinione pubblica, razionalizzando la partecipazione dei giovani su tutti gli argomenti correlati; 4. Transizione energetica, compresa la promozione delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e dello stoccaggio; 5. Transizione dell’industria, creando un maggiore impegno da parte dei settori ad alte emissioni come l’acciaio e il cemento; 6. Infrastrutture, città e azione locale, per aumentare gli impegni in materia di infrastrutture low-emission e resilienti al clima; 7. Soluzioni basate sulla natura, incentrate su aree quali foreste, agricoltura intelligente e oceani; 8. Resilienza e adattamento, concentrandosi sull’integrazione dei rischi climatici nel processo decisionale pubblico e privato; 9. Finanza climatica e tariffazione del carbonio, indirizzando i finanziamenti verso uno sviluppo resiliente al clima, con basse emissioni di gas serra.

I leader presenti politici ed economici presenti hanno riconosciuto che il ritmo dell’azione climatica globale e nazionale deve essere rapidamente accelerato e 77 paesi si sono impegnati a raggiungere le emissioni net zero entro il 2050, mentre 70 paesi hanno annunciato che o promuoveranno i loro piani d’azione nazionali entro il 2020 odi aver avviato il processo.

Oltre 100 business leaders hanno realizzato azioni concrete per allinearsi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi e accelerare il passaggio dalla grey alla green economy.

Nonostante abbiano contribuito in misura minore al problema Molti Paesi più piccoli, tra cui i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati, sono stati tra quelli che hanno preso gli impegni maggiori.

Chiudendo il vertice climatico, Guterres ha detto: «Avete dato una spinta al momentum, alla cooperazione e all’ambizione. Ma abbiamo ancora molta strada da fare.  Abbiamo bisogno di piani più concreti, maggiori ambizioni da più Paesi e più businesses. Abbiamo bisogno che tutte le istituzioni finanziarie, pubbliche e private, scelgano, una volta per tutte, la green economy».

Insomma, il bicchiere è mezzo pieno, ma all’UN Climate Action Summit i passi avanti non sono mancati.

La Francia ha annunciato che non stipulerà nessun accordo commerciale con Paesi che hanno politiche contrarie all’accordo di Parigi (e tra questi ci sono gli Usa di Donald Trump). La Germania si è impegnata ad arrivare alla carbon neutrality entro il 2050. L’India si è impegnata ad aumentare la sua  energia rinnovabile a 175 Gw entro il 2022 e ad aumentarla ulteriormente a 450 GW, e ha annunciato che 80 paesi hanno aderito all’International Solar Alliance. La Cina ha dichiarato che ridurrà le sue emissioni di oltre 12 miliardi di tonnellate all’anno e perseguirà un percorso di crescita di alta qualità e sviluppo a low carbon. L’Unione europea ha annunciato che almeno il 25% del prossimo bilancio dell’Ue sarà destinato ad attività legate al clima. La Federazione Russa ha annunciato che ratificherà l’Accordo di Parigi, portando a 187 il numero totale di Paesi che hanno aderito all’Accordo. Il Pakistan ha dichiarato nei prossimi 5 anni pianterà più di 10 miliardi di alberi nei prossimi cinque anni.

Il presidente del Cile, Sebastián Piñera, ha annunciato la creazione di una “Alleanza per l’ambizione climatica”, che riunisce 65 paesi, 10 regioni, 102 città, 93 imprese e 12 investitori  pronti a impegnarsi per un’azione rafforzata entro il 2020 e lavora per raggiungere le emissioni net-zero entro il 2050. Quest’ultimo gruppo comprende.

A New York è stato annunciato che alla Powering Past Coal Alliance”, nata per portare il mondo oltre la sua attuale dipendenza dai combustibili fossili ora comprende 30 Paesi, 22 Stati o Regioni e 31 compagnie impegnati ad evitare la costruzione di nuove centrali a carbone nel 2020 e a passare rapidamente alle energie rinnovabili.

L’azione climatica del settore privato ha raggiunto livelli senza precedenti:  un gruppo dei più grandi proprietari di assets del mondo – responsabili della gestione di oltre 2 trilioni di dollari in investimenti – ha costituito l’Asset Owner Alliance  e si è impegnato a passare a portafogli di investimenti carbon-neutral entro il 2050.  87 grandi compagnie che insieme hanno una capitalizzazione di mercato di oltre 2,3 trilioni di dollari si sono impegnate a ridurre le emissioni e ad allineare le loro attività a quel che gli scienziati ritengono necessario per limitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici: un futuro a più 1,5° C, tra queste ci sono multinazionali (alcune non certo note per il loro “ambientalismo”) come Burberry, Danone, Ericsson, Electrolux, Ikea e Nestlé. 130 banche – un terzo del settore bancario globale – hanno deciso di allineare le proprie attività agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Parlando all’UN Global Compact Private Sector Forum, Anand Mahindra, presidente del gruppo Mahindra, una multinazionale indiana con oltre 200.000 dipendenti, ha detto che «Sempre più business leaders stanno prendendo coscienza che sostenibilità e profitto vanno insieme e che l’azione per il clima rappresenta la più grande opportunità commerciale dei prossimi decenni».

Intanto imprenditori e governi annunciano l’accelerazione del passaggio dalla brown alla green energy: Michael Bloomberg aumenterà il finanziamento e la diffusione territoriale dei suoi sforzi per eliminare gradualmente il carbone in 30 Paesi e che hanno già contribuito a chiudere 297 su 530 centrali a carbone che erano atti ve negli Stati Uniti. Diversi Paesi, tra cui la Francia e la Nuova Zelanda, hanno annunciato che non consentiranno l’esplorazione di petrolio o gas sul loro territorio e offshore. I capi di Stato e di governo di Italia, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Olanda, Portogallo e Slovacchia, sono tra quelli che hanno annunciato che lavoreranno per eliminare gradualmente il carbone. La Corea del sud ha annunciato la chiusura di 4 centrali elettriche a carbone e che altre 6 saranno chiuse entro il 2022 e ha detto che raddoppierà il suo contributo al Green Climate Fund.

