La Russia vuole utilizzare i pozzi di carbonio per coprire le sue crescenti emissioni
Bellona: l’Ue non sostenga la pessima politica climatica della Russia
[10 Novembre 2023]
La nuova Dottrina climatica della Russia, approvata con decreto presidenziale il 26 ottobre 2023, indica che la Federazione aumenterà le emissioni di gas serra nel prossimo futuro. L’ONG ambientalista/scientifica Bellona evidenzia che «La dottrina ripete l’obiettivo formulato dal decreto presidenziale del 4 novembre 2020 “Sulla riduzione delle emissioni di gas serra”: limitare le emissioni entro il 2030 a non più di 2,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, che è quasi 1,5 volte superiore alle emissioni della Russia nel 2020. (1,5 miliardi di tonnellate)».
La parola “riduzione”, anche se sembra logicamente errata, è nel caso della Federazione Russa giuridicamente giustificata utilizzando come anno base il 1990, alla vigilia del crollo dell’Unione Sovietica e della sua inefficiente e inquinantissima industria pesante. In bas alle emissioni dell’Urss, risulta che nel 2020 la Russia ha “ridotto” del 48% le emissioni di gas serra al rispetto al livello del 1990 e che nel 2030 potrà ridurre le emissioni al 70% rispetto al livello del 1990.
Ma la dottrina climatica putiniana afferma anche che ulteriori misure di decarbonizzazione dovrebbero garantire il livello di emissioni di gas serra a 1,7 miliardi di tonnellate entro il 2030, un livello ancora superiore a quello attuale, ma significativamente inferiore all’obiettivo precedentemente fissato.
«In particolare – spiega Bellona – è stato fissato un obiettivo a lungo termine fino al 2060: garantire un equilibrio tra le emissioni di gas serra e il loro assorbimento da parte degli ecosistemi naturali, ovvero il percorso per raggiungere la neutralità climatica. A questo scopo si prevede di realizzare progetti climatici, anche nel settore forestale, nonché di sviluppare metodi per inventariare i pozzi. In generale, la dottrina riconosce il potenziale rischio di immagine per il Paese derivante dalla mancanza di un’adeguata attenzione alle questioni climatiche, pertanto elenca tutti i possibili aspetti dei problemi climatici e la necessità di lavorarci sopra: dalla migrazione globale alle misure di adattamento locale. Ma non sono specificati i passaggi specifici. E non si dice una parola sui combustibili fossili».
Inoltre la dottrina russa sulle questioni climatiche sottolinea «L’inammissibilità di una discriminazione ingiustificata nell’adozione di misure per combattere il cambiamento climatico che incide sul commercio internazionale». Un riferimento che sembra alludere alla tassa europea sulle importazioni di carbonio.
Intanto, la Russia sta attivamente sviluppando e pianificando nuovi progetti su vasta scala per l’estrazione e la lavorazione di petrolio e gas, il che è in contraddizione con le recenti raccomandazioni dell’International energy agency che sollecitano l’abbandono di nuovi progetti a lungo termine nell’industria del petrolio e del gas.
Bellona evidenzia che «Rosneft sta gradualmente mettendo in funzione i campi nelle regioni artiche del territorio di Krasnoyarsk e dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets, uniti dal progetto Vostok Oil, e prevede di aumentare la produzione a 100 milioni di tonnellate di petrolio all’anno entro il 2030. Novatek sta sviluppando progetti per la produzione di gas naturale e la sua trasformazione in GNL anche nell’Artico – “Arctic LNG 1” con una capacità fino a 20 milioni di tonnellate di GNL all’anno e “Arctic LNG 2” con una capacità fino a 19,8 milioni di tonnellate di GNL GNL all’anno. Questi progetti aggiungeranno più di 19 milioni di tonnellate di CO2e come emissioni dirette e circa 371 milioni di tonnellate di emissioni indirette di CO2e dovute all’ulteriore utilizzo del combustibile fossile estratto.
Ma il furbesco approccio russo alla strategia climatica, in particolare l’utilizzo della capacità di assorbimento degli ecosistemi naturali per livellare la crescita delle emissioni di gas serra di origine antropica, potrebbe dare un segnale ad altri Paesi affinché manipolino le statistiche climatiche in modo simile.
Per questo, secondo Mark Preston Aragones, carbon accounting policy manager di Bellona Europe, «L’Ue dovrebbe essere preoccupata per l’approccio della Russia agli obiettivi climatici. Consentire ai pozzi naturali di controbilanciare le emissioni fossili è una bomba a orologeria del carbonio che non possiamo permetterci. L’Ue dovrebbe dare il buon esempio al resto del mondo fissando obiettivi separati per la riduzione delle emissioni, i pozzi naturali di assorbimento del carbonio e la rimozione permanente del carbonio. Se l’Ue non lo farà, non farà altro che sostenere la pessima politica climatica della Russia».