La pesca nel Lago Tanganica in crisi per il riscaldamento globale
La pesca eccessiva non è l'unica ragione per il calo di pesci nel grande lago africano
[10 Agosto 2016]
«La diminuzione della produttività della pesca nel lago Tanganica dagli anni ‘50 è una conseguenza del riscaldamento globale e non solo della pesca eccessiva», a dirlo è il nuovo studio “Climate warming reduces fish production and benthic habitat in Lake Tanganyika, one of the most biodiverse freshwater ecosystems”, pubblicato su Pnas da un team di ricercatori statunitensi guidato da Andrew S. Cohen, che insegna geoscienze all’università dell’Arizona.
Il lago ha iniziato a diventare più caldo già nel 1800, mentre l’abbondanza di pesce cominciava a diminuire. Ora il team ha scoperto che nello stesso periodo nel Lago Tanganica hanno anche iniziato a diminuire le alghe di cui si alimentano molti pesci. Il Lago Tanganica produce fino a 200.000 tonnellate di pesce all’anno e fornisce circa il 60% delle proteine animali assunte dalla popolazione della regione.
Nel Lago Tanganica la pesca commerciale su larga scala non è iniziata fino agli anni ’50 e secondo Cohen «La nuova scoperta aiuta a far luce sul motivo per il quale la pesca lacustre è crollata. Alcune persone dicono che il problema per la pesca del lago Tanganica sono le “troppe barche da pesca”, ma il nostro lavoro dimostra che il calo del pesce è in corso dal XIX secolo. Possiamo vedere questo declino del numero di pesci fossili che cala in parallelo con l’aumento della temperatura dell’acqua». Cohen e il suo team riconoscono che la pesca eccessiva è una delle cause della riduzione delle catture, ma suggeriscono che per una gestione sostenibile della pesca lago Tanganica bisogna tener conto del problema più generale: con il riscaldamento climatico le alghe, alla base della catena alimentare del lago, diminuiranno.
Il team di Cohen ha ricostruito 1500 anni di storia ambientale del Lago Tanganica prelevando campioni di sedimenti dai suoi fondali e analizzando la loro storia biologica e chimica. Secondo l’università dell’Arizona, «Le scoperte del team hanno importanti implicazioni per la conservazione. Il più grande e più profondo dei laghi della Rift Valley dell’Africa, il lago Tanganica è famosa per la grande diversità di specie lacustri uniche». Cohen conferma: «Il lago ha un’enorme biodiversità, con centinaia di specie che non si trovano in nessun altro posto». Il team di ricercatori hanno scoperto che «Dagli anni ’40, il riscaldamento del lago ha ridotto del 38% l’habitat adatto per quelle specie». Cohen aggiunge che «Il riscaldamento delle acque superficiali ha portato gran parte della superficie del lago a perdere ossigeno, uccidendo animali bentonici come le lumache di acqua dolce. Questo declino è visibile nei core records dei sedimenti ed è un grave problema per la conservazione di molte specie minacciate e per gli ecosistemi unici di Lago Tanganica».
Precedenti ricerche realizzate dal team di Cohen avevano scoperto che il riscaldamento del Tanganika, è iniziato a metà del 1800 ma che nella seconda parte del XX secolo ha avuto una forte accelerazione, maggiori di qualsiasi altra avvenuta fin dal 500. Nella seconda metà del XX secolo è crollata anche la produttività ittica del lago. Cohen, che studia da decenni il paleoambiente del lago Tanganica e dell’intera regione, si è chiesto se il calo della produttività del pesce fosse dovuto alla pesca o alle acque del lago sempre più calde.
«Nei laghi tropicali – spiega ancora Cohen – gli aumenti della temperatura dell’acqua riducono la miscelazione stagionale tra lo strato superiore ossigenato del lago e lo strato inferiore ricco di sostanze nutritive, ma privo di ossigeno. Meno nutrienti nello strato superiore significano meno alghe e quindi meno cibo per i pesci. Inoltre, quando un lago tropicale si riscalda, la miscelazione non arriva fino in fondo al lago. Come risultato, lo strato superiore ossigenato diventa meno profondo e meno in profondità. Quando lo strato superiore diventa meno profondo, l’area ossigenato del fondo del lago si restringe, riducendo l’habitat per chi vive nei fondali, come molluschi e artropodi».
I resti di pesci, alghe, molluschi e piccoli artropodi sono conservati negli strati annuali di sedimenti depositati sul fondo del lago Tanganica, esaminando le carote estratte dal fondo del lago, Cohen e i suoi colleghi hanno ricostruito, decennio dopo decennio di storia biologica del lago, risalendo a 1.500 anni fa. Il team di ricercatori ha scoperto che quando la temperatura del lago è aumentata, la quantità di pesci, alghe e molluschi negli strati di sedimenti diminuiva. Sulla base dei dati dell’ossigeno nell’acqua del lago, gli scienziati hanno calcolato che dal 1946 la quantità di habitat dei fondali ossigenati d è diminuita dal 38%.
Cohen. Conclude: «Stiamo dimostrando che l’aumento delle temperature e il declino del cibo per pesci sono hanno come conseguenza la diminuzione della produzione di pesci, con meno pesce da mangiare. E’ una scoperta che riguarda la sicurezza alimentare. Sappiamo che questo riscaldamento è in corso in altri laghi e che ha importanti implicazioni per il cibo e per gli ecosistemi che cambiano rapidamente. Pensiamo che il lago Tanganica rappresenti l’avanguardia di questo processo».