La più grande minaccia per i nostri oceani è che li abbiamo dati per scontati
Le nuove politiche europee per gli oceani e la blue economy dopo lo Special Report Ipcc
[27 Settembre 2019]
Intervenendo alla sessione di co-progettazione di pianificazione strategica “Horizon Europe Mission on Oceans” tenutasi durante gli European Research & Innovation Days che si sono conclusi ieri a Bruxelles, l’ex capo dell’Organizzazione mondiale del commercio, Pascal Lamy, ha detto che «La maggior parte delle persone sul pianeta pensa che per loro l’oceano sia un problema. Temono gli oceani, credono che siano pericolosi, ma siamo noi il problema per gli oceani».
L’evento ha dato il via alle discussioni sulle iniziative che dovrà prendere l’Europa per proteggere gli oceani ed è arrivato proprio mente nel Principato di Monaco l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) ha presentava il suo terrificante Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate (Srocc) e Lamy è stato nominato a capo della “missione” Ue per un’Europa intorno con oceani, mari, coste e acque interne sane, che farà parte del prossimo programma europeo di finanziamento della ricerca Horizon Europe Europa. Le missioni Ue sono concepite per orientare la ricerca e l’innovazione verso un bene pubblico, prendendo esempio dall’obiettivo del presidente Usa Kennedy di portare un uomo sulla luna negli anni ’60. Le missioni di Horizon Europe dovrebbero essere definite entro la fine del 2019.
Intervistato da Horizon a Bruxelles, Lamy ha spiegato che «La missione oceanica non solo ha dovuto definire le priorità gli anni a venire, ma deve anche essere rilevante per il grande pubblico. La sfida rimane quella di connettere le persone con gli oceani in modo che capiscano che gli oceani hanno un problema e non che gli oceani sono un problema».
Il commissario Ue uscente all’ambiente, pesca e affari marittimi, il maltese Karmenu Vella, ha ricordato che «La difesa degli oceani e delle acque interne è una delle principali sfide odierne per la società. Il nostro oceano è la fonte di tutta la vita sulla Terra, fornisce ossigeno, cibo, energia. E’ il più grande pozzo di carbonio, la più ricca fonte di biodiversità. Tendiamo a dimenticare quanta tensione hanno dovuto sopportare nell’ultimo decennio. La più grande minaccia è il fatto che da molto tempo diamo per scontati i nostri oceani».
Il rapporto speciale Ipcc, che mostra inequivocabilmente gli impatti fortissimi che stanno già subendo oceani, criosfera, fauna, flora, blu economi e clima, ha segnato la discussione della sessione di co-progettazione di pianificazione strategica “Horizon Europe Mission on Oceans”. Come ha detto il co.presdente dell’Ipcc KO Barret, «L’oceano e la criosfera del mondo assorbono il calore dai cambiamenti climatici da decenni e le conseguenze per la natura e l’umanità sono ampie e gravi. L’acqua è la linfa vitale del pianeta e i cambiamenti che vengono evidenziati in questo rapporto hanno effetti per tutti».
Mentre gli impatti già in atto sull’oceano e la criosfera sono indiscutibili, Colin Jones dell’università di Leeds ha sottolineato agli European Research & Innovation Days che «Sussistono ancora incertezze su come i futuri cambiamenti improvvisi, come lo scioglimento della calotta glaciale o disgelo del permafrost, avranno effetti a catena in altre aree. Potremmo già essere nel bel mezzo di cambiamenti che non possiamo invertire. Una delle maggiori incertezze è il contributo dello scioglimento della calotta glaciale all’innalzamento del livello del mare, in particolare in Antartide».
E’ stata una delle tre aree che Jones ha messo in evidenza per la potenziale ricerca europea sul clima nei prossimi anni, le altre sono una migliore comprensione di quanto sia sensibile il clima alla CO2 – l’equilibrium climate sensitivity – e un maggiore sforzo per comprendere la reversibilità dei cambiamenti climatici. Lo scienziato britannico ha sottolineato che «Questo è particolarmente importante perché, da quando i leader globali si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale nel 2015, le emissioni di gas serra sono continuate ad aumentare. La probabilità di realizzare (l’Accordo di ) Parigi e restare al di sotto dei 2° C di riscaldamento rispetto all’epoca preindustriale entro il 2100 è molto, molto improbabile. Nel sistema climatico, la risposta della temperatura alla riduzione delle emissioni è molto lenta, quindi dobbiamo iniziare ad adattarci al più presto».
Parlando alla stessa sessione di co-progettazione di pianificazione strategica, l’olandese Heleen de Coninck della Radboud University, che ha contribuito al precedente rapporto speciale ipcc sul riscaldamento globale di 1,5° C, ha evidenziato che, di fronte ai nuovi dati scientifici, i precedenti colloqui internazionali sull’opportunità di concentrare gli sforzi sulla mitigazione per prevenire i cambiamenti climatici o l’adattamento possiamo vivere con i suoi effetti sono superati : «Non si tratta di adattamento o mitigazione. Dobbiamo fare entrambi allo stesso tempo. Qualsiasi attività che stiamo decidendo, dovremo vedere se farà bene alla mitigazione e sei sia buona per l’adattamento».