Con la coalizione “Three Percent Club”, che lavora per portare a un aumento globale annuo del 3%  dell’efficienza energetica, e la Cool Coalition. che fissa obiettivi nazionali ambiziosi di raffreddamento ambiziosi per i suoi aderenti,  con il potenziale ridurre fino a 1 grado il riscaldamento globale e che lavora per un mondo net zero carbon entro il 2050, il summit Onu ha anche messo in campo alleanze essenziali per migliorare l’efficienza energetica e ridurre il crescente fabbisogno energetico per il raffreddamento.

12 Paesi hanno assunto nuovi impegni finanziari con il Green Climate Fund, il meccanismo finanziario ufficiale nato per assistere i Paesi in via di sviluppo nelle pratiche di adattamento e mitigazione per contrastare i cambiamenti climatici, ai quali si aggiungono i recenti annunci di Norvegia, Germania, Francia e Regno Unito che hanno raddoppiato i loro contributi. Il Regno Unito ha portato il suo contributo a 11,6 miliardi di sterline per il periodo 2020 – 2025. Inoltre, al Climate Action Summit è stata annunciata ufficialmente la Climate Investment Platform che già nel primo anno cercherà di mobilitare direttamente 1 trilione di dollari in investimenti nell’energia pulita entro il 2025 in 20 Paesi meno sviluppati.

L’altro punto cruciale sono le città. L’Onu ricorda che «ora è possibile costruire edifici che sono emettitori 100% net-zero carbon» e l’ iniziativa Zero Carbon Buildings for All si impegna a realizzare tutti gli edifici – di nuova costruzione ed esistente – in modo net zero carbon  entro il 2050, il che potrebbe portare entro il 2030 a investimenti per un trilione di dollari nei Paesi in via di sviluppo.

Circa 2.000 città di tutto il mondo si sono impegnate a mettere il rischio climatico al centro del loro processo decisionale, della pianificazione e degli investimenti: compreso il via libera a  1.000 progetti urbani bancabili, rispettosi del clima e la creazione di meccanismi di finanziamento innovativi.

La lotta contro la congestione del traffico e l’inquinamento è l’obiettivo dell’iniziativa Action Towards Climate Friendly Transport  che comprende azioni per pianificare lo sviluppo urbano in modo da ridurre al minimo i viaggi e di passare dai veicoli a combustibile fossile a mezzi di trasporto non motorizzati e pubblici e aumentare l’utilizzo di tecnologie a zero emissioni.

All’Onu ricordano che «Le iniziative del Summit sono state progettate per garantire che le azioni intraprese fossero giuste per tutti, sostenendo posti di lavoro e aria pulita per una migliore salute e proteggendo i più vulnerabili, nonché nuove iniziative sull’adattamento, l’agricoltura e i sistemi di allarme rapido che proteggeranno altre 500 milioni di  persone contro gli impatti dei cambiamenti climatici. Le nuove iniziative annunciate sono state progettate per essere riutilizzate per produrre il necessario impatto su scala globale.  Guterres ha esortato i governi, le imprese e le persone di tutto il mondo a partecipare a queste iniziative e ha promesso di «continuare a spingere per una maggiore ambizione e azione», impegnando il sistema delle Nazioni Unite a «sostenere l’attuazione dei piani presentati al Summit, con un rapporto iniziale da consegnare alla Cop25 di Santiago, in Cile».

Per raggiungere questi obiettivi vitali ed affrontare la crisi climatica bisogna prima di tutto puntare sulla natura. L’Onu sottolinea che «Il rafforzamento degli ecosistemi naturali come le foreste, ad esempio, è una di queste soluzioni: più foreste significa più capacità di cattura del carbonio e il reimpianto della foreste di mangrovie fornisce un’efficace ed economica barriera naturale contro le alluvioni costiere e l’erosione del litorale».

Al Summit sono state presentate iniziative come la Global Campaign for Nature che prevede di conservare circa il 30% delle terre e degli oceani della Terra entro il 2030; l’ High-Level Panel for the Sustainable Ocean Economy che costruirà la resilienza per le aree marine e oceaniche protette; la Central African Forest Initiative  che punta a proteggere le foreste africane che forniscono i mezzi di sostentamento a circa 60 milioni di persone.

Definendo il cambiamento climatico causato dall’uomo come «Una minaccia esistenziale» Guterres ha ribadito che bisogna fare subito qualcosa e ha avvertito: «se non cambiamo urgentemente il nostro modo di vivere, mettiamo a rischio la vita stessa. ma spero che questa enorme sfida globale possa essere vinta. Il fatto che così tanti governi, città e imprese abbiano partecipato al Summit con impegni sul clima rafforzati è stata una testimonianza della loro leadership e degli investimenti in un futuro verde. Ed esistono già le soluzioni e la per gestire oltre il 70% delle emissioni odierne. Questo non è un vertice di negoziazione sul clima. Non si può negoziare con la natura. Questo è un vertice sull’azione climatica. Tuttavia, queste soluzioni devono essere implementate e questo richiederà trasformazioni fondamentali in tutti gli aspetti della società, in particolare nei modi in cui coltiviamo cibo, utilizziamo la terra, alimentiamo i nostri trasporti e alimentiamo le nostre economie». Per questo il segretario generale dell’Onu ha nuovamente chiesto «la fine dei sussidi per i combustibili fossili e di  spostare le tasse dagli stipendi al carbonio».