La scia di morte e distruzione del ciclone Amphan in Bangladesh e India
I partner umanitari dell’Onu al lavoro nel caos per soccorrere chi è stato colpito da inondazioni e cedimenti degli argini
[22 Maggio 2020]
Ieri, durante un briefing virtuale con la stampa, il portavoce dell’Onu Stéphane Dujarric ha detto: «Si ritiene che circa 10 milioni di persone in Bangladesh siano colpite dal ciclone, con mezzo milione di famiglie che potrebbero aver perso la casa».
L’atteso e gigantesco ciclone Amphah ha sferzato le zone costiere con venti fortissimi e piogge torrenziali, causando la morte di almeno 84 persone in India e in Bangladesh, ma si teme che le vittime alla fine saranno molte di più. Dujarric ha sottolineato che «I nostri colleghi umanitari ci dicono che la tempesta ha danneggiato case e raccolti in Bangladesh, L’energia è saltata nelle città, molte delle quali stanno lavorando per contenere la pandemia di Covid-19. Mentre il ciclone è stato declassato a depressione tropicale, si prevede che porterà ancora pioggia da moderata a forte nelle prossime 24 ore».
Il governo del Bangladesh ha già evacuato quasi 2 milioni di persone in oltre 12.000 rifugi per le vittime dei cicloni che, tra l’altro, devono essere riforniti di maschere e disinfettanti, per combattere la diffusione del coronavirus.
L’ufficio del resident coordinator dell’Onu in Bangladesh ha segnalato che i rapporti preliminari indicano che nel Bazar di Cox – dove si sono rifugiati centinaia di migliaia di rohingya fuggiti dalle persecuzioni della destra buddista e dei militari del Myanmar – l’impatto del ciclone è stato abbastanza limitato, con circa 300 rifugi dei profughi danneggiati, di cui circa 60 completamente distrutti. Inondazioni e frane sono state segnalate in numerosi campi profughi, ma arrivano notizie anche di canali di scolo e latrine bloccati e di ponti danneggiati, ma nessuna notizia di morti tra rohingya.
I partner umanitari sono pronti a garantire l’accesso alle informazioni e ad alloggi temporanei, cibo, acqua potabile sicura e altri servizi vitali per i rifugiati colpiti, in base alle necessità.
Intanto, il Country Team dell’Onu in India ha riferito che «Il ciclone Amphan, che ha causato danni diffusi intorno a Calcutta-Kolkata, è ora considerato ancora più distruttivo del ciclone Aila, che ha colpito la regione nel maggio 2009». Amphan ha colpito gravemente 7 distretti: South 24 Paraganas, North 24 Paraganas, East Medinipur, West Medinipur, Howrah, Hooghly e Kolkata, con danni che vengono segnalati anche nel distretto di Birbhum.
Ieri mancava l’energia elettrica ed erano saltate le gtelecomunicazioni in tutti i distretti colpiti e scarseggiava l’acqua potabile a 24 Parganas nord e sud.
L’Onu prevede danni colossali per l’agricoltura.
A Calcutta- Kolkata gli incendi hanno distrutto diverse cabine elettriche e impianti delle telecomunicazioni e gli alberi sradicati e i pali elettrici danneggiati hanno causato numerosi blackout. Inoltre, diverse strade sono state bloccate, negozi danneggiati e strade allagate dalle forti piogge e dall’alta marea. In tutto il Bengala Orientale ci sono stati crolli degli argini e il vento ha danneggiato l’aeroporto di Calcutta che è stato anche allagato.
Mentre il primo ministro indiano Modi segue da vicino la situazione, sono in corso lavori di sgombero e ripristino sia nei distretti che nella città di Calcutta. Intanto l’energia elettrica è stata interrotta nei distretti più vulnerabili del Bengala Occidentale e il suo Primo Ministro ha stimato perdite la perdita per lo Stato in 13,2 miliardi di dollari.
Attualmente, la National Disaster Response Force, lo State Disaster Response Fund, la Kolkata police, i servizi antincendio e la polizia dello Stato del West Bengal sono impegnati nei soccorsi e negli interventi di ripristino. Nel Bengala occidentale è stato attivato il meccanismo di Interagency Group. L’Unicef, che sta monitorando da vicino la situazione con i dipartimenti statali, è molta preoccupata per il fatto che il Covid-19 potrebbe aggravare le conseguenze umanitarie del ciclone sia in Bangladesh che in India.