La catastrofe ambientale e umanitaria della Somalia, dove sono fortunati i bambini che piangono

Siccità devastante. Save the Children: non c’è più tempo, vite di bambini a rischio in tutta la Somalia

[6 Settembre 2022]

Durante una conferenza stampa a Mogadiscio, la capitale dello Stato fantasma della Somalia, i sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite e coordinatore dei soccorsi di emergenza dell’Onu, Martin Griffiths ha avvertito è in corso una catastrofe umanitaria. «In questi ultimi giorni, sono rimasto scioccato nel profondo dal livello di dolore e sofferenza che vediamo sopportare da così tanti somali», ha detto Griffiths dopo aver visitato alcune delle regioni più colpite. E ha aggiunto «La carestia è alle porte e oggi riceviamo un ultimo avvertimento».

Griffiths ha descritto Baidoa come «L’epicentro della crisi umanitaria, dove i bambini sono così malnutriti da riuscire a malapena a parlar. A Banadir, non lontano da Mogadiscio, le équipe mediche stanno lottando per tenere il passo con l’aumento dei bambini emaciati che cercano cure. Nessuno dei bambini che ho visto al centro di stabilizzazione dell’ospedale di Banadir poteva sorrider. Pochissimi riuscirebbero a piangere. E come abbiamo scoperto quando siamo partiti, abbiamo avuto la fortuna di sentire un bambino piangere, e ci è stato detto che quando un bambino piange, c’è una possibilità di sopravvivenza. I bambini che non piangono sono quelli di cui dobbiamo preoccuparci».

Il capo dei soccorsi dell’Onu ha avvertito che «Un milione e mezzo di bambini in tutta la Somalia rischiano la malnutrizione acuta entro ottobre. Le organizzazioni umanitarie devono avere accesso immediato e sicuro a tutte le persone bisognose e maggiori finanziamenti per affrontare la crisi».

In Somalia, l’ultima carestia del 2011-12 uccise oltre 250.000 persone ma. mentre la portata dell’assistenza umanitaria è molto più ampia ora di quanto non fosse allora, anche la portata del bisogno è molto maggiore: la nostra ex colonia fascista dimenticata, il nostro ex mandato Onu che abbiamo portato all’indipendenza e consegnato a un dittatore, è in preda a una devastante siccità e si prevede che subirà la quinta stagione consecutiva delle piogge senza precipitazioni.

La Somalia è ormai uno Stato federale fantasma, sfiancato da guerre tra clan e con i tagliagole islamici degli Al-Sheebab, preda dell’instabilità endemica che prod segue dalla caduta del dittatore Siad Barree, un ex carabiniere italiano. Il fallimento dello Stato e degli interventi “pacificatori” dell’occidente e dell’Unione africana, sta aggravando la fame e limitando la fornitura di aiuti a coloro che ne hanno bisogno. Condizioni che dovrebbero durare almeno fino a marzo 2023.

I prezzi dei generi alimentari in Somalia erano già in forte aumento dovuto alla morte del bestiame causata dalla siccità e dei raccolti scarsi; sono saliti ancora più in alto dopo la crisi in Ucraina. A giugno, il costo medio per una famiglia per soddisfare i propri bisogni alimentari di base è stato il più alto degli ultimi 5 anni.

Secondo l’Onu, «A meno che non si possano garantire risorse per sostenere ed espandere l’aumento dell’assistenza umanitaria, la carestia colpirà diversi distretti della regione somala di Bay da ottobre a dicembre».

Il World Food Programme (WFP) sta fornendo più aiuti alimentari alla Somalia che mai ma fa notare che «Nonostante abbiamo finora raggiunto un numero senza precedenti di 3,7 milioni di persone con aiuti e oltre 300.000 con supporto nutrizionale, la carestia è una realtà imminente a meno che non vengano presi immediatamente provvedimenti drastici». Si tratta di più del doppio del numero di persone assistite dall’agenzia ad aprile e il WFP punta a raggiungere i 4,5 milioni di somali nei prossimi mesi».

Anche Save the Children lancia un accorato allarme: «Un milione e mezzo di bambini in Somalia – ovvero uno su cinque – potrebbero andare incontro a forme mortali di malnutrizione entro ottobre se non si interviene immediatamente». Anche secondo l’ONG internazionale «Le comunità agricole e gli sfollati in tre aree della regione di Bay, nel sud-ovest della Somalia, compresi i distretti di Baidoa e Burhakaba, potrebbero andare incontro alla carestia tra ottobre e dicembre, senza che un’assistenza umanitaria significativa raggiunga i più bisognosi, mentre il Paese sta affrontando la peggiore siccità degli ultimi 40 anni».

