La crisi invisibile del Madagascar, sull’orlo della prima carestia da cambiamento climatico

WFP: il mondo di non distolga lo sguardo mentre le famiglie incolpevoli muoiono di fame

[25 Agosto 2021]

Il Madagascar meridionale sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni e oltre 1,14 milioni di persone sono in condizioni di insicurezza alimentare, tra queste, circa 14.000 sono già in condizioni catastrofiche (Fase 5 dell’IPC) ed entro ottobre raddoppieranno a 28.000. Negli ultimi 4 mesi, in Madagascar la malnutrizione acuta globale (Global Acute Malnutrition – GAM) nei bambini sotto i 5 anni è quasi raddoppiata, raggiungendo un allarmante 16,5%. Tra i distretti più colpiti c’è quello di  Ambovombe, dove livelli di GAM del 27% indicano uno scenario pericoloso per la vita di molti bambini.

Ma la situazione potrebbe essere molto peggiore: diverse comunità rurali vivono in luoghi remoti e, a causa della mancanza di strade, in pochi sono riusciti a raggiungerle.

Come scrive Andrew Harding, corrispondente dall’Africa di BBC News, dopo quattro anni senza pioggia, «Il Madagascar è sull’orlo della prima “carestia del cambiamento climatico”». Migliaia di malgasci sono stati costretti a lasciare le loro case in cerca di cibo, mentre chi rimane sta facendo ricorso a misure estreme per sopravvivere, come la ricerca di selvaggina e altri animali che prima raramente venivano mangiati, come gli insetti.

Recentemente, nel remoto villaggio di Fandiova, nel distretto di Amboasary, le famiglie hanno mostrato a un team del World Food Programme (WFP) le locuste che stavano mangiando- «Pulisco gli insetti nel miglior modo possibile, ma non c’è quasi acqua –  ha detto Tamaria, una madre di 4 figli – I miei figli e io li mangiamo ogni giorno ormai da 8 mesi perché non abbiamo nient’altro da mangiare e non piove per permetterci di raccogliere ciò che abbiamo seminato». E Bole, mamma di 3 figli. Ha aggiunto. «Oggi non abbiamo assolutamente niente da mangiare tranne le foglie di cactus. Mio marito è morto recentemente di fame, così come un mio vicino, lasciandomi con altri due bambini da sfamare. Cosa posso dire? La nostra vita è tutta incentrata sulla ricerca di foglie di cactus, ancora e ancora, per sopravvivere».

Dopo aver visto con i suoi occhi la tragedia climatica e umana che sta colpendo il Madagascar, il direttore esecutivo del WFP, David Beasley, ha detto: «Ho incontrato donne e bambini che si tenevano stretti alla vita, avevano camminato per ore per raggiungere i nostri punti di distribuzione del cibo. Erano quelli che erano abbastanza sani per farcela. Ci sono state siccità consecutive in Madagascar che hanno spinto le comunità sull’orlo della fame. Le famiglie stanno soffrendo e le persone stanno già morendo di fame. Questo non è a causa di guerre o conflitti, è a causa del cambiamento climatico. Questa è un’area del mondo che non ha contribuito al cambiamento climatico, ma ora sono loro a pagarne il prezzo più alto. Questo è sufficiente per portare fino alle lacrime anche l’operatore umanitario il più incallito. Da mesi le famiglie vivono di frutti rossi crudi di cactus, foglie selvatiche e locuste. Non possiamo voltare le spalle alle persone che vivono qui mentre la siccità minaccia migliaia di vite innocenti. Ora è il momento di alzarsi in piedi, agire e continuare a sostenere il governo malgascio per frenare l’ondata del cambiamento climatico e salvare vite umane».

Fin dalla fine del 2020, il WFP lavora a stretto contatto con il governo malgascio e altri partner per affrontare le situazioni di fame grave ma, con l’aggravarsi della crisi, questi  sforzi devono essere intensificati. La scorsa settimana Beasley ha incontrato il primo ministro e alti funzionari del Madagascar per identificare soluzioni immediate e a lungo termine a questa crisi. Per fermare una tragedia evitabile che si sta dispiegando di fronte agli occhi indifferenti del mondo, il WFP ha bisogno di 78,6 milioni di dollari per fornire cibo salvavita nella prossima stagione di magra.

Shelley Thakral dl WFP, ribadisce in un’intervista a BBC News Africa  che «Queste sono condizioni simili alla carestia e sono portate dal clima, non dalla guerra. Tutto questo è senza precedenti. Queste persone non hanno fatto nulla per contribuire al cambiamento climatico. Non bruciano combustibili fossili… eppure stanno sopportando il peso del cambiamento climatico».

Anche se in Madagascar le siccità sono frequenti e la Grande île venga spesso colpita dal cambianto dei modelli meteorologici causati da El Niño, gli scienziati ritengono che il cambiamento climatico possa essere direttamente collegato alla crisi attuale.

Rondro Barimalala, uno scienziato malgascio che lavora all’università sudafricana  di Cape Town, ricorda che «Con l’ultimo rapporto dell’IPCC abbiamo visto che il Madagascar ha avuto un aumento dell’aridità. E si prevede che aumenterà se il cambiamento climatico continua. Per molti versi, questo può essere visto come un argomento molto potente per le persone a cambiare i loro modi di vivere».

Analizzando gli stessi dati atmosferici, Chris Funk, direttore del Climate Hazards Center dell’università della California –  Santa Barbara, ha confermato il legame con il riscaldamento dell’atmosfera e ha detto che «Le autorità del Madagascar devono lavorare per migliorare la gestione dell’acqua. Pensiamo che si possa fare molto a breve termine. Spesso possiamo prevedere quando ci saranno piogge al di sopra del normale e gli agricoltori possono utilizzare queste informazioni per aumentare la loro produzione agricola. Non siamo impotenti di fronte al cambiamento climatico».