La variabilità climatica porta al declino globale della resilienza delle foreste
JRC: comprendere i meccanismi alla base della resilienza forestale per sviluppare solidi piani di conservazione e gestione
[14 Luglio 2022]
Le foreste coprono quasi un terzo della superficie terrestre e non solo svolgono un ruolo fondamentale nel ciclo globale del carbonio assorbendo un terzo delle emissioni di carbonio antropogeniche e mitigando i cambiamenti climatici, ma forniscono anche una serie di servizi ecosistemici che contribuiscono al benessere della società, come la regolazione dei flussi idrici, la protezione dei suoli e conservazione della biodiversità.
Lo studio “Emerging signals of declining forest resilience under climate change”, pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori guidato da Giovanni Forzieri dell’università di Firenze e del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Ue, spiega che «La persistenza e la funzionalità degli ecosistemi forestali dipendono fortemente dalla loro capacità di resistere e riprendersi dalle perturbazioni naturali e antropogeniche. Questa capacità è definita come la loro resilienza. L’evidenza sperimentale dell’aumento improvviso della mortalità degli alberi in diversi biomi in gran parte delle Americhe e in Europa sta sollevando preoccupazioni sulla variazione della resilienza delle foreste, ma non si sa abbastanza su come si stia evolvendo in risposta al cambiamento climatico».
Per dimostrare come la resilienza delle foreste sia cambiata nel periodo 2000 – 2020, i ricercatori hanno integrato gli indici satellitari della vegetazione con tecniche di apprendimento automatico e i risultati dimostrano che «La resilienza delle foreste tropicali, aride e temperate è diminuita in questo periodo. Questi cambiamenti sono associati alla ridotta disponibilità di acqua e all’aumento della variabilità climatica. Al contrario, le foreste boreali mostrano modelli locali divergenti con una tendenza media all’aumento della resilienza, beneficiando probabilmente del riscaldamento e della fertilizzazione con la CO2, e attualmente possono ancora ignorare gli effetti negativi del cambiamento climatico».
Al JRC fanno presente che «Questi modelli emergono in modo coerente sia nelle foreste gestite che in quelle intatte, corroborando l’esistenza di fattori climatici comuni su larga scala».
Gli autori dello studio conclkudono: «Nel complesso, circa il 23% delle foreste vergini potrebbe aver già raggiunto una soglia critica, con la resilienza che continua a diminuire. Questo declino potrebbe avere conseguenze critiche per i principali servizi ecosistemici offerti dalle foreste, come lo stoccaggio del carbonio. Le tendenze osservate nella resilienza delle foreste dovrebbero essere prese in considerazione nella progettazione di piani di mitigazione e adattamento a terra, nonché nelle attività di conservazione e ripristino».