Save the Children, ricorda che, insieme ad altre ONG e agenzie Onu, «Ha allertato i donatori e i governi sull’aggravarsi della crisi nel Corno d’Africa per più di un anno, con la Somalia paralizzata da quattro stagioni piovose consecutive mancate e previsioni scarse per le piogge di ottobre-dicembre. Se la stagione delle piogge dovesse saltare per il quinto anno, sarebbe una situazione senza precedenti.Secondo le informazioni attualmente disponibili, c’è un concreto rischio di una carestia nella regione di Bay, ma in quelle aree sarà distribuita un’assistenza minima a novembre e dicembre, a causa dei limiti di finanziamento. In quest’area, durante l’ultima carestia nel Paese nel 2011, che aveva provocato 260.000 vittime, la metà delle quali di età inferiore ai 5 anni, i morti erano stati tantissimi. Per mesi, Save the Children ha avvertito che gli ospedali sarebbero stati sopraffatti da un’ondata di bambini gravemente malnutriti, con letti pieni e reparti al limite della sopportazione. Nel frattempo la siccità in Africa orientale decimava la capacità delle persone di allevare il bestiame o di coltivare i campi e la guerra in Ucraina fa salire i prezzi dei generi alimentari, rendendo i prodotti di base inaccessibili per molti Paesi che dipendono dai cereali importati. Gli allarmi precoci sono stati ampiamente ignorati all’inizio, anche se l’aumento dell’assistenza umanitaria dall’inizio del 2022 ha indubbiamente salvato molte vite. Ma queste attività non hanno ancora raggiunto il livello necessario e servono 1,5 miliardi di dollari per dare ai bambini vulnerabili e alle loro famiglie il cibo, l’assistenza sanitaria, l’istruzione e l’acqua di cui hanno bisogno per sopravvivere».

Mohamud Mohamed Hassan, direttore di Save the Children per la Somalia, denuncia: «Siamo arrivati troppo tardi per quei bambini e quegli adulti che hanno già perso la vita per fame, morti tragiche, evitabili e strazianti. Esse non solo rappresentano una catastrofe per le loro famiglie, ma dimostrano nel modo più brutale la crescente apatia globale nei confronti delle vittime della crisi climatica. Li piangiamo e proviamo rabbia per quanto accaduto. Negli ultimi mesi, i donatori internazionali sono intervenuti con finanziamenti cruciali per questa crisi. Questo è esattamente ciò che Save the Children e altre agenzie hanno chiesto ed è ovviamente ben accetto. Ma l’analisi di oggi mostra che anche questa generosità potrebbe essere arrivata troppo tardi e che abbiamo bisogno non solo di finanziamenti immediati, ma anche di una rapida pianificazione a lungo termine e di un cambiamento del sistema per impedire che questo continui ad accadere a persone che non hanno fatto assolutamente nulla per contribuire alla fame o alla crisi climatica. Oltre a finanziamenti significativi per servizi immediati e salvavita, i donatori devono continuare a investire nell’allerta precoce e nell’azione preventiva per gestire meglio il rischio di crisi di fame e mitigarne gli impatti prima che sia troppo tardi. I finanziamenti umanitari reattivi da soli sono troppo lenti, inaffidabili e costosi e, in ultima analisi, inefficaci per affrontare le complesse crisi di oggi».

La dichiarazione di carestia si basa su decisioni tecniche che riguardano tre soglie: che sia colpito almeno il 20% della popolazione, che un bambino su 3 sia gravemente malnutrito e che 2 persone su 10.000 muoiano ogni giorno,  e su un accordo politico. L’ultima carestia ufficiale è stata dichiarata in alcune zone del Sud Sudan nel 2017.

Save The Children conclude: «Dall’inizio del 2021, la siccità ha costretto circa 260.000 persone nella Bay Region ad abbandonare le loro fattorie e a trasferirsi campi sfollati in cerca di cibo e aiuti. A luglio, i livelli di malnutrizione acuta tra i bambini sotto i 5 anni avevano raggiunto il 24,9% tra le popolazioni rurali e il 28,6% tra i nuovi sfollati. Tutto questo fa vedere una sola cosa: i bambini nelle zone più colpite della Somalia stanno morendo, ora, a causa della fame, della malnutrizione o di malattie da esse provocate. La malnutrizione rende i bambini, in particolare i neonati, molto più suscettibili a malattie e disturbi come dissenteria, diarrea, colera, malaria e polmonite. Senza cibo nutriente a sufficienza o senza la capacità di assorbire le giuste sostanze nutritive a causa delle malattie, i bambini sotto i cinque anni sono ad alto rischio di malnutrizione acuta che può portare alla morte o, se il bambino sopravvive, può causare un arresto della crescita e ostacolare lo sviluppo mentale e fisico a lungo termine».